IL SOSTEGNO
Solidarietà alla Global Sumud Flotilla, Gorizia fa sentire la sua voce

La manifestazione si è svolta ieri sera alla fontana del Nettuno, dove sono state portate bandiere e barchette dipinte con i colori della terra di Palestina. Solidarietà in campo anche a Monfalcone.
Il sostegno a Gaza nei colori delle barchette di carta, raccolte simbolicamente ai piedi della fontana del Nettuno in pieno centro a Gorizia. La manifestazione si è svolta nella serata del 4 settembre in segno di solidarietà al popolo palestinese e alla missione umanitaria della Global Sumud Flotilla volta a raggiungere le acque antistanti la Striscia. «Abbiamo pensato di ritrovarci in un luogo legato all’acqua per stare vicino alla flotta - interviene il teologo e scrittore Andrea Bellavite – perché la situazione a Gaza è ormai al di là di ogni immaginazione. Pur avendo tutti guardato con orrore agli attentati del sette ottobre, condannati, e auspicando ancora che vengano rilasciati gli ostaggi, ritengo sia un pretesto inaccettabile che miri alla sistematica distruzione della Striscia di Gaza, un vero e proprio genocidio». Un termine che secondo lo studioso riflette la volontà israeliana «di cancellazione di un popolo, a cominciare dai bambini che rappresentano il numero maggiore di vittime».
Una terra trasformata in macerie e distruzione, per la quale nella Sala Grande del Lido di Venezia si è innalzato un applauso durato 24 minuti. In concorso il film della regista Kaouther Ben Hania con “The Voice of Hind Rajab”, dove a gridare non è solo la piccola Hind di sei anni - brutalmente uccisa nel gennaio del 2024 - ma l’intera città martoriata. «Alla Biennale c’era tanta commozione – osserva il giornalista Marko Marinčič – però poi ci si chiede cosa fare. È indispensabile lanciare un segnale come quello della Flotilla, che è una voce forte della società civile europea a premere sui governanti». Dopo la Vuelta che ha costretto ad annullare la tappa spagnola il gruppo “Show Israel the red card” propone di organizzare una manifestazione di protesta contro la partita che la nazionale italiana giocherà a Udine contro Israele. Perché «ogni tempesta inizia con una singola goccia», sottolinea Gaia Mauri citando l’attivista Lorenzo Orsetti caduto in un agguato in Siria. A intervenire è stato anche don Nicola Ban, che ha voluto ricordare come il ricavato della pesca di beneficenza a San Rocco e quello per l’acquisto del libro di don Nandino sia stato devoluto al patriarca Pizzaballa per sostenere la popolazione allo stremo.
«Il Sudafrica – riprende Marinčič – anni fa venne escluso per le politiche di apartheid. Gesti simbolici che andrebbero adottati anche nei confronti del governo di Netanyahu, per far comprendere alla popolazione israeliana che la comunità internazionale non può tollerare oltre». E nel ricordare il recente episodio dei caccia israeliani atterrati alla base militare di Sigonella ha ribadito la necessità di mobilitarsi per prendere le distanze da un governo connivente. Ormai di Gaza City non restano che rovine e calcinacci, laddove l’amministrazione Trump accarezza l’idea di costruire resort. Palazzi sventrati e carcasse di automobili in mezzo alle quali si agitano civili ridotti alla fame e senz’acqua. «La gente viene fucilata mentre si trova in fila per avere un po’ d’acqua o un pezzo di pane – rimarca Bellavite – mentre i bambini vengono massacrati in una pura azione di violenza, fra ghigni di sadici soldati che portano avanti una missione di distruzione. È inaccettabile per il mondo e per gli stessi ebrei che si sono espressi contro. Una tragedia che sta alimentando il vero antisemitismo, quello che Israele stesso sta portando avanti».
A raccontarci l’inferno di Gaza è lo stesso Google Earth i cui ultimi dati risalgono allo scorso dicembre. Lo Sharm Park, un tempo luogo di svago per divertirsi nell’ottovolante o trovare refrigerio in piscina, mostra segni di distruzione e abbandono. A poca distanza sorgeva il Turkish-Palestinian Friendship Hospital, unico centro specializzato nella cura del cancro, raso al suolo dai bombardamenti insieme agli altri ospedali dichiarati da Israele centri di Hamas. Dell’’ombroso Barcellona Garden - in cui i bambini giocavano fra altalene e fontane - è rimasta una spianata di tronchi inceneriti innanzi a quella che una volta era l’Al-Jalil, la scuola per ragazze. L’istruzione è stata interrotta, le moschee disintegrate, i campi da calcio distrutti. E poi c’era la caffetteria sul mare “al-Baqa”, frequentata da artisti e organi di stampa, a luglio centrata in pieno da un missile. A perdere la vita anche il fotografo e regista Ismail Abu Hatab, ospitato a Los Angeles per la sua ultima mostra. Una vita ridotta a niente cancellata dal tempo e dalla storia, come si legge anche nei versi della poetessa Heba Abu Nada uccisa a ottobre del 2023 a Khan Younis: «Non c’è tempo per grandi funerali e adii adeguati/Non c’è tempo: un razzo furioso sta arrivando».
Strade riplasmate in brandelli di ricordi sepolti nella polvere, dove due milioni di persone sono costrette a vivere in appena 50 chilometri quadrati. A testimoniare atrocità e sofferenze anche la coraggiosa reporter Mariam Riyad Abu Dagga, lo scorso 25 agosto vittima di un raid israeliano. Fra le sue storie su Instagram ritroviamo quella di Sham Qudeih, l’addome rigonfio per grave malnutrizione, o quella atroce della piccola Zainab Abu Halib, scomparsa a sei mesi per fame, arrivando a pesare appena due chili. «Questa barchetta – spiega Paolo Zuliani reggendola con delicatezza – l’ha fatta mia nipote di sette anni, ed esprime chiaramente l’abisso di disumanità in cui versa Gaza. Sopra ha scritto “Non si uccidono i bambini e le donne”. Senza gesti profetici si precipita nell’abisso, dobbiamo recuperare i processi di educazione sociale alla pace». Mentre suona la campana di Sant’Ignazio vengono distribuite piccole bandiere, fino a distenderne una grande accanto a quella arcobaleno della pace.
«In questo momento – ribadisce Bellavite – è importante far sentire la propria voce con manifestazioni di piazza. In Italia se ne parla poco, nel resto del mondo milioni di persone stanno scendendo in strada per esprimere il loro disagio di fronte a tanta violenza. Questa Flotilla è un grande segno pacifico e non violento, che richiede non solo la partecipazione di chi è sulle barche ma di tantissima altra gente nel resto del mondo che si sente parte di questo progetto». L’impegno di Bellavite e tanti altri è confluito in un documento a sostegno del Sudafrica, volto a condurre Israele innanzi al Tribunale dell’Aia. La speranza è che il gesto della Global Sumud possa «rompere il silenzio dei governanti». «Sarà difficile – conclude - che le imbarcazioni riescano a raggiungere il proprio obiettivo, ma l’aver creato un movimento di massa così gigantesco è un segnale importante. L’unica personalità che potrebbe realmente incidere è quella del Vescovo di Roma. L’auspicio è che Papa Leone XIV cerchi di andare a Gaza, per accendere i riflettori più sensibili della politica mondiale».
La solidarietà è scesa in campo anche a Monfalcone, dove intorno alle 17.30 una delegazione di cittadini si è riunita presso la scalinata del Porticciolo Nazario Sauro, in un coro che ha unito porti e piazze d’Italia. Dello stesso tenore sarà la manifestazione che si terrà al Molo Audace di Trieste sabato 6 settembre.
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