LA CONTROVERSIA
Suolo pubblico negato alla trattoria ‘In Piazzetta’ a Panzano, Pettinato: «Costretto a chiudere»

Il titolare dell’attività di via Pisani chiede chiarezza al Comune di Monfalcone sulle mancate concessioni di rinnovo dell’utilizzo degli spazi esterni al locale.
È dall’inizio del 2024 che uno dei locali affacciati sul breve tratto pedonale di via Vittor Pisani a Panzano e la sua clientela paiono mancare all’appello: l’usuale gazebo esterno, i tavoli e le panche su cui gli avventori del bar trattoria “In Piazzetta” erano soliti consumare pranzi, cene o un semplice aperitivo, difatti, sono scomparsi. Questo non perché il locale abbia chiuso definitivamente i battenti, bensì per il fatto che al titolare dell’attività, Massimo Pettinato, è stata negata per due volte consecutive la richiesta di rinnovo della concessione di suolo pubblico esterno da parte del Comune di Monfalcone per motivi, a suo avviso, non coerenti con lo stato dei fatti. Durante questo arco di tempo il bar “In Piazzetta” ha comunque cercato di lavorare contando solo sui pochi coperti della sala interna e perdendo molta clientela. Questo, fino a maggio scorso, quando le spese hanno superato le entrate rendendo necessaria la temporanea chiusura del locale. Dopo aver passato mesi a cercare di fare chiarezza sulle motivazioni di tale scelta e ad attendere una risposta risolutiva da parte dell’ente comunale, il signor Pettinato si è rivolto alla nostra redazione per segnalare la vicenda. Ecco la ricostruzione dei fatti fornitaci dal proprietario del locale.
«A fine dicembre dell’anno scorso, a causa di una mia dimenticanza nel fare la procedura di rinnovo per la concessione del suolo pubblico, i vigili sono arrivati nel locale e mi hanno dato 48 ore di tempo per rimuovere tutti i tavoli all’esterno poiché al momento non ero effettivamente in regola – esordisce Pettinato – a febbraio mi sono dunque attivato per richiedere la concessione, facendo domanda per un periodo di sei anni». Dopo più di un mese è arrivata la risposta dal responsabile servizio Suap e commercio dell’area polizia locale e cittadini del Comune, con un avviso che determinava ‘il non accoglimento della richiesta di concessione’. «Ad aprile ho rifatto una seconda domanda, abbassando il tempo di richiesta della concessione ad un solo anno – prosegue il titolare del bar - avevo interpretato fra me e me il primo rifiuto come legato al periodo di tempo richiesto, magari troppo lungo, ma poi anche questa richiesta mi è stata negata».
Fra le motivazioni del rifiuto riportate nella coppia di documenti figurano due punti che attirano l’attenzione: «Le segnalazioni di numerosi cittadini che lamentavano il disturbo alla quiete pubblica» e la legittimità a «negare il provvedimento di occupazione suolo pubblico se il suo rilascio compromette l’interesse pubblico alla vivibilità dei cittadini». Il signor Pettinato espone subito le proprie perplessità a riguardo: «Ci sono diverse lamentele dei residenti riguardanti la confusione in generale dell’intera area. Ciò che non capisco è come mai, se il reale motivo è il disturbo della quiete pubblica, la concessione sia stata tolta solo a me e non anche agli altri locali situati poco più in là nella via, la cui clientela è anche più numerosa».
Il resoconto del gestore prosegue con altri dettagli interessanti correlati alle “accuse” di disturbo alla quiete pubblica. In più di un’occasione, i residenti nei dintorni della trattoria avrebbero chiamato la Polizia Locale per segnalare presunti atti di confusione ma - a detta del proprietario - «ogni volta che sono venuti qui, i vigili urbani non hanno mai riscontrato chiasso, musica a volume eccessivo o altre forme di schiamazzo, insomma, non mi hanno mai trovato in una situazione di colpevolezza». Dopo aver ricevuto i due documenti di diniego della richiesta, Pettinato racconta di aver fatto domanda per un colloquio con il comandante della Polizia Municipale Rudi Bagatto. «Pure lui non ha saputo rispondermi di preciso, se non dicendo che la gente che abita nelle vicinanze continua a chiamare la polizia per schiamazzi – riferisce Pettinato - mi ha anche confermato che i ripetuti controlli nell’area delle unità di polizia, avvenuti sempre a poca distanza dal mio locale, non hanno mai riscontrato nulla di problematico».
A luglio scorso il ristoratore ha chiesto allora un colloquio con il vicesindaco reggente Antonio Garritani, al quale hanno partecipato anche il comandante Bagatto e l’ingegnere Andrea Ceschia, responsabile dell’area opere pubbliche e mobilità. A detta sua, nemmeno loro tre hanno saputo fornire chiare motivazioni sulla mancata concessione, facendo però emergere un nuovo elemento: una raccolta firme contro i disturbi creati dalla sua attività commerciale, di cui lui stesso non ha mai avuto diretta visione. «Il vicesindaco aveva detto che per risolvere il problema sarebbe stata fatta una riunione con il vicinato – conclude Pettinato - sono in attesa dall’8 luglio, da loro non ho più ricevuto alcuna notizia. Per questo ora ho deciso di sottoporre la questione a maggiori attenzioni».
In sintesi, ciò che il proprietario del bar “In Piazzetta” reclama è la mancanza di chiarezza percepita durante i colloqui con i rappresentanti del Comune al momento di approfondire le ragioni della sua situazione, così come la non corrispondenza di fondo tra ciò che viene ufficialmente citato nelle comunicazioni ricevute – le lamentele per disturbo alla quiete pubblica – e il modo in cui, stando al suo resoconto, si sarebbero svolti davvero i fatti. «Non sono colpevole di nulla, eppure mi viene di fatto impedito di lavorare e portare avanti la mia attività per mantenere la mia famiglia con due figli» afferma sconfortato Pettinato. La speranza è ora quella di ricevere risposte chiare dall’Ente per sbloccare al più presto la situazione. Al momento, dal municipio si apprende che sono in corso verifiche sul caso.
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