Tornano a Gorizia i Fridays for future: «Stop al genocidio in Palestina»

Tornano a Gorizia i Fridays for future: «Stop al genocidio in Palestina»

Il corteo

Tornano a Gorizia i Fridays for future: «Stop al genocidio in Palestina»

Di Daniele Tibaldi • Pubblicato il 27 Ott 2024
Copertina per Tornano a Gorizia i Fridays for future: «Stop al genocidio in Palestina»

Il corteo ambientalista sconfina in Slovenia, viene fermato al confine e raggiunge, con diverse limitazioni, il centro di Nova Gorica. Anche un contestatore.

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Gli ambientalisti di Fridays for Future (Fff) sono tornati a sfilare questo pomeriggio per le strade goriziane. Le manifestazioni promosse dal movimento globale fondato dall’attivista svedese Greta Thunberg nel 2018 non sono certamente una novità in questo territorio, ma ciò che probabilmente rende unica la formula locale lo si evince dal titolo stesso scelto per questa edizione: «Il clima e la giustizia non conoscono confini».

Un esperimento transfrontaliero, quindi, che fin dall’inizio, come spiegano gli organizzatori, presenta non poche incognite, a cominciare dal suo percorso in Slovenia. «Se a Gorizia non abbiamo riscontrato problemi a ottenere le autorizzazioni necessarie per lo svolgimento della manifestazione, a Nova Gorica non ci abbiamo neanche provato», spiega Davide Bortolini, esponente dei Fff di Trieste. «La decisione – continua – è stata una conseguenza dell’esperienza negativa registrata in occasione del precedente corteo pro-Palestina. Alla nostra richiesta, le autorità slovene ci avevano risposto che avremmo potuto continuare solo lungo i marciapiedi: inaccettabile».

E infatti, il percorso originale della manifestazione – che si snoda, partendo dai Giardini pubblici, lungo Corso Verdi, via Crispi, via Roma, piazza della Vittoria, via Carducci e via Pellico – sulla carta, termina in via san Gabriele, al valico confinario. Ma le intenzioni dei manifestanti sono fin da subito chiare: diffondere il proprio messaggio fino al cuore di Nova Gorica in nome di un ideale per cui, nel mondo, non dovrebbero esistere frontiere.

A radunarsi davanti ai giardini, intorno alle 16, sono circa una cinquantina di persone. Sono presenti esponenti di più sigle: oltre ai Fff regionali, infatti, ci sono anche la loro controparte slovena Mladi za podnebno pravičnost (Mzpp), guidati Leon Seršen, ed esponenti di Extinction rebellion (Xr), il cui simbolo è una “x” stilizzata a forma di clessidra. Ma il gruppo appare fin da subito molto variegato. Tra gli striscioni e cartelli non si leggono solo messaggi eloquenti come «la barca affonda: crisi climatica = immigrazione» e «non c’è un pianeta B». Sorvolando su uno «Stop scie chimiche», a spiccare sono soprattutto diverse bandiere palestinesi, a testimonianza della presenza di comitati per la Palestina, oltre a quelle di gruppi di ispirazione comunista.

Sul banco degli imputati, questa volta, non solo il capitalismo e la Nato. Denuncia sempre Bortolini: «Il sionismo israeliano, con la sua espansione da Gaza al Libano è inaccettabile». Ricalca il concetto un esponente del comitato udinese filopalestinese: «Né il genocidio contro il popolo palestinese né l'attuale crisi climatica possono essere intesi come questioni separate. Entrambi sono una conseguenza delle dinamiche che il modo di produzione capitalista impone a livello globale». E non mancano anche le critiche al governo italiano: «Le politiche di austerità, come l’autonomia differenziata e il Ddl 1660, continuano ad ampliare le disuguaglianze sociali e ambientali – così denunciano gli organizzatori – colpendo duramente le regioni più vulnerabili e le comunità più marginalizzate».

Preceduti lungo tutto il percorso da un furgone anni Ottanta, il corteo – scortato sia da un pulmino dei carabinieri sia da diverse volanti della polizia – si è dovuto fermare in prossimità del valico di via San Gabriele. Qui è andata in scena una sorta di trattativa con le forze dell’ordine slovene, le quali hanno consentito ai manifestanti di proseguire lungo le vie di Nova Gorica, ma solo sui marciapiedi, nel rispetto delle norme sulla circolazione stradale. Rimasto a Gorizia il furgone, il corteo ha così potuto continuare lungo Erjavčeva ulica in una modalità più green, scortato da una decina di uomini della polizia slovena.

Sono solo in 14 ad arrivare fino alla centrale piazza Bevk di Nova Gorica, intorno alle 19. Ad accoglierli, oltre a qualche curioso passante, anche un contestatore che ha cominciato a urlare in inglese: «We don’t want you!» (Non vi vogliamo). Forse non è stata l’accoglienza calorosa che si sarebbero aspettati, ma resta la soddisfazione di aver compiuto la propria missione. 

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