Una storia di secoli dietro al Collio-Brda, ecco la scommessa per la lista Unesco

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Una storia di secoli dietro al Collio-Brda, ecco la scommessa per la lista Unesco

Di Redazione • Pubblicato il 15 Lug 2021
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Presentato lo studio per promuovere l'area davanti alla commissione. I dubbi sulle decisioni slovene.

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È ormai nella sua fase più accesa e tutti i soggetti coinvolti ambiscono alla sua riuscita. Questa mattina, Capriva ha ospitato la riunione della V commissione sul dossier per la candidatura del Collio-Brda a patrimonio Unesco. Una vicenda che ora si arricchisce di nuove tinte "politiche", come spiegato dall'assessore regionale alla cultura, Tiziana Gibelli, preannunciando la volontà unanime di andare avanti nel percorso. Con o senza il partner Sloveno. Prima di questo annuncio, però, il comitato tecnico-scientifico ha llustrato il lavoro fatto fin'ora e che ambisce alla Tentative List.

I particolari dello status quo sono stati illustrati da Francesco Marangon, Lucia Pillon e Stefano Cosma, che con Federico Pizzin formano il gruppo di lavoro ristretto che sta portando avanti il progetto confrontandosi continuamente anche con i partner sloveni, "perché - ha spiegato Marangon da guida del Comitato - il nostro lavoro deve avanzare in parallelo con loro. È con il corrispondente Comitato scientifico di Lubiana che Ats e Regione Fvg si devono confrontare, se vogliono avere successo. È un lavoro in itinere e siamo ancora alle fasi preliminari della vera e propria procedura di candidatura".

Marangon ha parlato di criteri concordati con i colleghi sloveni e di lavoro condiviso per una questione di opportunità nel riuscire a dimostrare cosa il Collio abbia di diverso e di più delle altre candidature, vedi ubicazione geografica e clima specifico, particolarità geologiche, eccezionalità tecnologiche, lavorazione agricola e resilienza. Pillon si è addentrata in aspetti linguistici e Cosma si è soffermato su quelli storici, rendendo noto che "una associazione dei viticoltori del Collio/Brda nacque già nel 1872 e fummo capaci di creare la prima strada del vino in assoluto nel 1963, con dépliant scritti anche in sloveno, tedesco, inglese e francese".

L'assessore Gibelli ha poi concluso affermando di essere "soddisfatta del lavoro fatto, anche perché è stato un percorso tortuoso, dove non sono mancate le carenze progettuali e anche un primo fermo causato dai partner sloveni, ma poi siamo andati avanti. Ora, invece, c'è un atteggiamento incomprensibile da parte loro e se prima credevamo fosse più appropriato che la candidatura la presentasse Lubiana dato che l'Italia è il Paese al mondo con il maggior numero di siti Unesco riconosciuti, oggi ritengo sia necessaria un'azione seppure drastica. Entro ottobre ci confronteremo con la parte slovena e poi decideremo come proseguire".

Un atteggiamento che ha trovato sponda nel portavoce dei sindaci del Collio, il primo cittadino di Cormons, Roberto Felcaro, che ha rimarcato che "siamo partner, ma non secondi, della Slovenia e stiamo lavorando tanto e bene con tutti per garantire quegli elementi che servono per il riconoscimento Unesco". Paolo Petiziol, presidente del Gect, ha invece garantito che "sarà a fianco di Regione e Comuni con tutte le possibilità di relazione che il Gruppo europeo esprime. Ma bisogna dialogare con la parte oltre confine se si vuole raggiungere lo scopo, relazionandosi con le persone giuste".

Suggerimento analogo è giunto anche dal consigliere regionale della Slovenska Skupnost, Igor Gabrovec. Dal canto loro, Diego Moretti e Franco Iacop (Pd) hanno evidenziato in una nota che "la candidatura rappresenta un progetto, nato da un protocollo d'intesa del 2015 che ha visto da subito il coinvolgimento della Regione, che riunisce realtà e comunità di un territorio dalla dimensione transfrontaliera. L'auspicio è che il coinvolgimento di tutti i soggetti istituzionali e produttivi non si fermi solo a un atto formale".

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