l'incontro
«Slovenia amica di tutti», Pahor e la presidente del Kosovo a Kromberk

Lubiana preme per l'allargamento dell'Ue ai Balcani. Atteso nuovo vertice della regione.
Ha toccato anche il castello di Kromberk la due giorni in Slovenia iniziata ieri per la presidente del Kosovo, Vjosa Osmani-Sadriu, ospite dell’omologo di Lubiana Borut Pahor. I due hanno raggiunto la località poco distante da Nova Gorica attorno alle 19, per inaugurare la Panchina della Pace che da tempo segue in parallelo l’attività diplomatica della piccola repubblica mitteleuropea. Un Paese “amico di tutti” come ha evidenziato il capo di Stato, che punta a diventare sempre più ponte tra Unione europea e Balcani.
Anche per questo la leader di Pristina è arrivata qui, mentre crescono sempre più le tensioni tra il proprio Paese e la Serbia. “Il Kosovo ha la fortuna di avere un buon amico come la Repubblica di Slovenia - così l’ospite, durante la breve cerimonia nel parco della storica dimora, prima di cenare con le altre autorità - Il sindaco di Nova Gorica ha detto che il Kosovo è la sua seconda casa, lo stesso vale per il popolo kosovaro con la Slovenia. Lubiana è stata al nostro fianco nei momenti molto importanti della nostra esistenza”.
Ha quindi concluso con l’auspicio di poter vedere il prima possibile l’ingresso dello Stato balcanico nella comunità europea. Scenario ad oggi molto lontano, visto anche il nodo internazionale sul suo riconoscimento e l’inevitabile attrito che questo comporta con Belgrado e, di riflesso, con la Russia. Dal canto suo, Pahor ha fatto il punto anche sulle altre sfide della regione per l’integrazione: “La situazione della Bosnia è complicata, deve avere un futuro europeo. Senza di questo, saremo nei guai, i problemi sono gli stessi da 25 anni”.
“È il momento che Bruxelles faccia qualcosa - ancora Pahor - e che dia lo stesso status alla Bosnia dell’Ucraina”. Quanto sta accadendo a Kiev rischia però di bloccare ogni progetto? “Tutto dipende da quello che farà in ottobre la Commissione europea. Ci sarà un nuovo rapporto e la Slovenia farà il tutto il possibile per convincere i Paesi membri ad avviare questo processo per la Bosnia. Non sarà facile né rapido, ma è un momento storico importante anche per la guerra in Ucraina, portando le tre nazioni di Bosnia Erzegovina ad avere un interesse comune”.
Lubiana, in questo senso, organizzerà un vertice il 12 settembre con Albania, Croazia, Serbia, Macedonia, Montenegro e la stessa Sarajevo per arrivare a una dichiarazione “sugli interessi principali della regione e dopo questo scriverò un’altra lettera ai presidenti Charles Michel e Ursula von der Leyen, invitandoli a fare un passo avanti sul tema. Spero ispireremo quelle forze democratiche della regione ad andare avanti, altrimenti quelle che vogliono cambiare le cose con la forza saranno lì e non è bene nemmeno per l’Europa”.
All’incontro era presente anche una delegazione della comunità kosovara residente in città, ricordata anche dal sindaco Klemen Miklavič, che ha esordito parlando in albanese: “Rappresentiamo una specie di melting pot, dal momento che entrambi facevamo parte del Paese precedente (la Jugoslavia, ndr). L'obiettivo di Nova Gorica è acquisire una maggiore riconoscibilità internazionale, soprattutto all'interno dell'Europa come Capitale europea della cultura nel 2025. Vogliamo rafforzare l'idea di Europa come punto di incontro di culture diverse” l’auspicio espresso.
A margine dell’incontro, il ministro della cultura slovena Asta Vrečko è intervenuta proprio sul tema della Capitale transfrontaliera: “Per noi è un progetto importante, è nazionale, e unisce due Stati in unità culturale. È importante realizzare una storia di eccellenza che collega le comunità locali con il governo centrale”. Dopo la cena presso il locale ristorante del maniero, la delegazione - senza Pahor, che ha lasciato il gruppo poco dopo il brindisi - ha raggiunto quindi il Teatro nazionale di Nova Gorica per lo spettacolo finale.
Ha collaborato Julija Rozman, foto di Daniele Tibaldi
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