I DATI
Sanità pubblica, il rapporto della Fondazione Gimbe svela le crescenti criticità del Friuli Venezia Giulia: mancano i medici di base, in calo l'accesso alle cure

A commentare alcuni passaggi è Rossella Rizzatto, responsabile per Gorizia della Rete Civica #SalviamoSsn. Ritardi nell’attività degli Ospedali di Comunità previsti da risorse Pnrr.
È stato presentato l’8 ottobre alla Camera dei Deputati l’ottavo Rapporto sul Servizio Sanitario Nazionale della Fondazione Gimbe. Un documento che fotografa le crepe profonde e lo stato di criticità che affliggono la sanitò pubblica italiana: condizioni che si riflettono anche in una regione storicamente considerata modello di efficienza, ovvero il Friuli Venezia Giulia.
A commentare personalmente i dati del rapporto è Rossella Rizzatto, responsabile per il Nucleo provinciale di Gorizia della Rete Civica #SalviamoSSN, istituita dalla Fondazione Gimbe. Il primo «segnale d’allarme» da sottolineare è la rinuncia di una crescente parte della popolazione regionale ad almeno una prestazione sanitaria nel corso del 2024: durante lo scorso anno, il problema legato al peggioramento dell’accesso alle cure ha toccato oltre 101 mila cittadini del Fvg, l’8,5%, un dato «leggermente migliore della media italiana (9,9%) ma in aumento di 3,4 punti percentuali rispetto al 2023», scrive Rizzatto. «Le cause sono molteplici: tempi d’attesa insostenibili, carenza di personale, difficoltà economiche e crescente ricorso alla sanità privata».
Dal rapporto Gimbe emerge anche una non trascurabile fragilità sull’argomento medicina di base. Sono ben 151 i professionisti che mancano per raggiungere quello che sarebbe il rapporto ottimale di un medico di medicina generale ogni 1.200 cittadini: attualmente, però, a superare il massimale di 1.500 assistiti è ben il 52,4% dei medici di base. Nel contempo, illustra Rizzatto, «tra il 2019 e il 2023 i medici di famiglia sono calati del 12,9%. Situazione analoga per i pediatri di libera scelta: il Fvg ne conta 18 in meno del fabbisogno stimato, e entro il 2028 ben 29 andranno in pensione. Un problema che rischia di lasciare senza riferimento migliaia di famiglie».
Tale quadro è ben poco confortante, poiché la «riduzione del numero di medici e l’aumento del carico di pazienti rompono il rapporto di prossimità: le visite domiciliari diminuiscono, la presa in carico diventa più difficile, questo indebolisce la continuità delle cure e aumenta il rischio di ritardi diagnostici e ricoveri evitabili», andando a colpire soprattutto «anziani, pazienti cronici e chi vive da solo» e nelle aree montane e più interne della regione.
Il calo di medici di base e pediatri fa inoltre vacillare uno dei pilastri stessi del Pnrr in campo sanità: il Piano, infatti, punta molto sul rafforzamento dell’assistenza territoriale (Case e Ospedali di Continuità) mediante le sue risorse. Ambito la cui realizzazione, fa notare la responsabile provinciale di #SalviamoSSN, procede «a velocitò diverse»: «A fronte di 32 Case della Comunità previste, 30 hanno attivato almeno un servizio; tutte le Centrali Operative Territoriali sono operative, ma soltanto 3 dei 15 Ospedali di Comunità programmati (20%) risultano attivi. Un ritardo significativo per un territorio che invecchia rapidamente e ha bisogno di strutture intermedie tra ospedale e domicilio». «Senza professionisti in numero adeguato – così ancora Rizzatto - le strutture rischiano di restare “scatole vuote”, prive di personale stabile per garantire la presa in carico integrata».
Sospiri di sollievo, invece, per quanto riguarda le prestazioni nella prevenzione e nell’assistenza distrettuale, con buoni risultati rispetto alle «più deboli» performance in ambito ospedaliero. «Il saldo della mobilità sanitaria resta lievemente negativo (-11,8 milioni nel 2022), con più debiti che crediti verso altre regioni – cita Rizzatto - tuttavia, il Fvg risulta adempiente ai Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) con un punteggio di 235 su 300, in miglioramento rispetto al 2022 e in 9ª posizione nazionale».
Rizzatto conclude sottolineando il richiamo della Fondazione Gimbe rivolto a istituzioni, professionisti e cittadini per un «triplice patto per il rilancio del SSN: politico, sociale e professionale. Politico, per riconoscere nella sanità pubblica un pilastro della democrazia; sociale, per responsabilizzare i cittadini; professionale, per superare i corporativismi e rimettere al centro il bene comune. Perché, come ricorda il Rapporto, se la Costituzione tutela il diritto alla salute di tutti, la sanità deve essere per tutti. Anche in Friuli Venezia Giulia, dove dietro i numeri virtuosi si nasconde una crescente diseguaglianza di accesso che rischia di minare uno dei principali presìdi di coesione sociale del nostro Paese».
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