Le storie del Friuli nell'universo del Torre, Cristina Noacco racconta l'anima del torrente

Le storie del Friuli nell'universo del Torre, Cristina Noacco racconta l'anima del torrente

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Le storie del Friuli nell'universo del Torre, Cristina Noacco racconta l'anima del torrente

Di Timothy Dissegna • Pubblicato il 18 Apr 2021
Copertina per Le storie del Friuli nell'universo del Torre, Cristina Noacco racconta l'anima del torrente

La scrittrice e docente a Tolosa narra il suo viaggio dalla fonte all'Isonzo. Un cammino che racconta il territorio e sè stessi.

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È un corso d’acqua che non gode del titolo di fiume ma, non per questo, è relegato a un vissuto minore. Il Torre è un micro-universo che caratterizza i territori e le comunità che da tempo immemore si affacciano sul suo specchio, dalle sorgenti ai piedi del monte Sorochiplas nella catena prealpina dei Musi, fino alla confluenza nell’Isonzo, in comune di San Canzian. Una realtà eterogenea e radicata nel cuore del Friuli orientale, che sta al centro dell’ultimo libro firmato da Cristina Noacco, “La via del Torre”, in uscita nei prossimi giorni per i tipi di Edizioni Ribis. Due anni fa, l'autrice aveva realizzato un’opera simile ma dedicata al Tagliamento, edita da Ediciclo.

Docente di Letteratura francese del Medioevo all’Università di Tolosa, Noacco ha raccontato il torrente con la forma del reportage narrativo, andandone a scoprire gli angoli più misteriosi e affascinanti. Un progetto che ha coinvolto tutti i comuni sparsi lungo l’asta, che hanno dato il proprio patrocinio al volume. “Dopo aver raccontato il Tagliamento - spiega l’autrice -, ho voluto concentrarmi anche sull’acqua che mi ha visto nascere e crescere, che scorre a 500 metri da casa mia. Non pensavo nascesse un nuovo racconto, temevo di ripetermi, ma alla fine è stato più forte di me”. L'idea è così nata ad agosto, da alcuni versi di Eraclito dedicati proprio all’acqua.

“Dalla terra nasce l’acqua, dall’acqua nasce l’anima” le parole del filosofo greco, che hanno convinto la scrittrice a partire. “Ho iniziato questo viaggio senza l’idea di scrivere qualcosa - prosegue -, attraverso le fotografie e la memoria ho poi ricostruito il percorso. Sono molto contenta, perché considero più completo e profondo questo racconto rispetto a quello precedente”. Il primo ha comunque preparato la strada al secondo, che non rappresenta solo un viaggio in termini geografici e umani, ma è “una ricerca d’identità”, come ha scritto Gian Paolo Gri nella prefazione. A guidare Noacco sono stati dei compagni di viaggio, aiutandola nel capire il linguaggio della natura.

“È un libro scritto in prosa come un racconto, ma la mia idea era di associarlo alla poesia. Ho usato allora anche delle terzine che, ogni tanto, condensano quanto è stato detto. È una tecnica usata anche nei manuali del Medioevo, per riassumere l’essenziale”. A sua volta, poi, c’è il livello di lettura fatto da immagini e didascalie, che fanno da cornice al cammino. “Sono partita dalla sorgente, per arrivare fino alla confluenza nell’Isonzo. Ho poi voluto cercare anche l’antico sbocco al mare che, in passato, scorreva a fianco ad Aquileia. Oggi ne rimane ancora una traccia nella Natissa di oggi, dopo che nel IV secolo Isonzo e Natisone hanno cambiato il loro percorso”.

Nell’antichità, infatti, era quest’ultimo fiume a essere considerato il corso principale, mentre oggi esso si getta nelle acque del torrente, all’altezza di Viscone. “Le confluenze sono tra le sorprese più belle, così come sorvolarle dall’alto”. Noacco ha voluto dedicare un ultimo capitolo alla “filosofia del fiume”, nato da questo itinere. “Mi sono soffermata su alcune lezioni ricevute. Il torrente stupisce lungo il percorso, con l’acqua che può esserci o meno, in condizioni diverse. C’è poi il concetto di ‘darsi’ al fiume, così come noi siamo tutti figli dei rapporti che abbiamo vissuto con gli altri. Portiamo dentro di noi quanto diamo e riceviamo dagli altri”.

Attorno a tutto ciò, poi, ci sono gli universi culturali e linguistici: mano a mano che ci si sposta cambiano le parlate e i costumi, dove il friulano e le sue varianti si alternando allo sloveno, fino al bisiaco. Il tutto, poi, diventa un tutt’uno con lo smeraldo isontino e, da lì, al mare. Il libro si divide in cinque capitoli dedicati alla forza vitale del fiume, al suo equilibrio naturale, alla sua relazione con l’uomo, al suo percorso attuale e a quello antico − quando insieme al Natisone lambiva Aquileia − e alla filosofia del fiume. All’io narrante del racconto si affianca talvolta un misterioso “tu”, guida e compagno di viaggio, la cui identità è rivelata nell’epilogo.

Nella foto: il torrente Torre all'altezza di Viscone (foto di Andrea Carrara)

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