Gorizia, allievi del D'Annunzio alla scoperta delle pandemie a Legnaro

Gorizia, allievi del D'Annunzio alla scoperta delle pandemie a Legnaro

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Gorizia, allievi del D'Annunzio alla scoperta delle pandemie a Legnaro

Di Redazione • Pubblicato il 03 Mag 2023
Copertina per Gorizia, allievi del D'Annunzio alla scoperta delle pandemie a Legnaro

Gli studenti hanno approfondito come monitorare l’evoluzione degli agenti patogeni alla ricerca di nuovi farmaci in grado di bloccarli, o vaccini.

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Si è svolto oggi l'atteso incontro fra gli studenti dell'indirizzo Biotecnologico Sanitario-Ambientale dell'Istututo D’Annunzio di Gorizia e i ricercatori dell’Istituto Zooprofilattico delle Venezie, la stessa struttura dove ha lavorato Ilaria Capua prima di trasferirsi negli Stati Uniti. Un’esperienza ricca di stimoli nell’ambito della ricerca scientifica: dopo un incontro con il Calogero Terregino, direttore del centro di referenza nazionale e mondiale per l’influenza aviaria e la malattia di Newcastle, gli studenti si sono recati in visita ai laboratori di Legnaro (Padova).

Con loro c'erano gli insegnanti e i referenti Roberto Perin, Laura Lucchese, Cristina Dalla Pozza, Letizia Ceglie e Marta Vascellari, oltre che con la gentile collaborazione di Claudio Mantovani. Qui i ragazzi hanno potuto immergersi nella realtà sperimentale di strutture all’avanguardia, con un livello di biosicurezza BSL 3 per il quale l’accesso è consentito solo a personale esperto e almeno in coppia. Gli Istituti zooprofilattici sono 10 in tutta Italia, con la mission di operare per il miglioramento della salute pubblica. Sono enti che svolgono attività di controllo e sorveglianza, nell’ambito della salute animale, dei rischi alimentari e delle zoonosi.

Si tratta di organizzazioni istituite da leggi nazionali e regionali come strumento tecnico-scientifico del Servizio sanitario nazionale, che svolgono attività rivolte a diversi utenti, dal ministero della Salute alle Aziende sanitarie locali, fino al cittadino. Le attività delle quattro classi si sono incentrate sull’Istopatologia animale e sulle metodiche diagnostiche di Microbiologia e Biologia molecolare, alcune messe in campo allo stesso D’Annunzio. Venute alla ribalta con la pandemia, che ha spinto la popolazione a raccogliere informazioni non sempre corrette, le Scienze microbiologiche rappresentano un’arma indispensabile.

Attraverso di loro si può monitorare l’evoluzione degli agenti patogeni alla ricerca di nuovi farmaci in grado di bloccarli, o vaccini, come è accaduto per il coronavirus. Una parte di virologia si è svolta al D’Annunzio in un incontro preparatorio con Terregino, il quale ha ricordato come “virus a bassa patogenicità possono mutare in forma aggressiva”, e dove si è approfondito il caso dell’influenza aviaria, che “ha come serbatoio gli uccelli acquatici, i quali migrano da un Paese all’altro: si riproducono in Kazakistan e raggiungono l’Italia verso fine settembre, portando con sé il virus nell’intestino e sul piumaggio. Si fermano nelle aree lagunari, così che l’acqua rappresenta un veicolo di trasmissione”.

Se negli anatidi non dà una malattia grave, il rischio è soprattutto verso gli uccelli che cercano ristoro nelle aree di riserva protetta, provenienti da territori molto distanti. Nel Friuli Venezia Giulia spiccano Marano Lagunare, l’Isola della Cona e Valle Cavanata, che rappresentano luoghi di incontro e rimescolamento. Qui sverna, negli ultimi anni, il meraviglioso fenicottero rosa, di cui è già stata accertata una positività nell’oristanese. L’aspetto fondamentale su cui si sofferma allora l’Organizzazione mondiale della sanità è la necessità di mantenere alto il livello di attenzione.

In particolare nella misura in cui un ipotetico spillover verso gli esseri umani sarebbe causa di una nuova pandemia di fronte alla quale “non dobbiamo farci cogliere impreparati”. Scenari ipotetici, ma di rilevante ricaduta sull’economia globale. Si è approfondito poi il caso del virus della West Nile, trasmesso dalla Culex pipiens (la nostra zanzara comune): “Da noi la Wnd è ormai endemica, favorita anche dai cambiamenti climatici, con estati anticipate e fiumi pressoché inesistenti nei periodi estivi, motivazione che ha spinto le zanzare a spostarsi nelle aree antropizzate".

"Non essendoci ancora vaccini, le uniche strategie a disposizione dei cittadini sono rappresentate dall’utilizzo di zanzariere, dai repellenti cutanei e dallo svuotamento dei sottovasi dove si trasformano le larve”, ha concluso Terregino. Un’attività di Percorsi per le competenze trasversali e per l'orientamento che si è rivelata di fondamentale importanza per le classi terminali coinvolte, sia in preparazione all’esame di Stato ormai alle porte, sia come occasione di crescita formativa e professionale.

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