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Seime, pignarûl e fugarele accesi dalla Bisiacaria al Friuli: «2024 non positivo»
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Accesi i fuochi in molte località sfidando il meteo, preannunciando però mesi non molto propizi. Anche Medea, Moraro e Mariano del Friuli parlano negativo.
I fuochi epifanici hanno parlato in Bisiacaria. E lo hanno fatto in modo quasi unanime, preannunciando un 2024 non proprio positivo. D’altronde si sa: “Anno bisesto, anno funesto” e il ventinovesimo giorno del secondo mese ci fa sperare già in negativo. Però i fuochi, le seime, i fugaroni avrebbero potuto dire qualcosa di diverso ma così non è stato.
Turriaco si accende, nonostante la pioggia lo abbia abbondantemente inumidito, alle 18: è l’unico fuoco al maschile, il “Seimo”, e la tradizione di questi ultimi anni vuole una liturgia particolare. I giovani del paese, ricevuta la torcia davanti al municipio, si recano a piedi al Canp de Gero, il luogo predisposto a ospitare la pira che si accende alle 18. Un fumo lento, mosso dalla bassa pressione, si alza verso ovest. Il centinaio di persone presenti capisce che non sarà un anno fortunatissimo, per usare un eufemismo, mentre qualche minuto dopo la colonna è andata verso l’alto.
A precedere l’accensione, a cura dei Mistri del Seimo, coloro che l’hanno costruito e preparato, la lettura di una poesia di don Narciso Miniussi a cura di alcuni bambini delle scuole medie. Ma una nube ben più nera di quella del Seimo incombe su questa tradizione: tra un vin brûlé e qualche fetta di salame, il Circolo Brandl fa intendere le difficoltà burocratiche legate alla tradizione del fuoco epifanico, tra autorizzazioni e carte da firmare. Ci si gode la festa, domandandosi fino a quando si potrà proseguire negli anni. La presidente, Elisa Baldo, ringrazia i vari presenti e chi ha consentito a organizzare la serata “in compagnia e allegria, graziati dal tempo”.
A Pieris, invece, il gruppo della Seima de la Barca, attivo dal 1991 ma con una tradizione che va avanti dal 1970, ha acceso la prima Seima per i bambini alle 19 e la più grande alle 20. Anche qui il fumo si leva verso ovest mentre i presenti, sulla strada, guardano in silenzio la colonna verso il cielo. Una Seima che consente, però, di raccogliere fondi a scopi benefici. Quest’anno, in particolare, tutto sarà devoluto ad Ail e Solidea di Romans d’Isonzo.
“Dal 1991 a oggi - racconta Sandro Devidè - abbiamo raccolto 101mila euro, tutti devoluti in beneficienza”. Il gruppo offre ai numerosi presenti, quest’anno in calo causa pioggia, risotto, minestrone, cotechino e varie altre prelibatezze tipiche. “Ci si affida alle aziende del territorio ed è un lungo lavoro. Oltre una trentina di persone che collaborano e danno una mano per la Seima e la serata in generale. Solo per innalzare la befana c’erano 24 persone”. La collaborazione, qui, è stretta con la Polisportiva Pieris e l’amministrazione comunale.
A Vermegliano (nella foto in alto), accesa alle 18 sul Carso a cura della Protezione civile, il fumo va verso ponente e poi dritto: i presenti, numerosi, sentenziano subito il presagio nefasto. C’è, però, un lato positivo, “le tante persone che nonostante il tempo hanno raggiunto il monte per la Seima”, racconta l’organizzazione. “Fa piacere vedere la comunità riunirsi così”.
Anche Redipuglia si accende alle 18, preparata dal Circolo San Giacomo. I più saggi del paese, ricordando i vecchi detti, si tengono più calmi rispetto ad altri paesi: “Fuoco titubante, anno difficile ma interessante”. Anche Medea, Moraro e Mariano del Friuli parlano negativo. Solo Romans d’Isonzo e Sagrado si fanno prendere dall’ottimismo e guardano al 2024 con positività. L’eccezione che conferma la regola? Chissà, “lo scopriremo solo vivendo”.
Foto Ivan Bianchi/Timothy Dissegna/Rinaldo Baldo/Fabio Bergamasco
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