La start-up nata tra i banchi del Galilei, l'idea di tre ragazzi di Gorizia

L'idea nata 3 anni fa da un'intuizione, l'obiettivo è unire il digitale con la sfera umana.

Se è vero che una crisi nasconde dietro di sé nuove opportunità, serve un occhio attento per riuscire ad individuarle. Quelli di tre ragazzi di Gorizia lo sono e anche molto vispi, riuscendo ad andare oltre alle difficoltà che la pandemia ha imposto a tutti per pensare a concetti nuovi. Enea Avdullai, Denis Mehic e Luca Bernardis hanno così deciso di scommettere su sé stessi, dando vita a una start-up nel campo informatico. La vera particolarità, però, è che tutti loro sono ancora studenti, iscritti all’Istituto Galilei.

Dai banchi del quarto anno, in questi giorni hanno completato l’iter burocratico per costituire la propria società. Un percorso partito già tre anni fa, dopo una telefonata nel cuore della notte per confrontarsi come mettere in contatto i giovani. Quesito che ha aperto un vero e proprio vaso di Pandora, mettendo in moto la creatività di questi ragazzi, all’epoca appena 15/16enni. Oggi solo Avdullai è maggiorenne, vestendo i panni dell’amministratore delegato della nuova realtà, e le idee continuano a maturare e a moltiplicarsi in scala.

Oltre al trio iniziale, accanto a loro c'è anche il collega Riccardo Freschi, mentre il mentore è il professore di Informatica Michele Tarantino. È stato proprio lui a indirizzarli verso un percorso strutturato, delineando passo dopo passo il loro progetto principale. Si chiama Trednesh e il suo meccanismo ricorda quella di una ragnatela: creando le strutture digitali per un cliente, si inserisce la sua piattaforma all’interno di una piattaforma che possa mettere in contatto soggetti che operano in ambiti simili.

“È una sorta di ecosistema” spiegano. In pratica, un loro cliente può conoscere altre realtà che lavorano in contesti complementari al suo, come un fornitore o un rivenditore, creando dei legami di interdipendenza. Una sorta di LinkedIn applicata a un contesto locale e immediatamente più pratico. Tutto ciò trova sintesi nel termine “software house”, realtà che già esistono in zona ma che questi tre studenti vogliono rielaborare in chiave “etica”, offrendo un servizio diretto di supporto a chi si rivolge a loro. Un modello che sta avendo già riscontri.

Oltre all’aspetto lavorativo, però, i tre guardano soprattutto alla sfera sociale. In questo senso si inserisce la piattaforma FarmGo, prossima a partire che metterà a disposizione le indicazioni utili per trovare una farmacia aperta in città. Uno strumento nato dalla consapevolezza che questi posti sono sempre più centrali in un contesto pandemico, ma anche per gestire i dati esistenti in modo pulito e certificato. C’è poi il portale per indirizzare chi deve iscriversi alle superiori a individuare il percorso migliore, grazie a una profanazione mirata.

Tematiche concrete alle quali il gruppo vuole rispondere “ponendo il fattore umano al centro”, sottolineano più volte. “Tante aziende sono fallite perché non hanno retto il cambiamento. Si è rotto un clima umano, noi vogliamo offrire una zona di comfort per i clienti e i loro clienti”. Ambizione che suona molto da novella Apple, ma i buoni propositi sembrano trovare già una grande determinazione. Uno sforzo, peraltro, fatto in parallelo alla scuola: “Abbiamo conciliato tutto questo con lo studio già da 3 anni, con la passione ciò che si fa è un piacere”.

Nella foto, da sinistra a destra: Denis Mehic, Enea Avdullai e Luca Bernardis

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