A Savogna arrivano 750 pecore, il pastore Stefu: «È il lavoro più bello»

A Savogna arrivano 750 pecore, il pastore Stefu: «È il lavoro più bello»

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A Savogna arrivano 750 pecore, il pastore Stefu: «È il lavoro più bello»

Di Eliana Mogorovich • Pubblicato il 26 Gen 2023
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Il ritorno del gregge sul territorio, il racconto della transumanza. La serenità e il pericolo di lupi e sciacalli.

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Se qualcuno domandasse “qual è il lavoro più bello del mondo?” molti penserebbero a posizioni di responsabilità, dove possibilmente si riesca a guadagnare bene. La mente andrebbe a ruoli dirigenziali, a lavori di ufficio fatti al caldo in inverno e al fresco del condizionatore in estate, magari pure a contatto con persone importanti con cui condividere cene di lusso e aperitivi in locali glamour. Stereotipi, facendo coincidere la soddisfazione lavorativa con il benessere economico, forse senza essere davvero convinti della nostra risposta.

Brillano gli occhi invece a Stefu Ionel (nella foto) quando afferma che, certo, il suo è il più bel lavoro del mondo: il pastore. Lo incontriamo a Savogna d’Isonzo, nei campi dietro il discount, assieme alla compagna, al nipote e al centro delle 750 pecore (fra cui circa 350 agnellini) che condivide con il socio Pietro Faidutti, originario di San Leonardo nelle Valli del Natisone. Natio della Romania, Stefu vive in Italia dal 2010 e qui ha sempre lavorato come pastore, diventando nel 2014 conduttore di gregge. Un’attività che ha imparato dai genitori e dai nonni e a cui è tornato dopo aver provato a prendere altre strade, impiegandosi come tornitore, muratore e perfino barbiere.

Eppure il richiamo della vita all’aperto è forte e lui si sente pienamente a proprio agio in un lavoro per il quale, lo sottolinea più volte, la qualità fondamentale resta il rispetto: «Per i luoghi in cui ci si muove, per i proprietari dei campi in cui si portano le pecore e per gli stessi animali». È la seconda volta che il pastore arriva a Savogna, la prima però con un gregge tutto suo: «Lo scorso anno Pietro e io siamo venuti qui come dipendenti di un proprietario del bellunese ma non ne condividevamo il modo di lavorare, così a luglio abbiamo creato una nostra società. Siamo sempre in movimento, viviamo nelle roulotte e fra circa tre settimane ci rimetteremo in cammino verso Palmanova e poi Sappada».

In cammino? Chiarisce: «Sì, il gregge si sposta camminando per quanto possibile nei campi ma a volte siamo costretti a passare sulle strade. Per attraversare il ponte fra Gradisca e Sagrado ci ha accompagnato la polizia locale, ci abbiamo impiegato sette minuti grazie ai nostri quattro cani pastore che sono indispensabili nel momento in cui, per esempio, dobbiamo sgombrare la strada perché c’è un’ambulanza che deve passare. Quando andiamo in montagna dobbiamo per forza di cose camminare sulla Pontebbana, non ci sono alternative: cerchiamo di partire la mattina presto, ma la domenica capita che, bloccando il traffico, le persone storcano il naso».

«Loro vanno a divertirsi, noi stiamo lavorando: eppure non manchiamo di chiedere scusa per il disagio che creiamo». Accanto alle pecore ci sono anche due asinelli, indispensabili per portare il cibo per i cani e le tende sui sentieri di montagna: tende che, a loro volta, sono indispensabili per dormire accanto al gregge, ultimamente sempre più insidiati dai lupi (e, nella zona di Savogna, anche dagli sciacalli). Certo oggi è una bella giornata, magari il vento è fastidioso, ma quando piove? «Noi siamo felici quando piove: la pioggia è un dono di Dio e senza di lei nessuno può vivere».

E quali sono i rapporti con le persone della zona? «Il rispetto è fondamentale: noi prima di venire a Savogna abbiamo chiesto i permessi in Comune e ai proprietari dei campi. Pensi che in Carnia aspettano il nostro arrivo perché grazie alle pecore abbiamo fatto rinascere i campi. Quando andremo via da qui ci hanno chiamato a San Floriano e a Mossa per pascolare i vigneti, evitando così l’uso di diserbanti per avere quindi prodotti più naturali. Qui a Savogna le persone ormai ci conoscono: qualcuno ci porta addirittura dei vestiti, qualcosa da mangiare o una bottiglia di vino. Per me, noi siamo le persone più felici del mondo – afferma con un sorriso sincero - non invidio assolutamente chi passa la giornata davanti al computer».

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