Irene Topan espone a Trieste, l'arte della giovane artista di Monfalcone

Irene Topan espone a Trieste, l'arte della giovane artista di Monfalcone

L'esposizione

Irene Topan espone a Trieste, l'arte della giovane artista di Monfalcone

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 18 Nov 2022
Copertina per Irene Topan espone a Trieste, l'arte della giovane artista di Monfalcone

Da un lato alcuni ritratti, dall'altro una serie di scatti per «demolire il concetto moralistico di volgarità».

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Sarà inaugurata stasera, 18 novembre alle 19, al Miti Caffè e Vini di via di Torre Bianca 39/b a Trieste l’esposizione fotografica “Phantásia- La grande mostra di Irene Topan”. A esporre sarà la giovane fotografa bisiaca, di Monfalcone, che proporrà una serie di ritratti ma non solo: due le sezioni dedicate, una interamente a trittici e una all’arte dello Shibari/Kinbaku. La mostra sarà visitabile dalle 10 alle 14 e dalle 17.30 alle 21.30, ovvero durante l’orario di apertura del locale.

Irene Topan si appassiona al ritratto negli anni di studio bolognesi, frequentando l’Accademia di Belle Arti e vari circoli fotografici. Inizia a ritrarre persone per raccontare se stessa attraverso l'interazione con loro, ottenendo risultati terapeutici. Quel che ricerca è un mood, un’emozione. I suoi ritratti sono solitamente minimali, ambientati ma senza particolari scenografie. Anche per questo usa spesso il bianco e nero, per ridurre all’essenziale il messaggio. La soddisfazione più grande sta nello stupore del soggetto nel rivedersi nelle foto, risultato di un momento d’incontro e libertà. Si tratta della prima mostra personale per la fotografa che già nel 2016 aveva esposto a un'esposizione collettiva a Bologna. 

Per quanto riguarda i ritratti “amo scattarli perché la foto è conseguenza di una relazione fra me e il soggetto, un dono che la persona mi fa, fra tempo e fiducia. Il soggetto si mette a nudo anche quando è vestito, si espone in tutta la sua realtà e fragilità per me e questo è prezioso. Il risultato è un'espressione di un racconto-emozione”, precisa Topan. “La soddisfazione più grande è quando il soggetto si rivede nelle mie foto e mi dice che lo shooting è stata un'esperienza memorabile, come quando Ashley, la ragazza del trittico, entrò a casa mia rigida, timida e piena di timori, per poi dimenticarsi della mia presenza e iniziare a danzare, bellissima e spontanea”.

C’è poi la seconda parte, quella dedicata allo Shibari/Kinbaku. “Queste due parole si riferiscono al bondage giapponese. Shibari significa semplicemente “legare” (anche i lacci delle scarpe). Kinbaku invece è più specifico, vuol dire “legare stretto”. Questo termine rimanda già più del primo alla dimensione erotica della disciplina giapponese, che si avvale del medium della corda per comunicare con il/la partner attraverso vari tipi di legature del corpo”, racconta Irene.

“Le corde sono solitamente di iuta, ma anche canapa, riso, cocco, lino, e a seconda del materiale della corda, si possono far provare sensazioni diverse e si ottengono differenti risultati estetici. Rigger è la persona che lega, dunque la parte top del rapporto. Bunny è la persona che viene legata, cioè la parte bottom, cedente il controllo”. Sebbene il kinbaku attinga all’Hojojutsu, un’arte marziale usata dai Samurai nel periodo Edo (1603-1868) per trattenere, trasportare e torturare i prigionieri di guerra con funi e corde, esso non è una disciplina antica, bensì moderna e tutt’ora in evoluzione. Ci sono infatti vari stili che si differenziano per estetica, intensità, complessità Seiu Itu, pittore giapponese conosciuto come padre del kinbaku, ha avuto un ruolo cruciale nella codificazione della disciplina. Negli anni ‘30 del Novecento andò incontro a innumerevoli censure per i soggetti ritratti. Il suo processo creativo consisteva nel legare la modella in vari modi, facendo scattare fotografie da usare come ispirazione per la sua pittura.

“Il fatto che scatto nudo ed erotico per me è un fatto ideologico/micropolitico, in questo modo mi espongo per dichiarare la dignità e la celebrazione del corpo, del piacere, della libertà, ovviamente tutto in senso antimoralistico. Il fatto che vorrei contribuire a decostruire ed eliminare il concetto moralistico di volgarità”, conclude Topan. 

Foto di Dominic Jackson, Blackpool, Luglio 2022.

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