La sfida dell'università tra Gorizia e Nova Gorica, sindaci e studenti a confronto

La sfida dell'università tra Gorizia e Nova Gorica, sindaci e studenti a confronto

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La sfida dell'università tra Gorizia e Nova Gorica, sindaci e studenti a confronto

Di Timothy Dissegna • Pubblicato il 20 Ott 2021
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Momento di confronto nel polo di via Alviano. Opportunità e cose da fare per le due città.

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Le sfide di Gorizia e Nova Gorica passano per l’università. Lo hanno sottolineato questa mattina i sindaci delle due città, Rodolfo Ziberna e Klemen Miklavič, ospiti nel polo di via Alviano della conferenza organizzata dall’associazione Inside Europe. Un appuntamento rivolto agli studenti di Scienze internazionali diplomatiche e non solo, con il focus diretto sulle città di confine e gli strumenti a loro disposizione per integrare le proprie politiche. Non solo dal punto di vista abitativo, ma anche e soprattutto economico, culturale e sociale.

Proprio su questi temi si sono concentrati i due primi cittadini, ponendo la sfida della Capitale europea della cultura 2025 non come un traguardo quanto come un fine. “La due città sono un laboratorio - ha spiegato Ziberna -, come detto da Mattarella nel suo discorso di fine anno e rappresentano un esempio di esperimento politico da esportare nel mondo”. Parole condivise dall’omologo sloveno, che ha ricordato le diverse fasi storiche vissute da questo territorio, unito fino alla fine della Seconda guerra mondiale e poi segnato dalla Guerra fredda.

“Il ventesimo secolo ha spaccato questa terra - le parole di Miklavič -, qui passava la frontiera delle ideologie, due grandi basi per organizzare lo Stato e la comunità. Prima, però, era un luogo unico che parlava molte lingue”. Nonostante quella frattura della storia, però, le dimostrazioni di voler andare oltre quello stallo non sono mancate, anche quando sembrava impossibile. Il primo cittadino ha quindi ricordato l’impegno degli allora sindaci Michele Martina e Jožko Štrukelj, “uno democristiano e l’altro comunista, che si incontrarono in segreto negli anni Sessanta”.

Un’azione, la loro, fatta tenendo all’oscuro Roma e Belgrado. Poi il tempo è passato e i muri sono crollati, con gli anni Novanta che hanno visto la fine della Jugoslavia e la nascita della Slovenia: “L’indipendenza è stata solo la superficie, è cambiata la struttura statale e ideologica con un ritorno all’integrazione dei nostri due territori”. Un percorso che ha ancora molto da fare, come evidenziato dagli studenti in platea, che hanno evidenziato la mancanza di collegamenti in bus o treno tra le due città, oltre all’assenza di dialogo tra università.

Temi condivisi dai due omologhi, ricordando il lavoro fatto finora per sbloccare il collegamento ferroviario a Šempeter e per modificare le regole sul trasporto pubblico tra i due Paesi. “Lavoriamo su protocollo d’intesa per avere un università sempre più transfrontaliera - ha aggiunto Ziberna -, anche la futura mensa potrà essere usata da studenti sloveni”. L’appuntamento ha visto anche l’analisi accademica sulle realtà di confine e gli strumenti a loro disposizione, anche grazie all’intervento del direttore di Isig, Daniele Del Bianco, su come impostare una buona governance.

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