L'INTERVISTA
Tatsuo Miyajima e quella pace possibile solo con «un’educazione alla sensibilità»

L’artista sarà presente l’8 ottobre a Nova Gorica per la cerimonia di piantumazione di un discendente dell’albero sopravvissuto alla bomba atomica di Nagasaki. Alle 17 del giorno seguente converserà con Alexander Gadjiev nella sala dell’EPICenter a Nova Gorica.
La vita scivola via come sabbia «et non s’arresta una hora», scriveva Petrarca sul finire del XIV secolo. Per raffigurare il lungo viaggio che va dipanandosi fra nascita e morte l’artista giapponese Tatsuo Miyajima dà vita alle sue opere utilizzando LED e relè. Nato a Tokyo nel 1957, compie i suoi studi presso la Tokyo National University of Fine Arts and Music, per poi dedicarsi allo sperimentalismo attraverso performance e installazioni. Insieme a Masayuki Ebinuma ha fondato il “Revive Time – Kaki Tree Project”, piantando esemplari di alberi sopravvissuti al bombardamento atomico di Nagasaki a sostegno della pace nel mondo. Previsto un primo incontro con Miyajima martedì 7 ottobre alle 16 presso l’Accademia d’Arte UNG di Nova Gorica, mentre il giorno seguente sarà presente alla piantumazione dell’albero di cachi insieme all’ambasciatrice Akiko Yoshida e ad altri ospiti di rilievo. Giovedì 9 alle 17 il responsabile artistico di Go! 2025 Stojan Pelko modererà la conversazione in lingua inglese fra Miyajima e Alexander Gadjiev. La tavola rotonda si svolgerà nella sala dell’EPICenter di Kolodvorska pot 10 a Nova Gorica. Dalla sua residenza a Ibaraki Miyajima ha concesso alla nostra redazione un’intervista prima della partenza alla volta del continente europeo.
Tutto cambia, tutto è connesso, tutto è infinito: sembra il primo principio della termodinamica. C’è un anelito divino, in quest’energia in continua trasformazione?
L’unione di questi tre concetti rappresenta essenzialmente il “Seimei”, termine che nella lingua giapponese fa riferimento a un’idea globale di vita, dell’essere, dell’esistenza e della coscienza.
Con l’opera “Revive time in the River” le anime dei morti continuano a fluire insieme allo spirito del fiume Uragami, dove la bomba atomica rase al suolo Nagasaki. Oggi lo spettro atomico viene continuamente evocato dalle grandi potenze mondiali senza una reale consapevolezza delle conseguenze. L’umanità è davvero a un bivio?
È proprio per questo motivo che creo arte. Come umanità non dobbiamo arrenderci. Lo stesso movimento globale ICAN riunisce assieme la bontà di alcune persone. Un mondo senza armi nucleari non è impossibile, se gli individui scelgono di non arrendersi. In questo senso, agisco in quanto credo nella bontà intrinseca alle persone.
Lei sostiene che «l’arte dovrebbe interagire con qualsiasi tipo di cosa». Prendiamo la “Creazione di Adamo” di Michelangelo alla Sistina. Di per sé è isolata, ma continua a parlarci attraverso i secoli, indicandoci la strada da intraprendere, contraria alla distruzione globale. Per quale motivo le grandi potenze, che dispongono di sapere e denaro, sfruttano questo binomio per creare disparità e diseguaglianze?
Gli esseri umani possiedono sia il bene che il male. C’è sempre chi – passato o presente che sia – non è più in grado di controllarlo. Questa è la realtà. Eppure, anche in coloro che commettono il male risiede il bene. Ecco perché non dobbiamo lasciarci sconfiggere dal male, quanto piuttosto risvegliare il bene nelle persone.
Porterà una sua installazione anche a Gorizia? Penso alla Galleria Bombi: sarebbe il luogo ideale dove collocare un’arte illuminante e senza frontiere, un corridoio a ridosso di due Paesi fino a pochi anni fa nemici, oggi volti a un futuro di cooperazione e fratellanza.
In quest’occasione non presenterò il mio lavoro di installazione. Tuttavia, realizzeremo il progetto artistico di pace chiamato “Revive Time – Kaki tree project”, piantando in queste terre i semi della pace.
Nel seme del cachi sopravvissuto a Nagasaki si celano resilienza e speranza, le due più preziose virtù. L’arte sarà davvero in grado di intersecarsi con le diplomazie mondiali per portare a una pace giusta e condivisa?
Sono convinto che l’arte possa davvero rendere tutto ciò possibile. L’immaginazione necessaria alla comprensione dell’arte porta con sé una sensibilità che consente di percepire come proprio persino il dolore altrui, oltre che l’empatia che unisce persone diverse. Ecco perché l’arte trascende i confini, superando il linguaggio e le religioni per smuovere gli animi nel profondo.
L’artista veicola un messaggio spesso sospeso a un filo sottilissimo. Una potenza creativa che può trascinare le masse e influenzare l’opinione pubblica, producendo benessere. Immaginiamo Gaza dopo l’aggressione finale. Se dagli altoparlanti si fosse lasciata defluire una musica di Chopin o Mozart, piuttosto che le parole di Netanyahu all’Onu, è facile immaginare come lo stato d’animo dei palestinesi sarebbe potuto mutare nel meglio. Se piuttosto che far piovere missili e imporre il blocco si fosse portata acqua, cibo e la speranza di un verso o di un’installazione, oggi potremmo parlare a tutti gli effetti di un’altra alba. L’arte è indispensabile come un genere di prima necessità che nutre la nostra umanità. Ritiene che per guarire dalla sua brutalità l’umanità abbia bisogno di più arte?
Sì, sono pienamente d’accordo. Penso che non ci sia ancora abbastanza arte, nel mondo. Le persone hanno bisogno di molta più educazione artistica che economica o scientifica. E dovrebbe iniziare fin dall’infanzia.
La pace è il risultato del superamento dei conflitti e delle guerre che si sono avvicendate nel passato, in un fluire continuo e incessante. Come possiamo raggiungere una pace duratura? È possibile portare innovazione attraverso un cambiamento radicale nel nostro modo di intendere la vita?
La pace non è qualcosa che cadrà dal cielo mentre noi ci limitiamo ad aspettare. La pace deve essere combattuta e conquistata. Non con la forza militare, ma con il dialogo; non con la competizione economica, ma con la competizione della sensibilità. Non è con la scienza e la tecnologia che dobbiamo continuare a combattere, ma con l’arte. In sintesi, è solo attraverso un’educazione alla sensibilità che le persone potranno cambiare. (Foto: frame del collegamento durante la conferenza stampa del 2 ottobre 2025).
Rimani sempre aggiornato sulle ultime notizie dal Territorio, iscriviti al nostro canale Telegram, seguici su Facebook o su Instagram! Per segnalazioni (anche Whatsapp e Telegram) la redazione de Il Goriziano è contattabile al +39 328 663 0311.

Occhiello
Notizia 1 sezione

Occhiello
Notizia 2 sezione
