a gorizia
Susan Stryker e la storia transgender a èStoria, «sempre esistita»

La storica a Gorizia, il racconto di casi in passato legati all'ambiguità sessuale: «Anche nel cristianesimo, il colonialismo ha cambiato tutto».
Per Susan Stryker, ci sono tanti elementi nella storia dell’umanità che farebbero rivalutare la concezione attuale delle persone transgender. La storica americana, tra le più note nel settore al mondo, è stata ospite questo pomeriggio sotto la Tenda Erodoto di èStoria per parlare della “Storia transgender”, dialogando con la giornalista Valeria Palumbo. A Gorizia, davanti a un nutrito pubblico, l’esperta ha ricordato come non siano mai mancati casi di persone che non si riconoscessero nel sesso biologico di nascita.
Prima di tutto, però, bisogna specificare il termine “transgender”. L’ospite statunitense ha quindi rilevato come questo significhi “muoversi attraverso costrutti sociali di cosa sono uomini e donna. Quando mi chiamavano ragazzo, sentivo che non era la cosa giusta. Avevo una profonda sensazione di essere donna e sentivo la necessità che anche gli altri percepissero questo”. Un qualcosa che si lega anche al femminismo, inteso però come un “movimento di persone nate in un corpo femminile che si muove aldilà di questa struttura”.
Se, come ha evidenziato Palumbo, è ormai da un secolo che si scinde il concetto di identità di genere con quello di corpo, “chiunque abbia più di vent'anni capisce che i ruoli sociali cambiano nel corso della vita” ha rimarcato Stryker. Dall’altra parte, la studiosa ha rilevato le critiche più diffuse da chi non condivide tutto ciò: “Ci dicono che rinneghiamo la realtà, ma possiamo cambiare il significato del corpo e non necessariamente l’aspetto biologico”. Un ragionamento che si prova perfino a far calare in un ipotetico pensiero di Louisa May Alcott.
L’autrice di Piccole donne, infatti, scrisse in una lettera che “avrebbe voluto nascere uomo”. Se per Palumbo ciò significava voler uscire da una struttura struttura rigida e predeterminata come quella femminile dell’Ottocento, per la controparte quelle parole rivelerebbe una sua anima maschile. In ogni caso, esempi di ambiguità sessuale o di passaggio da un corpo all’altro si possono elencare fin dalla Preistoria: Stryker ha citato le pitture rupestri con genitali misti, fino al mito classico di Tiresia che viene trasformato in donna.
“Nel corso della storia ci sono state persone che hanno iniziato la loro vita dentro una categoria e poi sono passate in un’altra”. Quando allora la società avrebbe perso contezza di questi retaggi? Non tanto entrando a contatto con le religioni, secondo l’esperta, quanto gli effetti della colonizzazione in Su America: “Anche nel cristianesimo c’è tanto simbolismo e attraversamento di generi. La ferita di Gesù sulla croce viene raffigurata anche come una vagina”, fino ad arrivare alla discussione su quale fosse la forma perfetta per la reincarnazione.
Quando invece inizia la tratta contemporanea degli schiavi, subentrerebbe “l’idea di immutabilità biologica, legata a concetti come colore della pelle, famiglia e cultura. Sono caratteristiche necessarie per mantenere ancorato il corpo a categorie sociali, affinché lo sfruttamento degli schiavi funzionasse”. Nella lunga disanima fatta attraverso i secoli, le due relatrici sono arrivate all’opposizione di movimenti e forze politiche alla “teoria gender”: per Stryker, chi usa le persone transgender come Caprio espiatori “sono fascisti”.
“Io sarei qualcuno che si traveste da donna per andare a molestare le ragazze nei bagni. È curiosa una cosa che viene ricollegata al concetto di natura e associa differenze fisiche delle persone a categoria sociali. Siamo innaturali e quindi cattivi. Le persone hanno paura per il diverso: vedo ciò come un complottismo irrazionale che non è basato su alcuna ragione. Voglio essere vista dagli altri come mi vedo io stessa, non voglio fare del male a nessuno ma solo avere una relazione e crescere dei figli. Una vita normale”.
Rimani sempre aggiornato sulle ultime notizie dal Territorio, iscriviti al nostro canale Telegram, seguici su Facebook o su Instagram! Per segnalazioni (anche Whatsapp e Telegram) la redazione de Il Goriziano è contattabile al +39 328 663 0311.

Occhiello
Notizia 1 sezione

Occhiello
Notizia 2 sezione
