Ronchi ricorda cinque deportati, in memoria del suo rastrellamento

Ronchi ricorda cinque deportati, in memoria del suo rastrellamento

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Ronchi ricorda cinque deportati, in memoria del suo rastrellamento

Di Salvatore Ferrara • Pubblicato il 17 Gen 2024
Copertina per Ronchi ricorda cinque deportati, in memoria del suo rastrellamento

Saranno posizionate il 24 maggio. Sabato 27 gennaio, davanti al cimitero, una cerimonia ricorderà le vittime della Seconda guerra mondiale.

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Ronchi dei Legionari ricorderà l’orrore della deportazione nazista con la posa di altre cinque pietre d’inciampo. Nel comune bisiaco - dove dal 2019 ad oggi, ne sono state sistemate già 33 – quelle nuove saranno posizionate il 24 maggio prossimo, in occasione dell'ottantesimo anniversario dei tragici rastrellamenti che colpirono la città. Sabato 27 gennaio invece, la città celebrerà ufficialmente la Giornata della Memoria. Un evento promosso dall'amministrazione comunale, dall'Associazione nazionale partigiani d'Italia guidata dalla presidente Marina Cuzzi e dall'Associazione nazionale ex deportati, presieduta da Libero Tardivo.

In quella giornata, alle 11, la cerimonia si svilupperà nei al monumento eretto nel settembre del 1987 davanti al cimitero e che ricorda i ronchesi che persero la vita durante la Seconda guerra mondiale. Si tratta di un numero che fa impressione: sono stati 158 i cittadini ronchesi che furono deportati; 75 di loro morirono nei campi di concentramento e non fecero più ritorno alle loro famiglie.

Allora la popolazione ronchese contava poco più di 8mila abitanti e proprio per questo il sacrificio fu immane. Le cinque pietre d'inciampo che saranno installate a maggio ricorderanno Antonio Bevilacqua, lungo via San Lorenzo, Salvatore Cossu, in via Redipuglia, Armando Lenardon, in via dei Granatieri, Elio Tambarin, in centro città e Oreste Zampa, in via 4 Novembre. Bevilacqua, partigiano dell'Intendenza Montes, fu ucciso nel luglio del 1944 a Flossemburg, mentre Cossu, nativo della provincia di Nuoro, morì nello stesso campo di concentramento. Lenardon, classe 1914, morì nel gennaio del 1945 ad Uberlingen, mentre Tambarin a Neuengamme. Il fratello Antonio sarà, nel dopoguerra, il primo sindaco di Ronchi dei Legionari, designato dal governo militare alleato, poi senatore della Repubblica.

Zampa, classe 1916, morì a Leonberg nell'aprile del 1945. Un percorso della memoria, composto da nomi, vite, episodi ed epiloghi nefasti che non debbono essere dimenticati. Sono state sofferenze che ci permettono oggi di poter vivere da uomini liberi. Il 24 maggio del 1944, va ricordato, furono arrestate 68 persone. Pochi giorni dopo, il primo giugno per la precisione, si “replicò” e nelle maglie degli aguzzini finirono anche 24 donne di ogni età. Vennero radunate nei pressi del Caffé Trieste, in piazza Oberdan, e, quindi, caricate su dei camion con destinazione carceri del Coroneo a Trieste.

II 31 maggio 1944 ci fu la loro partenza per i lager nazisti. Ronchi rimase dall'arrivo di camion carichi di truppe tedesche assieme a repubblichini italiani che fecero parte della famigerata “Banda Colotti”, nota per la sua cruenta battaglia antipartigiana. «Ricorderemo una pagina importante della nostra storia – sono le parole del sindaco, Mauro Benvenuto – lo faremo con un atteggiamento di raccoglimento e memoria riconoscente. Una memoria che va trasmessa alle giovani generazioni, perché possano far tesoro delle conseguenze derivanti da allucinanti esperienze come quelle».

Foto d'archivio

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