Ronchi, l'organo restaurato di San Lorenzo torna finalmente a suonare

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Ronchi, l'organo restaurato di San Lorenzo torna finalmente a suonare

Di Salvatore Ferrara • Pubblicato il 04 Feb 2024
Copertina per Ronchi, l'organo restaurato di San Lorenzo torna finalmente a suonare

Il concerto inaugurale sarà giovedì 7 marzo ma già oggi lo strumento suonerà dopo la benedizione. Dirigerà Vanni Feresin.

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In questi giorni sono stati completati i lunghi ma necessari lavori all'organo della chiesa parrocchiale di San Lorenzo martire. I lavori si sono conclusi venerdì 2 febbraio nel pomeriggio e già domani, domenica 4 febbraio durante la messa parrocchiale delle 11 l'organo restaurato sarà benedetto dal parroco, monsignor Ignazio Sudoso, e, per l'occasione, il coro Sacri Cantores Theresiani eseguirà la Messa Cerviana di monsignor Lorenzo Perosi composta nel 1897 a tre voci maschili. Dirigerà Vanni Feresin, all'organo l’organista di San Lorenzo, Ivan Bianchi. Il concerto inaugurale dell'organo, invece, si terrà giovedì 7 marzo alle 20 subito dopo la messa in ricordo di don Renzo che sarà celebrata alle 19. A sedere all'organo per il concerto sarà l'organista della Cattedrale di Trieste, Riccardo Cossi.

Dopo una prima fase durata due settimane, i tecnici e operai della ditta Mascioni di Azzio, in provincia di Varese, sono tornati a Ronchi dei Legionari nella settimana appena passata per proseguire i lavori di restauro e di rifunzionalizzazione dell’organo del 1929 targato Vincenzo Mascioni. Una serie di lavori che consentiranno di risentire lo strumento così come era stato concepito e realizzato negli anni Venti. Inaugurato il 20 aprile 1930, l’organo ronchese, secondo quanto riportato nel volume curato da Nassimbeni e Stella, vi era in precedenza un organo costruito nel 1797 dall'organista Francesco Comelli, poi distrutto durante la Prima guerra mondiale.

Sono ben 1500 le canne che l’organo suona ogniqualvolta il mantice viene azionato. Certamente, esse non suonano tutte assieme contemporaneamente ma secondo i registri che vengono scelti e aperti dall’organista. Il lavoro di restauro proseguirà in questa settimana da mercoledì a venerdì e, poi, dal 29 gennaio al 3 febbraio per l’accordatura generale. Anche qui un procedimento lungo e complesso che richiede pazienza e tempo.

L’organo di Ronchi dei Legionari, a 95 anni dalla sua costruzione, è ancora lì come era stato progettato: uno strumento interamente pneumatico, ovvero la cui gestione avviene grazie all’aria che viene non solo introdotta dal mantice ma pressurizzata nei sistemi di gestione che, dalle tastiere e pedaliera, consentono di azionare le varie canne dei diversi registri.

Un sistema ingegnoso, poi sostituito nel corso degli anni dal sistema elettrico. La ditta che l’ha costruito è, comunque, la stessa che lo sta restaurando: si tratta della ditta Mascioni e il progettista dell’organo ronchese è stato Vincenzo Mascioni. A oggi sono i pronipoti a portarne avanti la ditta e manutenere gli strumenti. Va detto che dal 1829, anno dell’apertura della ditta, sono oltre duemila gli organi costruiti in tutto il mondo: basti pensare che la cattedrale di Tokyo ha un organo targato Mascioni. Mentre nell’arcidiocesi di Gorizia gli strumenti sono tre, Ronchi dei Legionari, Barbana (1952) e Grado (1953). Anche il santuario di Monte Santo / Sveta Gora ha un organo Mascioni così come la concattedrale del Divin Salvatore di Nova Gorica, anche se costruito nel 1986.

Tornando all’organo di Ronchi, si tratta di uno strumento unico che fa sentire la propria voce ma del cui funzionamento quasi nessuno è a conoscenza. Una grande macchina in funzione e della quale non ci si accorge finché non comincia a dare alcuni segni di cedimento – un po’ come per il corpo umano – ed è per questo che intervenire tempestivamente è quantomai necessario. Per lasciare, così, non solo ai contemporanei ma anche ai posteri la grandezza di un documento storico simile. Lo strumento, infatti, ha passato i decenni e varie generazioni. Basti pensare che nel 1943 due ufficiali delle Ss naziste, di stanza nella vicina Villa von Hinke, erano stati autorizzati a suonare organo e violino dal parroco, don Giovanni Battista Falzari, con l'accordo di evitare alcuni rastrellamenti. Conservare queste testimonianze è un dovere verso la storia.

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