Quella fede nell'Europa nata sul confine, il saluto di Pahor all'amico Sergio

Quella fede nell'Europa nata sul confine, il saluto di Pahor all'amico Sergio

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Quella fede nell'Europa nata sul confine, il saluto di Pahor all'amico Sergio

Di Redazione • Pubblicato il 05 Dic 2022
Copertina per Quella fede nell'Europa nata sul confine, il saluto di Pahor all'amico Sergio

L'ormai ex presidente della Repubblica premiato a Trento, «mai abbandonata la fede nell'Europa».

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Il suo mandato è ormai allo scadere e, in queste ore, Borut Pahor compie il suo ultimo viaggio istituzionale da presidente della repubblica di Slovenia in quel di Roma. L'incontro con l'omologo italiano Sergio Mattarella riporta alla mente la loro visita a Gorizia e Nova Gorica (nella foto), nell'ottobre 2021, e nei giorni scorsi lo statista ha ricevuto il premio “Alcide De Gasperi: Costruttori d’Europa”. Il titolo viene assegnato dal governo della Provincia Autonoma di Trento per i risultati ottenuti nel campo della costruzione europea, insieme a 25mila euro.

Il premio è intitolato all'ex presidente del Consiglio Alcide De Gasperi che, insieme al francese Jean Monnet, al lussemburghese Robert Schuman e al tedesco Konrad Adenauer, è considerato uno dei padri fondatori dell’odierna Unione europea. Tra i precedenti destinatari del premio figurano Helmut Kohl, Simone Veil, Václav Havel e Mario Draghi. Pahor, originario di Šempeter pri Gorici, ha ottenuto il titolo per il suo impegno verso un comune progetto europeo. Al riguardo riveste un posto speciale la sua comprensione dell’importanza della riconciliazione tra nazioni e popoli.

"A questo - commentano gli organizzatori - ha dedicato un’attenzione centrale durante tutto il suo percorso politico, non solo durante i suoi due mandati da presidente della Repubblica. I suoi sforzi per raggiungere la riconciliazione e la comprensione tra persone, nazioni e Paesi nei Balcani occidentali risalgono a un decennio e mezzo fa, e li aveva già formalizzati nell’iniziativa 'il processo di Brdo-Brioni', nata quando era primo ministro. Il presidente Pahor è tra quei leader europei che sottolineano in particolare l’importanza di un’Unione europea unita e forte".

I momenti salienti di questi sforzi sullo scenario internazionale risalgono al 2020: la restituzione del Narodni dom di Trieste alla comunità slovena e la stretta di mano con il presidente italiano Mattarella dinanzi ai due memoriali di Basovizza che commemorano le vittime del fascismo e le vittime della violenza rivoluzionaria dopo la Seconda guerra mondiale. Rimarcata anche la partecipazione congiunta con il presidente della Repubblica d’Austria Alexander Van der Bellen alla cerimonia del centenario del plebiscito carinziano a Klagenfurt, in Austria.

Nel suo lungo discorso di ringraziamento, l'ormai ex capo di Stato - che sarà sostituito da Nataša Pirc Musar - ha citato proprio lo storico edificio giulano: "All’inizio gli ho confessato il mio stupore che in quelle difficili condizioni per l’Italia, avesse trovato la forza di mantenere la parola data in merito alla restituzione promessa del Narodni dom. E Mattarella mi ha nuovamente sorpreso a questo proposito dicendo: caro amico, la giusta restituzione del Narodni dom non è importante solo per gli sloveni, lo è anche in ugual misura per gli italiani. La riparazione dei torti e la riconciliazione devono suscitare sentimenti di soddisfazione reciproca”.

Ha quindi ricordato quel 13 luglio 2020: "dopo cento anni, il Narodni dom sarebbe stato restituito agli sloveni, e prima di allora a Basovizza, vicino a Trieste, avremmo reso omaggio a entrambi i monumenti con gli onori militari. In quel bellissimo lunedì d’estate, quando partivo da Lubiana con il corteo di mezzi per recarmi all’incontro in Italia, sono stato accolto all’ex valico di frontiera da centinaia di manifestanti arrabbiati che hanno protestato contro questo tributo. Non li ho biasimati, ho cercato di capire il potere delle emozioni e dei pregiudizi".

L'idea europeista in lui è nata proprio alle porte di Gorizia, da bambino: "Sono cresciuto in un’atmosfera multiculturale. La casa di mia madre è a un chilometro dal confine italiano. L’accordo di Udine ci ha permesso di muoverci abbastanza liberamente nonostante il confine tra comunismo e democrazia. Così, attraverso un’intima esperienza di vita, ho sentito da giovane la potente idea europea. Da allora, la mia fede nell’Europa non mi ha mai abbandonato, anzi ne sono rimasto ancor più affascinato. Ho sempre legato con passione democrazia ed Europa sin da quando, giovane intellettuale, ho partecipato alla primavera politica slovena".

"Non parlo nemmeno della situazione delle minoranze nazionali in un’Europa simile - ha concluso i suo discorso -. Solo in tale Europa c’è la possibilità di prosperare pienamente. Uno sviluppo autonomo, sovrano che non si limita allo stretto ruolo di ponte tra due Paesi confinanti. Tutto questo e molto altro deve essere tenuto presente quando si pensa al futuro dei nostri figli. Per loro non vedo alternativa migliore di quella comune europea. Questa è la cosa migliore che ci è capitata e permetterà ai loro sogni e talenti di realizzarsi pienamente".

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