Štandrež ricorda Vilma Braini, ecco la scalinata in sua memoria. In centinaia all'inaugurazione

Štandrež ricorda Vilma Braini, ecco la scalinata in sua memoria. In centinaia all'inaugurazione

Il personaggio

Štandrež ricorda Vilma Braini, ecco la scalinata in sua memoria. In centinaia all'inaugurazione

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 20 Set 2025
Copertina per Štandrež ricorda Vilma Braini, ecco la scalinata in sua memoria. In centinaia all'inaugurazione

Nata nel 1928 come Brajnik, aveva militato nella Resistenza ed era stata deportata. Fino alla fine ha raccontato alle nuove generazioni i drammi dei lager e del nazifascismo.

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Partecipata e sentita cerimonia oggi a Sant’Andrea Štandrež per l’intitolazione della scalinata a Vilma Braini nata Brajnik, ricordandone al contempo il percorso di vita, segnato dalla deportazione nei campi di concentramento tedeschi per la sua partecipazione al movimento di liberazione e, dopo la guerra, da una intensa attività sociale, sindacale e politica a livello locale.

Un’intitolazione voluta e richiesta da sette realtà culturali e sportive di Sant’Andrea, ovvero la sezione locale ANPI-VZPI, la società pallavolistica Val, l’associazione sportiva Mavrica, la società sportiva Juventina, l’associazione culturale sKultura 2001, l’associazione culturale Oton Župančič e la società culturale Sant’Andrea, che hanno organizzato la cerimonia in collaborazione con il Comune di Gorizia e con il patrocinio di SKGZ e SSO.

Numerosi i presenti, ai quali si è rivolto il sindaco di Gorizia Rodolfo Ziberna spiegando come «la giunta ha subito sostenuto la proposta di intitolazione della scalinata, avvenuta a meno di dieci anni dalla morte di Vilma, circostanza che ha richiesto una procedura speciale. Vilma è un’icona di Sant’Andrea e dunque di tutta la nostra città», ha sottolineato il sindaco, rimarcando in particolare come lei amasse raccontare ai giovani le dure esperienze vissute durante la guerra e nei campi di concentramento.

A nome dell’amministrazione comunale è intervenuto anche l’assessore Fabrizio Oreti. Successivamente la professoressa Dunja Nanut, presidente del comitato triestino dell’associazione degli ex deportati Aned, ha tracciato un ricordo della vita di Vilma Braini. La targa è stata benedetta dal parroco don Carlo Bolčina e scoperta insieme al sindaco dai nipoti di Vilma, David e Tjaša Corva. Alla cerimonia è intervenuta anche la senatrice Tatjana Rojc.

Prima della conclusione, la vicepresidente nazionale dell’ANED Patrizia De Col ha consegnato una targa commemorativa in cristallo al figlio di Vilma, Sandro Corva. Alla cerimonia si sono esibiti il coro della scuola elementare Fraa Erjavec di Sant’Andrea e un coro misto costituito per l’occasione.

Vale la pena ricordare che Vilma Braini era nata a Gorizia il 14 giugno del 1928. La famiglia è di origine slovena: vive e cresce a Sant'Andrea- Štandrež. Nel 1943 diventa staffetta partigiana dopo che il padre viene arruolato contro la sua volontà nei Battaglioni Speciali e mandato prima a Melfi e poi in Sardegna. Questo episodio e la presa di coscienza dell'oppressione razziale nei confronti degli sloveni le fanno maturare il sentimento di antifascismo che la porterà, dopo l'8 settembre, a collaborare con i partigiani.

Raccoglie, dunque, le armi che i militari italiani abbandonavano per tornarsene a casa, inviandole ai combattenti in montagna. Diventa staffetta partigiana con il nome di Brzostrelka, “mitragliatrice”. È incarcerata due volte per la sua attività di staffetta e informatrice del movimento. Nel 1944 viene deportata in un campo di concentramento nazista, prima a Ravensbruck e poi a Bergen Belsen da cui fa ritorno del giugno del 1945. È stata sindacalista, militante del PCI, consigliere comunale, membro attivo dell'ANPI di Sant'Andrea- Štandrež curando personalmente il monumento dei partigiani del luogo. Nelle scuole ha lasciato un grande ricordo, perché ha accompagnato più volte i ragazzi con il Treno della Memoria a visitare i Lager.

Importante è stato il suo apporto alla trasmissione della memoria ai giovani: nelle scuole ha lasciato un grande ricordo, perché aveva un modo di spiegare la storia ai giovani e di raccontare la sua esperienza che incantava. Aveva accompagnato più volte i ragazzi con il Treno della Memoria a visitare i lager. «Per fortuna ci rimangono le sue interviste e alcuni video in cui la fragile donna d’acciaio ha raccontato la sua vita», aveva ricordato Anna Di Gianantonio alla scomparsa. 

Foto di Eleonora Sartori.

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