LO SPETTACOLO
Gli Swingle Singers anticipano il Natale al Verdi, successo per ‘Together at Christmas’
Il gruppo londinese a cappella si è esibito in una carrellata di canzoni tra passato e presente.
Le luci animano l’albero e il presepe in ogni casa, ma ad accendere i cuori e unire le famiglie sono soprattutto le note dei canti di Natale. In parallelo al ruggente concerto del “Gorizia Live” in piazza Vittoria spalmato fra venerdì e sabato, nella serata di ieri – 12 dicembre - al Teatro Verdi è stato possibile gustare la musica delle festività con lo spettacolo “Together at Christmas”. Terza tappa del tour italiano, il gruppo londinese The Swingle Singers riunisce le voci a cappella più celebri al mondo con Mallika Bhagwart, Sarah Alison, Laura Moisey-Gray, James Botcher, Owen Butcher, Jamie Wright e Tom Hartley, che con l’album “Theatreland” hanno ricevuto due nomination al Grammy Awards. «Siamo davvero entusiasti di essere qui a Gorizia per il nostro tour – intervengono in italiano con spiccato accento british – amiamo molto l’Italia, e soprattutto ne apprezziamo il cibo fantastico». E dopo aver ringraziato il direttore artistico Walter Mramor «che ci ha invitato» ammettono con simpatico imbarazzo: «Ci sono volute due settimane per imparare a dire tutto questo in italiano, quindi proseguiremo in inglese». Un concerto che ha alternato ai brani di Natale successi indiscussi, fra i quali la straordinaria esecuzione dell’”Aria sulla quarta corda” di Johan Sebastian Bach, utilizzata per anni come sigla di “SuperQuark” da Piero Angela. Spostandosi a ritroso nel tempo, una prima compagnia nacque a Parigi nel 1962 sotto la guida del jazzista Ward Lamar Swingle, aggiornando negli anni l’organico fino a stabilirsi nel Regno Unito. Innumerevoli i tour mondiali in cui si sono esibiti: dalla Scala di Milano alla Casa Bianca, dal Giappone a Singapore o Taiwan.
Variopinta la carrellata di canzoni dedicate al Natale, fra cui non poteva mancare la dolcezza di “Silent Night” – in italiano “Astro del ciel” – tradotta in oltre 300 lingue a celebrare il mistero della nascita di Gesù. «Un brano – rimarcano in inglese al microfono - in origine intitolato “Stille Nacht”, scritto nel 1816 dal salisburghese Joseph Mohr» e poi trasposto in musica dal compositore Franz Xaver Gruber. Dall’Ottocento al nostro Duemila, non c’è Natale senza la ninna nanna che nella notte silenziosa inneggia al Cristo rinato: a interpretarla è stato prima il gruppo femminile, quindi quello maschile, uniti infine in un corale abbraccio. Sette sedie contro un fondale scuro e solo la voce possente intercalata al battito delle mani o allo schiocco delle labbra, per riproporre poi l’allegria di “Jingle Bells”, scritta da James Lord Pierpont nel 1857 e negli anni cantata dalle stelle Louis Armstrong, Frank Sinatra o Luciano Pavarotti. È battendo le mani sulle ginocchia che prende invece vita “Tidings (The Hampton Court Carol)”, rivisitazione del canto tradizionale inglese attraverso ritmi swing, influenze folk e virtuosismi. Potente e grandioso s’innalza a seguire il noto ritornello di “Carol of the Bells” – brano conosciuto anche come “Ukrainian Bell Carol” - composto da Peter Wilhousky sulla melodia di Mykola Leontovyč.
Sette strofe incentrate sull’attesa della nascita e sul suono festoso delle campane nel giorno di Natale, che il gruppo restituisce attraverso la purezza dell'impianto vocale. Con il suono dei piatti realizzato dal baritono e percussionista vocale Jamie Wright viene invece proposto in due versioni il successo degli anni Settanta “This Christmas” di Donny Hataway, che richiamandosi al calore del caminetto e alla vicinanza dei cuori celebra «un Natale davvero speciale». Tradizionale ma con brio è “Deck the hall (What Child is This)” - pubblicata in Inghilterra nel 1881 da J.P. McCaskey – dove il ritornello “fa la la la la” incalza ad adornare le sale con i rami di agrifoglio, forse originata dalla gallese “Nos Galan” del XVII secolo. Frizzante e spensierata è l’altra nota “Sleigh Ride” composta nel 1948 da Leroy Anderson, che nel testo descrive un viaggio fuori porta in slitta, dove la magia dei fiocchi di neve si mescola al tintinnio dei sonagli. Dalla musica sacra di Arcangelo Corelli è stata invece estrapolata la versione a cappella del “Concerto grosso in sol minore, opera 6 numero 8”, ottavo dei dodici concerti pubblicati postumi nel 1714 ed eseguito nel 1690 alla presenza dell’allora pontefice Alessandro VIII Ottoboni. Un concerto che influenzò la musica europea del Settecento, in primis le opere di Antonio Vivaldi e quelle di Georg Friedrich Händel.
Ancora più antico è poi “O come o come Emmanuel” (“Veni, veni, Emmanuel”), inno latino il cui testo pare risalire all’VIII secolo, ricalcando le antifone dei vespri celebrati nelle sette notti che precedono la Vigilia. Dall’inno latino al canto basco “Birjina gaztetto bat zegoen” cui sembra fondarsi “Gabriel’s Message”, il canto costruito sul tema dell’Annunciazione alla Vergine Maria da parte dell’Arcangelo Gabriele. In cui l’incipit di versi “The angel Gabriel heaven come, his wings as drifted snow” introduce la musica folk che pare calcare l’”Angelus ad virginem” risalente al XIII secolo. Negli anni Ottanta il brano venne recuperato da Sting, il quale rimodulandolo lo innestò nell’album “A Very Special Christmas” con una versione ancora più attuale. «Un pubblico straordinario», commentano in chiusura prima di eseguire «one more song». A coronare lo show è da ultimo l’arrangiamento del “Concerto in Si minore” di Bach, che di recente ha ispirato “No, Baby” di Noa: e in sala non si sono lesinati lunghi applausi. (Foto, Rossana D'Ambrosio)
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