La sfida dell'energia a Gorizia, quasi 5mila ettari per pannelli fotovoltaici

La sfida dell'energia a Gorizia, quasi 5mila ettari per pannelli fotovoltaici

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La sfida dell'energia a Gorizia, quasi 5mila ettari per pannelli fotovoltaici

Di Rossana D'Ambrosio • Pubblicato il 22 Lug 2023
Copertina per La sfida dell'energia a Gorizia, quasi 5mila ettari per pannelli fotovoltaici

Esperti, imprenditori, amministratori e cittadini a confronto sulle nuove necessità. Biolab installerà nuovi pannelli per ottenere il 30% dell’energia.

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Parola d’ordine: Cer. È l’acronimo che indica le così dette comunità energetiche rinnovabili. Nell’era della crisi energetica, dei cambiamenti climatici, dello stravolgimento delle colture con conseguente diminuzione delle risorse disponibili, la questione delle energie rinnovabili diventa sempre più urgente. I termini posti per l’agenda 2030 stanno per scadere, è giunto il tempo di agire per ottimizzare le risorse. È su questa falsariga che venerdì sera si è svolto l’incontro “L’energia in comune” presso la sala del Kulturni dom, a Gorizia.

«La questione della sostenibilità è di importanza fondamentale soprattutto dal punto di vista dell’agricoltura biologica - ha commentato l’agronoma e ricercatrice Cristina Micheloni - Bisogna mettersi d’accordo per produrre localmente e contribuire alla transizione energetica», anche se «non esiste una ricetta pronta». Spiegando come purtroppo la normativa a riguardo non sia ancora completa. Presente in sala il consigliere comunale Luca Cagliari (Lega), che ha rimarcato l’importanza della sfida legata alla transizione energetica, alla quale la stessa città di Gorizia si sta preparando: «Siamo in attesa delle ultime normative a riguardo».

A entrare nel vivo del problema è stato invece Emilio Gottardo di Legambiente Fvg (nella foto). Forestale in pensione appassionato di energie rinnovabili, si occupa del settore delle comunità energetiche. Dati alla mano, Gottardo ha ammesso come le emissioni di CO2 nel mondo corrispondano a ben 35 miliardi di tonnellate. «Da qui a 30 anni dobbiamo azzerarle», ha commentato schietto. La notizia positiva è che in Friuli Venezia Giulia siamo scesi del 9% in 5 anni, per una media di 2,2% annui, passando da 3 milioni 675mila a 3 milioni 353mila. «Se vogliamo arrivare alla decarbonizzazione dobbiamo raggiungere il 4%», ha decretato.

Osservando come sia ormai indispensabile «voltare pagina, eliminare tutte le combustioni usando le energie rinnovabili. Tutto deve essere decarbonizzato». Una sfida ardua, se si pensa che per l’elettricità ogni anno nella nostra regione si consumano 10.330 gigawattora. Secondo i calcoli, «abbiamo bisogno di installare 8.400 megawatt di potenza». Come? Attraverso il fotovoltaico. L’altra domanda da porsi, allora, è: dove collocarlo? «Su tutte le superfici disponibili». Secondo le stime, la superficie dei tetti disponibili corrisponde a 2.400 ettari, a cui vanno sommati altri 2.400 ettari delle aree degradate, rappresentate da discariche, terrapieni, zone industriali, demani militari e quant’altro.

Ogni anno nella nostra regione si consumano quantità spaventose di gas metano, ben 1 miliardo 433 milioni di metri cubi. Dunque, la potenza da installare corrisponderebbe a circa 13mila gigawatt. Ci restano “solo” 27 anni di tempo, per arrivare al 2050. Per noi umani sono un’eternità, per il nostro pianeta rappresentano solo briciole. «In regione siamo cresciuti di 60 megawatt. Abbiamo ancora un deficit di 420 megawatt, mentre già nel 2030 dovremmo aver installato il 60% dell’energia utile», ha conteggiato Gottardo, ribadendo come «dobbiamo lavorare sul risparmio energetico, ridurre del 50% i consumi elettrici».

Da un lato il risparmio, dall’altro l’efficientamento degli edifici e la produzione di energia pulita. Siamo in ritardo, ma è ancora possibile, soprattutto nell’ottica di considerare l’energia come un bene comune. In questo panorama di un futuro ormai prossimo dovranno sorgere le comunità energetiche, sfruttando soprattutto i tetti dei grandi edifici. Vediamo allora che cosa sono. Si tratta di soggetti no-profit che permettono a persone fisiche, aziende, enti territoriali e religiosi, di unirsi per produrre e condividere energia “pulita”.

Al suo interno si distinguono i “producer”, proprietari dell’impianto; i “consumer”, che beneficiano dell’energia pur non avendo impianto, e infine i “prosumer”, che possiedono l’impianto e beneficiano dell’energia. Il vantaggio economico sarebbe enorme, in quanto consentirebbe di produrre energia locale contrastando la povertà energetica. La comunità diviene così «un soggetto che gestisce il bene energia. Il senso strategico è impedire all’energia prodotta in loco di appesantire la rete nazionale», ha rivelato infine.

Una realizzazione, quella delle comunità energetiche, che deve attraversare diversi step. In primis un incontro formativo. Seguono poi l’individuazione dei confini della così detta “cabina primaria”, la raccolta delle adesioni di partecipazione, nonché lo studio di fattibilità, la definizione di uno statuto prima della realizzazione dell’impianto e da ultimo la richiesta di attivazione della comunità energetica. Per un tempo complessivo che può raggiungere l’anno e mezzo. A prendere poi la parola è stato Massimo Santinelli, amministratore della Biolab che da 32 anni produce alimenti vegetariani e vegani nella nostra città, con attenzione particolare al biologico.

Presente in più di 20 Paesi, l’azienda collabora con marchi del calibro di Pam, Conad, Bio Carrefour, Lidl ed è sottoposta a controlli serrati che vengono superati brillantemente. Con un aumento del fatturato annuo addirittura del 30% in più rispetto al 2022. «Il vegetariano e il vegano hanno una valenza in più», ha affermato Santinelli. Prevedendo di installare sui tetti dell’azienda pannelli fotovoltaici che consentiranno di ottenere il 30% dell’energia, in un’azienda già virtuosa, che riutilizza persino gli scarti dell’acqua di alimenti, inviata a biodigestori per produrre ulteriore energia pulita.

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