Stefania lascia il lavoro per la pasticceria in casa: prima Iad a Gorizia

Stefania lascia il lavoro per la pasticceria in casa: prima Iad a Gorizia

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Stefania lascia il lavoro per la pasticceria in casa: prima Iad a Gorizia

Di Timothy Dissegna • Pubblicato il 16 Mag 2023
Copertina per Stefania lascia il lavoro per la pasticceria in casa: prima Iad a Gorizia

L'attività, partita a inizio maggio dopo due anni di studio e un grave lutto in famiglia, che fa capo a un regolamento europeo del 2004.

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Ha scelto di abbandonare un lavoro a tempo indeterminato dopo 23 anni, mettendosi davanti a forno e fornelli. A far scattare la scintilla in Stefania Puzzo, 43 anni residente a Gorizia, è stata un grave lutto familiare e da qui è nata l’idea di stravolgere la propria vita aprendo una delle prime Impresa alimentari domestiche (Iad) in Friuli Venezia Giulia e ancora inedita in città. “Ho lavorato a lungo nel settore educativo - racconta - coordinando asili nido per una società cooperativa in provincia di Udine”.

Lo sgambetto fattole dalla vita, però, l’ha messa davanti a un bivio. “Ho voluto ripartire - prosegue - e ho scoperto la possibilità di aprire un laboratorio a domicilio”. Nella ricerca su cosa fare, si è imbattuta in uno strumento normativo non ancora regolato esplicitamente dalle norme italiane ma disciplinato da un regolamento dell’allora Comunità europea del 2004. Possibilità che dà via libera a questo genere di microproduzioni casalinghe, subordinandole ad alcuni requisiti di igiene come spiegato da Massimiliano Tonelli su Repubblica.

La cucina di casa, infatti, diventa il laboratorio dove poter sfornare pietanze, solo su ordinazione però. “Realizzo dolci per feste di compleanno, sono molto legata alla pasticceria siciliana avendo radici sicule. Ho anche iniziato a collaborare con bed&breakfast e ristoranti goriziani, che mi ordinano torte e altro per i loro clienti”. In Italia si contano una settantina di realtà di questo tipo, di cui quattro nell’estremo Nordest tra Pordenone e Trieste. Puzzo ha così aperto partita Iva e ha studiato come muoversi, ideando il brand “Delizie a go go”.

Lei, peraltro, è goriziana “adottata”: “Vengo da Cividale, ma sono ormai legata a questa città. Ho anche dei sogni e progetti sulla Capitale europea della cultura 2025, come un dolce dedicato”. Nel frattempo, però, vuole farsi conoscere, avendo aperto i battenti a inizio maggio nella sua casa di via Alviano. “Nella taverna di casa - specifica - ho realizzato anche un’area per lo stoccaggio di materie prime e prodotti, che non vengono mischiati a ciò che tengo nel frigo di casa”. Anche nella preparazione di prodotti non ci può essere promiscuità.

“Ho tutte le certificazioni come una normale impresa alimentare” rimarca. Qual è quindi la principale differenza rispetto a una normale pasticceria? “Chi ha un negozio può somministrare in loco, io posso vendere solo su ordinazione. Infatti non ho pronto nulla se non qualche biscotto a lunga scadenza. Preparo e guadagno solo su ciò che cucino al momento”. Il sistema delle Iad, che sono raggruppate nell’associazione nazionale Iad Italia, è nato per limitare il peso burocratico, ma perché esistono ancora poche realtà dopo così tanti anni?

“Certamente serve una cucina grande, anche perché altrimenti logisticamente non ci stai. Poi c’è sempre il rischio dell’ordinazione, altrimenti non guadagni. Io ho lasciato un contratto a tempo indeterminato per uno sgambetto della vita, posso permettermi questo rischio e se nessuno mi ordina chiudo. Ho le spese fisse come tutti, certo non ho utenze in più da pagare rispetto a quelle di casa mia”. La scelta di aprire l’attività, registrata come artigiana, è arrivata anche dopo due anni di studio di ricette e di cosa può offrire il territorio.

“Le Iad storiche - evidenzia - sono nate in grandi città, in contesti piccoli come qui in Friuli è più difficile”. Delizie a go go è raggiungibile su Facebook e Instagram e al numero +39 340 396 4128. Lo sviluppo di questo strumento è stato oggetto anche del lavoro della deputata del Pd Lia Quartapelle: “È un lavoro che molte donne già fanno - aveva dichiarato a Repubblica - quello di adoperare la propria cucina per produrre alimenti e venderli, magari lo fanno in nero. Le IAD sono un modo per passare finalmente alla legalità dal punto di vista fiscale e sanitario”.

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