Gli studenti della Ascoli raccontano le foibe insieme a Greta Sclaunich

Gli studenti della Ascoli raccontano le foibe insieme a Greta Sclaunich

DAL FESTIVAL

Gli studenti della Ascoli raccontano le foibe insieme a Greta Sclaunich

Di Agata Cragnolin • Pubblicato il 29 Mag 2025
Copertina per Gli studenti della Ascoli raccontano le foibe insieme a Greta Sclaunich

L’incontro tenutosi stamattina a Gorizia rientra tra gli appuntamenti di èStoria. È intervenuta anche l’autrice del libro 'Le foibe spiegate ai ragazzi’.

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Il festival di èStoria lascia spazio anche ai più giovani di intervenire raccontando il passato: è ciò che hanno fatto stamattina gli studenti della scuola media Ascoli di Gorizia, all’auditorium Fogar. Insieme alla giornalista del Corriere della Sera, Greta Sclaunich, i ragazzi si sono confrontati sul tema dell’esodo giuliano-dalmata e sulle foibe. Il loro intervento ha contributo a promuovere un progetto di cui si sono resi partecipi l’ottobre scorso, proseguendo fino a febbraio 2025. I giovani della IIIC, guidati dalla professoressa Barbara Sturmar, hanno infatti preso parte al concorso nazionale “10 febbraio”, intitolato "Nel marmo e nel bronzo. Itinerari storici in luoghi e spazi urbani delle città italiane alla ricerca della memoria delle terre della Frontiera Adriatica”.

«È un concorso annuale che io propongo sempre alle mie classi, o almeno ci provo, anche se devo dire che la loro risposta è di solito positiva» racconta la professoressa Sturmar. «Ogni anno c’è un argomento diverso e ciò a cui punto è elaborare delle microstorie. Un esempio è trovare un personaggio famoso e narrarlo all’interno del periodo storico: in questo modo è più facile avvicinare i ragazzi alla Storia, perché si parte da qualcosa che è più vicino a loro».

Lo studio e gli approfondimenti degli allievi ha portato loro a conoscere e vedere Gorizia sotto una luce nuova, perché filtrata dalla Storia e dalle storie dei esuli con cui hanno parlato. «Non abbiamo trovato difficoltà nel lavorare al progetto; siamo stati partecipi e creativi – afferma il giovane Samuele, uno studente – ci è piaciuto andare a visitare i diversi luoghi, ad esempio l’ex quartiere degli esuli, dove abito io. Ora vedo quelle case con occhi diversi». Il loro lavoro ha portato alla creazione di una sedia, la cui seduta è stata decorata con tante impronte di scarpe: il simbolo dell’esodo verso Gorizia, delle cataste di sedie nel Magazzino 26 di Trieste, ma anche il simbolo dell’accoglienza dei goriziani verso gli esuli dalmati. La sedia è solo uno degli oggetti d’arredo che gli espatriati cercarono di portare con sé quando lasciarono la loro terra natia; un ricordo di casa per cercare di portarla dovunque andassero.

Il lavoro e l’impegno dei ragazzi è stato premiato al Quirinale dal presidente Mattarella. Anche «il Comune di Gorizia, l’assessore alla cultura Oreti e il nostro sindaco Ziberna ci hanno fatto i complimenti, perché abbiamo portato il nome di Gorizia a Roma e quindi a livelli importanti – prosegue l’insegnante – anche l’associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia ci ha spesso supportati con informazioni storiche».

All’incontro di stamattina è intervenuta anche Greta Sclaunich, autrice del libro Le foibe spiegate ai ragazzi. «Ho deciso di scrivere questo libero per portare ai ragazzi le vicende della storia che non ho avuto l’opportunità di studiare» sono le parole dell’autrice, che ricorda come alla scuola media non fosse mai arrivata a quel punto del programma che affronta la seconda guerra mondiale, sicura che molti altri classi si trovino nelle stesse situazioni. Trovare un editore per la pubblicazione dell’opera è stata cosa facile, perché l’argomento sta acquistando sempre più visibilità, oltre che nella conoscenza comune, anche nelle scuole. Il Giorno del ricordo, istituito nel 2004, è un modo per dare memoria a una tragedia che era svanita, per mancanza di fonti e anche per censura degli stessi esuli, traumatizzanti di raccontare la loro storia.

«Gli esuli sono spesso restii a parlare della loro storia: prima di tutto perché hanno lasciato la loro vecchia vita e in secondo luogo perché non sempre son stati accolti in Italia a braccia aperte – prosegue Sclaunich – erano considerati dei finti italiani, venuti a rubare il lavoro». Nel suo lavoro di approfondimento, la giornalista è entrata pian piano nelle vite e nell’intimità di coloro che intervistava, conoscendo così storie uniche. Oggi, invece, i ragazzi vivono il confine in modo diverso del ricordo che ne hanno le generazioni precedenti: «Noi sappiamo che c’è il confine con Nova Gorica qua vicino, ma lo vediamo come qualcosa che ci unisce, una cucitura – dice un’altra studentessa, Giorgia – per noi non esiste».

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