La Sdag fuori dalla lista interporti del ministero, Gorizia chiede la modifica

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La Sdag fuori dalla lista interporti del ministero, Gorizia chiede la modifica

Di Timothy Dissegna • Pubblicato il 14 Mar 2024
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Oltre a Pordenone, nella nuova lista approvata dalla commissione della Camera, resta fuori anche Sdag. Iter avviato già un anno fa per essere inseriti.

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La Sdag di Gorizia punta a entrare nella lista degli interporti del ministero delle Infrastrutture, dalla quale è sempre rimasta esclusa. Una mancanza che risale fin dalla legge 240 del 1990 che istituiva quell’elenco, quando l’area alle porte della città era ancora classificata autoporto e non aveva a disposizione lo scalo ferroviario. Già nell’aprile del 2024, l’ente controllato dal Comune ha fatto richiesta di essere inserito tra i siti di rilevanza nazionale. Un’azione necessaria anche per poter accedere a fondi, con la lista modificata passata in commmissione alla Camera nei giorni scorsi.

«Non c’è solo Pordenone che manca nell’elenco degli interporti che il Senato si appresta ad approvare, anche dello Sdag di Gorizia non c’è traccia. Eppure Sdag è interporto dal maggio del 2022, quando l’assemblea votò la modifica statutaria apposita diventando “complesso infrastrutturale interportuale”». Ad affermalo è in una nota il capogruppo in Consiglio regionale del Partito democratico, Diego Moretti, commentando la nuova legge quadro sugli interporti all'analisi del Senato. Effettivamente, Sdag aveva già intrapreso contatti in questa direzione, complice il ruolo ormai assunto nella regione.

«Una modifica di Statuto frutto di una crescita costante che nel 2021 ha visto un aumento di quasi il 20% nel 2020 delle soste dei camion», così ancora il dem, che vede in questo passaggio la possibilità di «poter accedere ai cospicui fondi europei a favore della logistica: in questo senso rivolgo un appello all’assessore Amirante e ai parlamentari del Friuli Venezia Giulia affinché vi sia l’inserimento del polo di Sant’Andrea in aggiunta a quelli già previsti dalla norma». Un appello accolto dalla senatrice dem Tatjana Rojc.

Nel frattempo, il presidente dell’interporto Giuliano Grendene rileva che, già un anno fa, era stata indirizzata una lettera a Comune di Gorizia, Regione e all’Unione interporti riuniti
 (Uir) per far presente la propria situazione, chiedendo supporto nell’iniziativa. «C’è da tempo la volontà di rivedere la norma, perché esclude realtà che oggi avrebbero diritto a farne parte» spiega. Attualmente, nei 24 hub inseriti nell’elenco del dicastero, il Friuli Venezia Giulia ne conta due: Cervignano del Friuli e Fernetti.

Sdag ha quindi inviato un’approfondita relazione sulle sue attività, così come i progetti in campo come quello della “lunetta italiana”, l’ormai noto raccordo ferroviario da realizzare il cui costo stimato è di 12 milioni di euro, tra la linea internazionale Gorizia-Vrtojba-Nova Gorica (su cui è innestato il terminal intermodale) e la linea nazionale Trieste-Udine. Come scritto sopra, a prendere posizione è stata Rojc, che ha ha contattato il collega Lorenzo Basso, vicepresidente della commissione competente del Senato.

«I casi segnalati delle esclusioni di Pordenone e di Gorizia - precisa la dem - non sono purtroppo gli unici a livello nazionale. Certo per quanto riguarda il Friuli Venezia Giulia la rete degli interporti costituisce un’autentica nervatura logistica che si interfaccia con ferrovie, porti e aeroporti. L’obiettivo di ‘fare sistema’ qui non dovrebbe lasciare isolato nessuno». Poter entrare in quell'elenco, come spiegato da Moretti, permetterebbe infatti di poter beneficiare della "torta" di contributi da parte del ministero dei Trasporti, utili per incrementare gli investimenti sul polo.

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