Stefano Fresi e il 'suo' Quartetto Cetra a Cormons, «è un atto d'amore»

Stefano Fresi e il 'suo' Quartetto Cetra a Cormons, «è un atto d'amore»

l'intervista

Stefano Fresi e il 'suo' Quartetto Cetra a Cormons, «è un atto d'amore»

Di Timothy Dissegna • Pubblicato il 08 Nov 2023
Copertina per Stefano Fresi e il 'suo' Quartetto Cetra a Cormons, «è un atto d'amore»

L'attore romano sarà sul palco martedì 14 novembre insieme a Toni Fornari ed Emanuela Fresi, aprendo la stagione del Teatro comunale.

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Per molti è ancora il chimico Alberto Petrelli nella saga cinematografica di Smetto quando voglio. Stefano Fresi, da allora, ha però interpretato numerosi personaggi tra il grande e piccolo schermo, nonché a teatro. Sarà proprio sul palco la sua prossima fatica, insieme ai compagni di viaggio Toni Fornari ed Emanuela Fresi (ossia i Favete Linguis), aprendo la nuova stagione del Teatro comunale di Cormons. I tre porteranno in scena “Cetra…una volta”, omaggio all’omonimo quartetto che ha spopolato per oltre quarant’anni. Appuntamento martedì 14 novembre, alle 21.

Sarà uno show più comico o musicale?
Avrà moltissimo di entrambi, ma anche di sketch cantati e recitati, come facevano nella loro storia i Cetra. Facciamo anche delle cose non loro ma alla maniera dei Cetra. È un atto d’amore per quel mondo. Strizziamo quindi l’occhio a Linea 1 e a quel periodo storico della televisione. Le persone sentiranno aneddoti di vita vissuta, anche perché abbiamo avuto il piacere di incontrarli nella nostra storia.

Quanto c’è di quella loro esperienza nel panorama culturale italiano di oggi?
La lezione eterna dei Cetra è quella di pensare che la musica qualcosa di altissimo, reverenziale, ma che si può anche parodiare e stravolgere per divertire il pubblico. Per fare questo servono musicisti preparati com’era il quartetto, erano straordinari. Ancora oggi questa lezione vale, così come solo i grandi disegnatori possono realizzare grandissime caricature.

Lei recita con sua sorella, Emanuela Fresi. Com’è vivere il palco “in famiglia?
Io e lei abbiamo fatto tutto insieme in questo mestiere fin da giovani, così come anche con Toni Fornari (che firma anche la sceneggiatura, ndr) ci conosciamo bene sul palco e mi sento sempre al sicuro con loro. Potrei anche buttare via il copione e passare un’ora ad improvvisare insieme a loro.

Che rapporto ha con la musica?
La musica per me è il primo amore, per attore è fondamentale. Quando leggi un copione nessuno ti parla dell’importanza che ha il silenzio. Nella musica invece ha un ruolo fondamentale, se un attore lo avesse presente farebbe pause migliori a teatro di quelle che si sentono oggi.

Da cosa si riconosce una storia che “merita” di essere raccontata e messa in scena?
Come diceva Montale, la poesia non sta solo nelle foglie d’accanto ma anche nei limoni. È la stessa cosa per le storie: si può ironizzare su tutto, qualunque storia può essere fonte di ironia. Chi non ha mai conosciuto la miseria non farà mai ridere nessuno, diceva Totò. Per qualunque storia, dipende da come la racconti.

Anche in un momento dove il politicamente corretto fa paura a molti comici?
Siamo in una fase di passaggio, si esagera un po’ e per arrivare alla normalità si passa per un’esagerazione. Forse arriveremo tra 50 anni a una situazione di equilibrio. Ma finché si parla di quote rosa, ad esempio, il problema non è risolto. Sarebbe da valutare il valore delle persone indipendentemente dal sesso.

Lei ha preso parte a una “saga” come Smetto quando voglio. In un momento storico di “ritorni”, penso alla serie tv Boris, c’è spazio per un nuovo episodio?
(Ride, ndr) Sarebbe da chiedere a Sydney Sibilia (regista e sceneggiatore dei tre film, ndr). L’ho girata ormai 10 anni fa, forse ora dovrei raccontare altre storie. Non so se c’è spazio, certo piacerebbe a molti.

Emanuela Fanelli ha scherzato sul grande spazio che hanno Roma e gli attori romani nel cinema italiano attuale. Lei come vive questa “predominanza”?
Il cinema è pigro e se una cosa funziona diventa trita e ritrita. C’è stata una generazione di grandi attori romani, ma forse la cosa è stata cavalcata troppo. Servirebbe il coraggio per guardare altre cose. Io ho fatto un film georiferito al Veneto, ero l’unico elemento romano in un altro mondo. È possibile raccontare i film fuori Roma e senza i romani, così come ci sono tanti attori romani capaci di recitare anche in italiano e in altri dialetti.

Foto: Toyota/Facebook

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