Vivere tre notti come un soldato della Grande Guerra, il bilancio dell'esperienza di Andrea Ferletic

Vivere tre notti come un soldato della Grande Guerra, il bilancio dell'esperienza di Andrea Ferletic

Conclusa stamattina

Vivere tre notti come un soldato della Grande Guerra, il bilancio dell'esperienza di Andrea Ferletic

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 07 Gen 2021
Copertina per Vivere tre notti come un soldato della Grande Guerra, il bilancio dell'esperienza di Andrea Ferletic

Si è conclusa nella mattinata del 7 gennaio l'esperienza di tre notti sul Monte Cosich di Andrea Ferletic. Un'esperienza unica che non ha mancato di suscitare riflessioni.

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Si è conclusa nella mattina del 7 gennaio l’avventura di Andrea Ferletic tra le trincee del Monte Cosich, a Ronchi dei Legionari. Quattro giorni e tre notti passati in uniforme storica vivendo e dormendo cercando di capire come fosse la vita di Trincea durante la Grande Guerra. Ecco la sua testimonianza al termine di questi quattro giorni.

“Sicuramente un’esperienza stancante, soprattutto la notte, ma anche interessante”, racconta Andrea Ferletic. “Specialmente di sera: leggendo alcuni libri all’interno della caverna mi sono accorto che varie azioni che compivano anche i soldati le facevo anche io, ovvero girare per la trincea per scaldarsi, cercare qualcosa di meglio su cui dormire oltre ad alcune tavole. Ovvio che la situazione all’epoca era ben più dura dal momento che qui non ho nessuno che spara, bombe che cadono o bisogno di andare all’assalto”, racconta ancora Ferletic.

“A livello personale è stata un’esperienza anche per comprendere meglio il vissuto. Leggendo i diari, visto che comunque su tutti i fronti vi erano le simili caratteristiche. Se parliamo di didattica rievocativa è ovvio che vivendo alcune esperienze le si può raccontare meglio – prosegue Ferletic.

Per il momento non vi saranno ripetizioni dell’iniziativa. “Chissà, forse in futuro – sottolinea Andrea – magari qualche giorno in più. Quello che risulta interessante può essere la differenza tra quanto ho vissuto io e quanto vivevano i soldati: io sapevo che dopo quattro giorni sarei tornato a casa, mi sarei fatto una doccia e avrei mangiato cibo decente. Noi lo vediamo a termine, all’epoca non vi era nulla di tutto ciò. All’epoca dopo il periodo in prima linea si tornava nelle retrovie dove, ugualmente, vi era la guerra, i bombardamenti e una situazione non semplice”.

“Non si tratta di esaltazione della guerra – conclude Ferletic – non solo perché vivendo qualche giorno capisci le condizioni di vita, che non era affatto facile, ma questa attività in uniforme, per quanto inerente a fatti militari, portano persone di vari paesi, che si sono combattuti un secolo fa, ora fanno in modo che questi popoli si incontrino. Queste persone si incontrano, si scambiano memorie e conoscendosi, anche se lo fanno ricordando una guerra che ha portato molte vittime, molti conflitti e molto odio, trasmettendo anche un messaggio di pace. Un avvicinamento alla pace più forte di altre iniziative create”. 

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