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Aiuti agli affitti per stranieri, la sentenza del tribunale fa scoppiare la polemica a Monfalcone

La sindaca Cisint va contro la sentenza dei giudici mentre il centrosinistra plaude la decisione.
È destinata a far discutere ancora a lungo la recente sentenza del Tribunale di Udine che impone alla Regione di rivedere i parametri per i contribuiti agli alloggi popolari. Il tutto è legato al ricorso presentato da quattro cittadini del Ghana e uno del Marocco, che si erano visti dichiarare inammissibili le domande di contributo affitti per non aver prodotto documentazione del Paese di origine, attestante l'inesistenza in patria di un alloggio idoneo in proprietà. Hanno quindi fatto ricorso, vedendosi accogliere la propria istanza.
Un tema che ha accesso la polemica politica a Monfalcone: “Se si ritornerà ai vecchi ingiusti criteri - ha scritto la sindaca Anna Maria Cisint in una nota - che, di fatto, escludono gli immigrati dal documentare il possesso o meno di immobili, si creerà una gravissima discriminazione nei confronti dei nostri connazionali, ne subiranno le conseguenze i nostri concittadini più poveri e ci sarà un utilizzo non appropriato delle risorse pubbliche destinate a questo fine”.
Il nuovo regolamento, sottolinea la prima cittadina, “ha fatto emergere una realtà numericamente molto significativa dei bisogni dimostrando l’esigenza di un oculato impiego delle risorse verso i soggetti effettivamente bisognosi. La normativa regionale varata dalla giunta Fedriga aveva finalmente fatto ordine in uno dei settori cruciali nel campo dell’assistenza sociale, nella quale facilmente possono determinarsi abusi e truffe per le difficoltà del controllo di flussi di persone molto mobili. Le quali spesso rimangono iscritte in anagrafe anche quando rientrano nel loro paese e di cui è problematico e arduo l’accertamento delle condizioni reddituali”.
“Si creerà una vera e propria situazione di disparità a danno degli italiani - prosegue - con il rischio che venga a godere di benefici pubblici chi ha maggiori mezzi a disposizione rispetto ad altri”. Nell’ultimo bando, hanno partecipato numerosi stranieri residenti a Monfalcone e provenienti anche da Paesi che vivono situazioni fra le più complicate. “Se ai cittadini italiani è richiesta un’autocertificazione verificabile - conclude - con tutte le responsabilità penali che ne derivano, il fatto di chiedere anche agli stranieri di certificare di non possedere una determinata proprietà è un fatto di evidente equità sociale, non di discriminazione etnica”.
La decisione è stata invece accolta positivamente dal centrosinistra: “Questa scellerata ed ideologica scelta del governo leghista - scrive La Sinistra per Monfalcone in una nota - avrà ricadute pesanti su tutti i cittadini e le cittadine che avevano presentato la domanda di contributo, perché dovranno essere riviste le graduatorie con conseguenze burocratiche e di tempistiche non da poco. La sindaca aveva esultato per aver creato un buon risparmio per le casse regionali (ma senza ricadute positive sui richiedenti), senza badare però troppo all’esistenza di un problema di rispetto della uguaglianza nell’accesso ai benefici per tutti i cittadini, sancito dalla Costituzione”.
“La cosa più complicata però - conclude - è capire quali ricadute avrà questa giusta sentenza sulle graduatorie delle assegnazioni delle case Ater proprio a Monfalcone. I bandi saranno da rifare considerando che tale norma discriminatoria era stata inserita anche lì? E quali conseguenze avrà per i cittadini in attesa di assegnazione di un alloggio in una città ad alta tensione abitativa? Proprio un bel risultato ottenuto dalla Lega, risultato che adesso ricadrà direttamente sui cittadini in attesa di un contributo fondamentale per il pagamento degli affitti in un momento di grande crisi economica”.
Dal centrodestra, invece, arriva la replica del consigliere regionale della Lega, Antonio Calligaris, che definisce tutto ciò “uno scudo protettivo per il cittadino straniero dal dover produrre qualsiasi tipo di documentazione per accedere a ogni contributo sociale”. Secondo l’esponente, infatti, in questo modo si creerà “un regime molto simile agli scudi fiscali a protezione dei patrimoni che rientravano dall'estero. Ai cittadini italiani e comunitari vengono invece richieste delle autocertificazioni soggette a controllo e, in caso di mendacio, sanzionabili”. Già ieri, il governatore Massimiliano Fedriga si era espresso contro la sentenza.
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