Il sogno di cantare di Veronika, giovane ucraina fuggita a Gorizia

In fuga dalla guerra e l'arrivo a Gorizia, Veronika sogna di cantare

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In fuga dalla guerra e l'arrivo a Gorizia, Veronika sogna di cantare

Di Timothy Dissegna • Pubblicato il 03 Apr 2022
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La giovane ospite da una famiglia, canterà a San Rocco e sogna di studiare al Tartini.

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Si sarebbe immaginata di arrivare in Italia in tutt’altro contesto, magari per seguire la sua passione per la musica. Invece Veronika Foia, 21enne di Kiev, ha lasciato il suo Paese per sfuggire alla bombe e alla paura della guerra, uno scenario che mai si sarebbe aspettata di vivere ma diventato realtà da oltre un mese. Oggi si trova a Gorizia, ospite di una famiglia italiana che ha dato la propria disponibilità ad accoglierla tramite il tam tam dei social, e qui spera di poter continuare a seguire il sogno di cantare.

In Ucraina, la giovane ha studiato canto lirico e lavorava come insegnante privata con i più piccoli che si avvicinano a questa arte. Il suono della violenza, però, ha interrotto ogni aspirazione, ma la speranza non si è fatta spegnere. “Posso cantare dovunque” spiega lei stessa, nascondendo dietro al sorriso di una persona con tutta la vita davanti la tristezza di chi ha visto il proprio mondo cadergli addosso. La speranza ora è che il Conservatorio Tartini di Trieste accetti la sua richiesta di iscrizione, dopo aver scritto al direttore.

Nel frattempo, da qualche settimana soggiorna a San Rocco, dialogando in inglese e imparando nel frattempo qualche parola di italiano. È arrivata in Italia in pullman, dopo un viaggio in treno vissuto sull’intramezzo dei vagoni perché non c’era più posto. Anche lì, peraltro, è stata stipata come una sardina, con una famiglia intera raggomitola per riuscire a riposare. Adesso vive come ospite, concetto che in Occidente è abituale pensare per chi vive qualche mese all’estero per l’Erasmus o come ragazza alla pari. Non per fuggire dalla guerra.

In patria sono rimasti i suoi genitori, che non hanno voluto lasciare la propria casa, e sua sorella con il marito e il figlio da poco nato. Nella sua nuova sistemazione, Veronika continua a cantare, trovando anche l’aiuto del locale coro parrocchiale. Con loro si esibirà durante le celebrazioni pasquale, in particolare il sabato santo, prendendo confidenza con i testi e il gruppo. La decisione di andarsene dall’Ucraina è arrivata il 6 aprile, mentre non scorderà mai quel 24 febbraio: “Ho sentito le prime esplosioni attorno alle 4.44, tremavo di paura”.

Il destino l’ha fatta incontrare pochi giorni fa con una coetanea ucraina, anche lei arrivata da pochi giorni in zona. Si chiama Kseniya Hrytskova, è laureata in Informatica a Mosca e ora è ospitata nella canonica di Moraro insieme alla madre e al fratello più piccolo. Lei arriva da Kharkiv, città sotto assedio russo, ed è riuscita a raggiungere l’Europa grazie ai corridoi umanitari. Quando sono iniziate a cadere le bombe, stava frequentando online un master dell’ateneo moscovita, ma ha deciso di non proseguire il percorso con quell’università.

La condanna di entrambe verso la Russia è netta, la rabbia e il dolore si mascherano dietro allo sguardo di chi ha poco più di 20 anni. La paura è che l’Ucraina di domani dovrà fare i conti con le cicatrici della guerra, psicologiche ma soprattutto materiali, con mine e ordigni abbandonati che possono essere scambiati per giocattoli. Scene già viste in Siria e, ancora prima, nei Balcani. In ogni caso, dubitano fortemente che il periodo per cui gli è stato concesso il permesso di soggiorno momentaneo sarà sufficiente per sperare di tornare poi a casa.

Nella foto, Veronika (a sinistra) e Kseniya (destra)

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