Staranzano, Giuseppe Ungherese mette in guardia sugli effetti nefasti degli inquinanti invisibili nell’acqua

Staranzano, Giuseppe Ungherese mette in guardia sugli effetti nefasti degli inquinanti invisibili nell’acqua

AL FESTIVAL DELL’ACQUA

Staranzano, Giuseppe Ungherese mette in guardia sugli effetti nefasti degli inquinanti invisibili nell’acqua

Di Enrico Valentinis • Pubblicato il 24 Mag 2025
Copertina per Staranzano, Giuseppe Ungherese mette in guardia sugli effetti nefasti degli inquinanti invisibili nell’acqua

Il responsabile della campagna inquinamento di Greenpeace Italia racconta storie di diritti negati e della cittadinanza attiva.

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Presentato ieri, 23 maggio, in Sala Delbianco a Staranzano l’appuntamento “Pfas. Gli inquinanti eterni e invisibili nell’acqua”.

Un racconto ed un’analisi eco-scientifica approfondita da Giuseppe Ungherese, esperto e responsabile della campagna inquinamento di Greenpeace Italia, che ha fornito una panoramica sulla natura e i rischi che possono portare li Pfas«Sono delle sostanze inerti, sigla di sintesi chimiche fra carbonio e fluoro, che a lungo andare nel tempo sono inquinanti, non degradabili e molto resistenti all’ambiente esterno» spiega l’attivista romano.

Li Pfas sono presenti da una cinquantina d’anni in molti prodotti del nostro uso quotidiano: dai vestiti al rivestimento in teflon delle padelle antiaderenti e da diverso tempo rappresentano un grave problema ambientale, inquinando falde acquifere e interi ecosistemi.

Esempio per il territorio nazionale è stata la enorme contaminazione di Pfas nella vicina Regione Veneto nel 2013 «In un'area di 180 chilometri quadrati sono stati scoperti dei valori anomali di Pfas in una falda acquifera grande come il Lago di Garda - racconta Ungherese - a causare questa polluzione è stata una enorme fabbrica tessile, che per diverso tempo ha nascosto dati e raggirato tutti i sistemi anti inquinamento»

L’industria in questione era di proprietà di Giannino Marzotto, noto imprenditore vicentino del Novecento, che ha voluto la messa in opera dello stabilimento “Miteni”, eretto inconsapevolmente sopra ad una falda pedemontana, che fornisce tuttora di acqua potabile a diversi comuni della provincia di Vicenza.
Gravi furono anche le ripercussioni sugli abitanti delle zone inquinate: «Le autorità avevano da subito rilevato quantità enormi di Pfas nei valori sanguigni dei residenti - approfondisce l’attivista- seguirono negli anni e mesi successive morti anomale da tumori improvvisi e localizzati».

Un evento di certo impattante e pericoloso che, secondo Giuseppe Ungherese, non è semplice da aggirare, escludendo da subito qualsiasi tipo di bonifica o risanamento dei terreni colpiti «Con le tecnologie di cui disponiamo attualmente è impossibile arginare il problema, sarebbe una sfida enorme anche perchè attualmente non è stato fatto nulla nel prevenire o nel provare a migliorare la condizione attuale» continua rammaricato Ungherese.

Li Pfas, per comprendere al meglio la loro natura, colpiscono come l’amianto, seppure in modo diverso «La loro forma e principio è chiaramente differente, ma colpiscono come l’asbesto, nel momento sono innocui, solo dopo diverso tempo attaccano il nostro corpo irrimediabilmente».

All’incontro hanno presenziato anche l’associazione Benkadì, attiva soprattutto nell’ambito dell’ecologia tessile e Giulia Massolino, comunicatrice scientifica e parte della giunta comunale della nostra regione.

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