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Scuola, 139 Comuni uniti in Friuli contro il rischio chiusure
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Il presidente dell'assemblea dei comuni chiede un incontro con l'Ufficio scolastico regionale, «diritti delle minoranze linguistiche misconosciuti»
Il futuro delle scuole del territorio, alla luce di dimensionamenti e chiusure di plessi - l'ultima relativa alle elementari di San Michele del Carso -, torna tema di discussione. A intervenire per cercare di trovare una soluzione a diversi contesti è Daniele Sergon (nella foto), sindaco di Capriva e presidente dell'Assemblea di comunità linguistica friulana, che ha chiesto un incontro con la dirigente dell’Ufficio scolastico regionale, Daniela Beltrame, per aprire un dialogo in vista dei prossimi due anni scolastici. L'obiettivo è sfruttare le opportunità offerte dalla presenza delle lingue minoritarie e dell'autonomia regionale.
Pronte al confronto sono i 139 Comuni che aderiscono al sodalizio. “Come amministratori – anticipa Sergon – vediamo in prima persona come da anni il calo demografico abbia un impatto crescente sul mondo della scuola. C'è una grande difficoltà a raggiungere le varie soglie minime previste per legge, in particolare quella di 15 alunni per classe. Negli ultimi quattro anni, in particolare, le criticità sono esplose e in molte comunità le istituzioni scolastiche sono state costrette a tagliare il numero delle classi, con conseguenti riduzioni di organico, e talvolta addirittura a chiudere interi plessi".
"C’è anche il problema nelle classi che rimangono attive - rimarca -, in cui in alcuni casi si va oltre ai 20 studenti con conseguenze per la didattica. Dall'altro lato c'è la riorganizzazione dei plessi stessi, che proprio in queste giornate è materia di lavoro e di interesse per Regione e Comuni. Confidiamo che prima di procedere con le scelte si possa ascoltare la voce del territorio, aprendo un tavolo di confronto, anche per quello che riguarda le diverse specificità delle zone friulanofone della nostra regione, favorendo sinergie tra istituti comprensivi vicini e omogenei come caratteristiche”.
Una soluzione può arrivare dal decreto del presidente della Repubblica 81 del 2009 sulle "Norme per la riorganizzazione della rete scolastica e il razionale ed efficace utilizzo delle risorse umane della scuola", che recepisce le precedenti norme di tutela delle minoranze linguistiche stabilite nella legge 482 del 1999. Infatti, alla pari con quanto previsto per le zone montane e le isole, anche nelle aree geografiche abitate da minoranze linguistiche (come è riconosciuto il Friuli Venezia Giulia con friulano, sloveno e tedesco) possono essere costituite classi, per ciascun anno di corso, con un numero di alunni inferiore al numero minimo e comunque non inferiore a 10 alunni.
Analogo provvedimento è previsto per le scuole secondarie di primo grado. Numeri che permetterebbero anche di salvaguardare l’autonomia di diversi plessi scolastici. “Sarebbe la soluzione ideale, in una Regione a statuto autonomo come la nostra – sottolinea Sergon – per risolvere tali problematiche scolastiche. Purtroppo in passato, da sondaggi effettuati da diversi sindaci nelle scuole del territorio, è emerso che in diversi casi i diritti delle minoranze linguistiche, pur riconosciuti giuridicamente, sono misconosciuti o non vengono tenuti nella debita considerazione, peraltro con un danno per la loro stessa organizzazione e attività".
"Se gli Istituti scolastici sfruttassero queste opportunità, specialmente nell'epoca post-pandemica che stiamo vivendo, si potrebbe ridurre il rischio di riduzione delle classi e di chiusura di plessi nonché agevolare una didattica più inclusiva, sia in considerazione della presenza di allievi con disturbi specifici dell'apprendimento e bisogni educativi speciali, sia per la presenza in alcune comunità di contesti sociali eterogenei, flussi migratori notevoli e alto rischio di dispersione”.
L'Assemblea è pronta a sostenere l'amministrazione regionale in questo impegno. “Perché – conclude Sergon - questa Regione può restare a Statuto speciale se, e solo se, saprà difendere le sue minoranze linguistiche esistenti, anche in ambito scolastico. Non dimentichiamo infatti che senza di esse, questa Regione, rischia la sua specialità. Siamo al fianco dell’Amministrazione regionale in questo cammino, pronti a dare il nostro contributo e le nostre proposte”.
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