Ieri mattina
Ronchi ricorda i caduti nelle guerre e guarda alla situazione in Ucraina

Parole dure contro il conflitto in essere nell'Est Europa da parte del sindaco Vecchiet e del parroco monsignor Sudoso.
Una cerimonia semplice, non solo per le ovvie misure anticovid ancora in essere, ma per la popolarità con la quale viene annualmente proposta. Si tratta della commemorazione di Ugo Polonio, morto sulle alture di Vermegliano il 21 ottobre 1915 durante la Prima guerra mondiale ed Ottone Pecorari, scomparso nel 1936 in una terra lontana, in Africa durante la guerra coloniale, e l’autiere Corrado Miniussi, insignito di medaglia di bronzo.
Tre scomparsi in periodo di guerra, un periodo che sembrava lontano ma che, con i fatti degli ultimi giorni dall’Est Europa, sembrano tremendamente più vicine. Così due sono state le corone poste al cippo di Piazza Santo Stefano, proprio a Vermegliano, una posta dall’amministrazione comunale, deposta da due soci della locale sezione Alpini, e l’altra dalla famiglia Pecorari dei Paracadutisti d’Italia.
A dare solennità anche il coro della Società Filarmonica Verdi mentre, vicino al labaro cittadino, anche quelli di paracadutisti, alpini, Unuci, associazione nazionale Carabinieri, associazione Marinai d'Italia ed Anpi. Non potevano mancare i rievocatori in uniforme storica del Gruppo Storico Culturale “I grigioverdi del Carso”.
“Oggi ci troviamo qui per ricordare. Ma anche per condannare quanto sta succedendo in Ucraina, l’occupazione, l’invasione da parte dell’esercito russo di uno stato sovrano. Condanniamo i bombardamenti, migliaia di morti innocenti. Ci schieriamo sempre contro la dittatura, contro la guerra e dobbiamo difendere sempre i valori della libertà e della democrazia, valori che sono universali”, ha sottolineato il sindaco, Livio Vecchiet. “Esprimo a nome mio e dell’amministrazione comunale la nostra solidarietà verso il popolo ucraino”.
Don Ignazio Sudoso, parroco di San Lorenzo e Vermegliano, ha messo in risalto l'utilizzo strumentale delle persone da parte dei potenti, ma ha voluto ricordare che altre guerre stanno insanguinando il pianeta, anche se poco o nulla si sa di loro. Monsignor Sudoso ha auspicato la pace e la distensione anche tra le mura di casa e nella cittadina. “La cerimonia di oggi vuole anche ricordare, simbolicamente, i nostri connazionali caduti durante tutte le guerre, che hanno sacrificato il dono della vita ed hanno contribuito a costruire la storia della nostra nazione. Uomini che, durante la Prima guerra mondiale hanno donato la loro vita senza neppure sapere perché da un giorno all’altro si trovarono, strappati dalle loro terre, dalle loro famiglie, in prima linea, qui sul nostro Carso”, ha concluso Vecchiet.
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