San Canzian, la conferenza sugli scavi si trasforma in dibattito davanti la chiesa

San Canzian, la conferenza sugli scavi diventa in dibattito davanti la chiesa

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San Canzian, la conferenza sugli scavi diventa in dibattito davanti la chiesa

Di Eliana Mogorovich • Pubblicato il 24 Nov 2023
Copertina per San Canzian, la conferenza sugli scavi diventa in dibattito davanti la chiesa

Il comitato Cantia Vera accende il confronto davanti il sagrato della parrocchiale. Il sindaco Fratta ribatte, «nessuna colata di cemento».

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È iniziata come un’innocua conferenza all’interno del Centro Civico, è proseguita con uno scoppiettante scambio di opinioni davanti al sagrato della chiesa parrocchiale dei Santi Martiri. Da una parte l’amministrazione comunale e la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del FVG, dall’altra i cittadini che hanno sottoscritto la petizione proposta dal Comitato Spontaneo “Cantia Vera”; in mezzo: gli archeologi che con passione hanno lavorato dal 28 aprile al 24 ottobre per recuperare lacerti di un passato che, seppure in parte reso noto già negli anni Sessanta, adesso ha offerto nuovi spunti di studio.

La questione è delicata e appassiona l’intera popolazione di San Canzian d’Isonzo, consapevole di avere in mano un potenziale tesoro cui non vuole rinunciare, che desidera esibire e rendere turisticamente appetibile ma che conosce anche l’importanza della conservazione di questo stesso patrimonio. La presentazione dei risultati degli scavi effe(che dopo una stima iniziale di 140.780 euro sono costati al Comune 200.750) si è tenuta questo pomeriggio richiamando una vera folla di interessati all’interno del Centro Civico. 

Ad illustrare gli interventi effettuati nell’area antistante la Chiesa sono stati gli stessi archeologi che hanno lavorato al progetto, Luca Ventura, Dario Innocenti e Federica Codromaz, che hanno contestualizzato la propria attività di scavo nell’ambito della campagna che ha interessato l’area cinquant’anni fa. Sono stati così riportati alla luce i mosaici già noti e si è cercato di inquadrarli nella stratificazione di pavimentazioni ed edifici, mentre è stata scoperta una necropoli di cui al momento è stata scavata solo una piccola porzione, costituita da quattro grandi sepolture collettive, risalenti a un periodo compreso fra la metà del IX e la fine del X secolo, che custodivano i resti di 35 persone.

Al termine dell’illustrazione dei lavori, l’assemblea si è spostata nell’area archeologica per poter vedere dal vivo ciò che finora era stato solamente illustrato con l’ausilio delle slide. Ed è proprio al termine della presentazione degli scavi che sono fioccate le domande, rivolte innanzitutto al sindaco Claudio Fratta e successivamente allo stesso sovrintendente Andrea Pessina. Il contenzioso riguarda l’intenzione dell’amministrazione, sostenuta dalla sovrintendenza, di ricoprire gli scavi con una pavimentazione in grado di rendere nuovamente agibile il sagrato e permettere la conservazione dei mosaici che, essendo appunto stati ricoperti dopo la luce vista negli anni Sessanta, hanno mantenuto inalterata la loro bellezza e lucidità. 

Dall’altra parte, i cittadini contestano i lavori previsti perché non permetterebbero la fruizione di questi reperti da parte loro e di eventuali turisti, considerando inoltre inutile – qualora si provvedesse alla nuova copertura – la spesa finora sostenuta dal Comune. «Il primo problema è la conservazione dei resti – ha risposto Pessina cercando di arginare il disappunto dei membri di “Cantia Vera”: tutti gli archeologi da tempo sanno che, quando una cosa è stata messa in luce, inizia a deperire sia perché se scoperta ci piove sopra, sia perché con il freddo deve contrastare l’azione del gelo e del disgelo. A

vere una superficie archeologica aperta vuol dire aprire un debito da qui all’eternità perché non solo dovete calcolare quanto può costare completare gli scavi e fare una copertura adeguata, ma ci sono naturalmente i costi di manutenzione annui e, anche con le migliori intenzioni, non si riuscirebbe mai ad arrestare completamente il degrado». Molti dei presenti hanno obiettato che, in altri siti, sono state utilizzate superfici vetrate per coprire e rendere comunque visibili mosaici o rovine, ma – ha spiegato il sovrintendente – l’appannamento del vetro dall’interno produce comunque umidità e, contemporaneamente, nascerebbe della vegetazione che andrebbe a intaccare i reperti rendendo indispensabile una periodica pulizia possibile solo “infilandosi” sotto la struttura. 

Rossella Tortul, in rappresentanza del Comitato, ha ribattuto carte alla mano: «Abbiamo qui una petizione firmata da 340 cittadini per rivedere il progetto con delle varianti» che, nella fattispecie, consistono nella sospensione della chiusura per mantenere in vista il mosaico con adeguata protezione a filo del pavè, la cancellazione della prevista pavimentazione in pietra giallo-rossa sopra l’area della basilica del V-VI secolo per permettere la ripresa degli scavi e la visibilità dei mosaici. La decisione invece di chiudere l’area viene interpretata come una scelta politica, idea rigettata con decisione dal sindaco, criticato anche perché al momento della presentazione del progetto alla cittadinanza, nel 2021, non aveva proposto alcun confronto preliminare con i sancanzianesi.

«La petizione verrà giustamente accolta, protocollata e verrà valutata ma oggi abbiamo sentito degli esperti, abbiamo investito dei soldi sulla riqualificazione del sagrato e adesso procederemo con il lavoro di rifacimento. Scelta politica? Questa è la scelta della mia amministrazione». Immediatamente dopo ha preso la parola Maurizio Buora, archeologo intervenuto in veste di privato cittadino: «Il problema grosso, grossissimo è: come mantenere in vista questi resti?

Il Comune ha un ufficio tecnico capace di progettare questo? Mi permetto di dubitare, sulla scorta di quello che è stato fatto per la precedente progettazione imposta alla cittadinanza e spero che questi errori non si ripetano più perché se i sancanzianesi sono comproprietari devono anche dire la loro. Se io fossi un cittadino direi: caro sindaco, caro assessore alla Cultura visto che San Canzian è così importante perché non fai un progetto a vasto respiro con il quale andare alla regione a chiedere più fondi?». 

Il sindaco ha ribattuto che non si tratterà di gettare una colata di cemento ma di realizzare una pavimentazione che si possa aprire in qualsiasi momento per poter anche successivamente continuare gli scavi e si tratterà di una soluzione volta a valorizzare San Canzian. Si è poi espressa, da parte di un cittadino, l’idea di avvalersi delle nuove tecnologie per rendere fruibile questa ricchezza archeologica ricostruendo con la realtà virtuale l’area degli scavi che potrebbe così essere vista attraverso visori 3D. Il sole nel frattempo era calato sulla zona antistante la chiesa, ma certo le polemiche e il dibattito sono lontani dal tramontare.

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