La tragedia dell'amianto spiegata ai giovani: politica, sanità ed esposti uniti

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La tragedia dell'amianto spiegata ai giovani: politica, sanità ed esposti uniti

Di Rossana D'Ambrosio • Pubblicato il 12 Ott 2023
Copertina per La tragedia dell'amianto spiegata ai giovani: politica, sanità ed esposti uniti

Il regista Gergolet ha raccontato la sua ultima produzione, Paternoster rilancia la prevenzione.

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Polvere magica. Bianca, in tutto il suo candore. È polvere d’amianto, quella che incanta i bambini nel “Mago di Oz” del 1939. La polvere luccicante e finissima che ha decimato la squadra di 125 uomini, impiegati negli stabilimenti navali di Monfalcone. Squadra in cui lavorava Duilio Castelli come coibentatore, deceduto poi per mesotelioma.

Ieri sera la sala Europa dell’Isis Galilei di Gorizia ha ospitato l’incontro di sensibilizzazione nei confronti di uno dei minerali più pericolosi e maggiormente utilizzati a livello mondiale. Alla serata hanno preso parte il sindaco di Monfalcone Anna Cisint, la referente dell’Associazione esposti amianto Chiara Paternoster e il regista Ivan Gergolet. Fondatore dell’Associazione di Monfalcone nel 1994, Castelli era solito ripetere come fossero rimasti vivi solo in quattro. Oggi sono tutti scomparsi per tumore maligno della pleura.

“Facciamo questi incontri mediamente una volta al mese, per sensibilizzare la popolazione in merito a tematiche di interesse attuale, adatte a tutta la popolazione”, spiega il vicepresidente dell’associazione Gorizia attiva, Lucia Samero. “A metà novembre ci sarà un incontro sull’endometriosi, proprio perché ottobre e novembre sono i mesi della prevenzione, soprattutto femminile”. Una conversazione durante la quale è stato anche presentato un frammento del pluripremiato “L’uomo senza colpa” – la cui sequenza dell’incubo è stata girata nell’aula del tribunale di Gorizia, utilizzando ben quaranta chili di argilla. Polvere sospesa, la stessa s’una spalla dell’imputato, che la rimuove con noncuranza. A simboleggiare quella “giustizia che non è arrivata fino in fondo”, abbandonando le vittime a un indefinibile “sentimento di rabbia, paura, impotenza, frustrazione”, commenta Gergolet - i cui familiari hanno lavorato negli stessi cantieri navali. “Una storia di finzione, con l’obiettivo di esplorare i sentimenti, mettendo la vittima e il carnefice nella stessa stanza”, rivela il regista.

“In un modo o nell’altro finiamo per guardare a Monfalcone”, ammette il presidente di Gorizia attiva, Pierpaolo Martina. “Di incontri su questo tema ce ne sono tanti, bisogna tenere alta l’attenzione su questo argomento. Anche conoscendo realtà diverse, come quelle degli amici di Anhovo, dove è emersa la problematica del cementificio riconvertito a inceneritore”. A prendere la parola è stata anche Jasmina Jerant, della Društvo eko Anhovo, che insieme a Lucia Pascolat della Civilnia iniciativa danes ha denunciato la mancanza di rispetto delle normative ambientali da parte della Slovenia. “Gli amici sloveni sono qui per confrontarsi – prosegue Martina. Perché l’associazione esposti amianto è l’unica ad aver ottenuto un risultato, fino alla cassazione. Le prime condanne in Italia sono state ottenute qui al tribunale di Gorizia. Tutto ciò che può coinvolgere la nostra comunità - guardiamo a Gorizia in primis, ma anche agli amici di Anhovo poco distanti – e che un domani possa diventare oggetto di qualche scelta amministrativa, ci auguriamo sia una scelta meditata. L’importante è chiarire che non si tratta di problema risolto, ma estremamente attuale. Basti pensare alle zone dismesse, caserme, ospedali, scuole. Le recenti grandinate hanno rovinato le coperture e sono emerse le fibre di amianto”.

Anche il sindaco di Monfalcone, Anna Maria Cisint, ha mostrato grande sensibilità sulla tematica: “Noi siamo un po’ figli di questa tragedia. Io stessa sono figlia di una persona che ha perso la vita a causa dell’amianto. Una malattia che ha una latenza anche di quarant’anni, per la quale ora stanno morendo anche le donne, quelle di seconda generazione. Abbiamo un’esperienza tragica, perché a Monfalcone non c’è una famiglia che non abbia vissuto queste situazioni. Nella mia famiglia ce ne sono state più d’una, e posso dire che è una sentenza di morte, quando ti viene comunicato. Dal punto di vista umano è impossibile accettare come una persona alla quale hai voluto bene non ci sia più per aver lavorato senza protezioni. Una sola fibra può generare mesoteliomi e tutte le patologie asbesto-correlate. È una situazione in evoluzione. Si credeva che il picco fosse stato raggiunto qualche anno fa, ma non è così. Attualmente ci sono tantissimi casi. Questo è anche l’aspetto tragico. È un ciclo che non vedi mai finire, e tu sei nell’epicentro di questo ciclo terribile. Chi mi ha preceduto ha scelto - nel luglio del 2014 - di togliersi dai processi penali, le uniche modalità possibili per avere un poco di giustizia. Quello che dispiace è che ancora oggi vi siano situazioni frequenti di morti, che sono poi causa di sofferenze grandissime nelle famiglie. Anche l’aspetto del supporto psicologico è un elemento sul quale stiamo lavorando, le persone non devono essere abbandonate a se stesse”.

Una problematica che si sta cercando di arginare potenziando il Crua, così da venire incontro alle famiglie e costituire una sorta di centro di riferimento, di ascolto. “Dopodiché abbiamo investito anche sull’aspetto ambientale”. È stato così attivato uno sportello per la dismissione dei materiali di asbesto, per il quale sono stati investiti 100mila euro. “Abbiamo bonificato tutti i manufatti, a Monfalcone non esistono più costruzioni pubbliche in amianto”. Fra le opere interessate dalla bonifica, “casa Mazzoli” e la scuola dell’infanzia “Collodi” “È stata fatta anche una mappatura – prosegue Cisint. Restano solo 15mila metri quadri, da bonificare. E abbiamo deciso di investire nella ricerca, che con la dottoressa Borrelli sta producendo ottimi risultati”. Un traguardo reso possibile anche con il supporto del San Polo, diretto da Claudio Bianchi e Alessandro Brollo, che presentarono negli anni esposti alla procura della repubblica.

“Il dottor Brollo, sulla scorta dell’esperienza del dottor Bianchi, ha dato un apporto fondamentale - racconta Chiara Paternoster. Eseguiva gli esami autoptici concentrandosi sulla conta dei corpi dell’asbesto, essenziale per dimostrare il nesso eziologico in sede processuale. Purtroppo, il picco ancora non è stato raggiunto, e di amianto a Monfalcone ancora ci si ammala e si muore. Almeno abbiamo avuto una risposta positiva anche dalla cassazione sulle prime due sentenze di condanna, a differenza di quanto avvenuto in altre aree del Paese, penso al processo Eternit”. Un dramma inaccettabile, un dolore che la giustizia potrebbe in qualche modo alleviare per tutti i familiari delle vittime dell’amianto. “La domanda che si poneva il film era se esiste una via d’uscita dal dolore – osserva Gergolet. Se esiste un modo per voltare pagina. Esiste tramite il perdono. Ma il perdono è possibile se e solo se la controparte riconosce una colpa”. Le attività di Gorizia attiva proseguiranno il 17 novembre, con l’incontro sull’endometriosi presso la sala Dora Bassi. All’iniziativa sarà presente anche la presidente dell’associazione endometriosi Friuli Venezia Giulia, Sonia Manente, e il dottor Ceccarello dell’ospedale Negrar di Verona.  

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