LA LEZIONE
Storia e territorio: Angelo Floramo apre l’anno accademico dell’Ute monfalconese

Ad inaugurare le attività 2024 – 2025 è stata una lectio magistralis condotta dall’esperto di storia friulana. Focus su storia, cultura antica e musica in regione.
“Canti, discanti e incanti: la tradizione musicale in Friuli dall’epoca patriarcale all’età moderna”: questo il titolo della lectio magistralis tenuta ieri pomeriggio dallo scrittore Angelo Floramo al teatro della parrocchia dei santi Nicolò e Paolo di Monfalcone per inaugurare l’anno accademico 2024/2025 dell’Università della terza età del monfalconese. Dopo la presentazione di un mese fa (clicca qui), la ricca e variegata proposta dell’istituzione si è presentata articolata fra tematiche di ampio respiro, storia e cultura del Friuli Venezia Giulia, riservando per queste due ultime un particolare riguardo. Non vi è stato dunque miglior modo di aprire le danze che con un profondo conoscitore della materia quale Floramo: nato a Udine, professore di storia e letteratura di formazione medievalista, autore di articoli e saggi specialistici ma anche di narrativa (sono suoi i romanzi “Balkan Circus” e “La veglia di Ljuba”), collabora come consulente scientifico con la Biblioteca Guarneriana di San Daniele del Friuli ed è stato insignito del premio Nonino 2024.
A dare il benvenuto al cospicuo pubblico in sala la presidente dell’Ute Manuela Guerrera: «Rappresentiamo un’importante realtà culturale e sociale e una ricchezza per tutti, non solo soci e amici che ne fanno parte ma per l’intera cittadinanza. È doveroso ringraziare docenti, collaboratori e direttivo per il lavoro fin qui svolto, così come le amministrazioni comunali di Monfalcone e di Pieris-San Canzian d’Isonzo per gli spazi concessi e per i loro contributi». Presenti in rappresentanza del Comune di Monfalcone il consigliere Irene Cristin e l’assessore alla cultura Luca Fasan, intervenuto in apertura per ringraziare il gran numero di associazioni culturali presenti nel monfalconese e il dinamismo da esse apportato alla realtà locale con le loro attività.
La parola è passata quindi ad Angelo Floramo, per raccontare di danze, canti e musica nel contesto geografico della regione lungo un arco che va dalla preistoria fino all’età moderna e al Settecento. Con la sua lectio, durata circa un’ora, il professore ha metaforicamente condotto il pubblico fra luoghi, monumenti e curiosità storiche del territorio poco note, collegando le varie tappe fra loro grazie al fil rouge della musica e della sua forte funzione culturale e ritualistica. «Noi tutti abbiamo il senso del ritmo e della musica fin da quando fluttuiamo nel grembo delle nostre madri, dove ascoltiamo il suono del loro cuore dolcemente amplificato dal liquido amniotico - ha esordito Floramo – così il ritmo diventa parte della nostra capacità di conoscere e interfacciarci al mondo». Elemento presente nell’uomo e nelle sue opere fin dalla preistoria, come testimonierebbe l’antichissimo ipogeo di Cividale del Friuli, risalente a 12.000 anni fa: «al suo interno i rimbombi possono generare una vibrazione così profonda e risonante da venire chiamata “frequenza sciamanica”, che stava alla base di una cerimonia rituale che gli antropologi definiscono di purificazione dell’animo» ha poi raccontato il professore friulano.
Ventre della terra, acqua, vita e morte, ritmi, canti e balli: elementi che secondo Floramo permettono di comprendere la funzione di un cerchio megalitico nel paese Toppo di cui oggi si conservano solo poche tracce, così come di alcuni misteriosi tumuli funerari eretti nella pianura friulana, uno dei quali si trova a Mereto di Tomba. Tracce di antiche culture ancora vive in età moderna, come testimoniato da resoconti settecenteschi che parlano di rituali propiziatori svolti in tali luoghi dai paesani e fatti proprio di canti e balli. Ultimo argomento della conferenza è stata l’epoca del patriarcato di Aquileia, argomento di grande interesse del docente medievalista, il quale ha gettato luce sul legame tra la chiesa madre dell’antica città e i suoi mosaici con la cultura di Alessandria d’Egitto, in particolare le tradizioni ebraiche, anche musicali, legate all’esodo del popolo nel deserto. La lectio magistralis del professor Floramo è stata dunque una carrellata di curiosi fatti storici corredati da una narrazione appassionante che non ha lasciato indifferenti i numerosi presenti, come dimostrato da un caloroso e lungo applauso finale. Prenderanno infine il via lunedì 14 ottobre le lezioni vere e proprie e le altre attività didattiche dell’Ute monfalconese.
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