A Ronchi le due Gorizie tra architettura e cultura, «serve fiducia reciproca»

A Ronchi le due Gorizie tra architettura e cultura, «serve fiducia reciproca»

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A Ronchi le due Gorizie tra architettura e cultura, «serve fiducia reciproca»

Di Salvatore Ferrara • Pubblicato il 18 Giu 2023
Copertina per A Ronchi le due Gorizie tra architettura e cultura, «serve fiducia reciproca»

È stato un 'laboratorio di convivenza' non ancora del tutto compiuto, quello tra le due Gorizie secondo i sei ospiti di ieri al festival di Leali delle Notizie.

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È stato un "laboratorio di convivenza" non ancora del tutto compiuto. Una condivisione - di intenti - certamente riuscita, che ha messo al centro delle preoccupazioni dei sei ospiti, l'integrazione urbana e sociale tra Nova Gorica e Gorizia. L'evento, inserito a promozione di GO! 2025, è stato ospitato dal Festival del giornalismo di Ronchi ieri in piazzetta Francesco Giuseppe I, dove hanno conversato il giornalista Andrea Bellavite, il professor Giovanni Fraziano dell'Università di Trieste, il presidente del Forum Italo-sloveno Jurij Giacomelli, quello del Kulturni dom Igor Komel, la direttrice dell'Accademia delle Arti di Nova Gorica, René Rusjan, e Mateja Zorn, direttrice del programma Kinoatelje.

Ad intervistare i presenti è stato il caporedattore di Radio Capodstria, Stefano Lusa. "Stiamo vivendo un rapporto molto proficuo - ha esordito Giacomelli - dobbiamo permetterci di sognare ancora. L'impegno del nostro Forum è partito nel 2021 per promuovere il dialogo tra le due parti. Abbiamo invitato ed ascoltato gli imprenditori, fatto tesoro dei loro interessi e richieste". Il manager sloveno ha definito così l'integrazione urbana come il "goriziano congiunto" tradotto in uno schema mentale - e si spera poi, pratico - definito "triangolo della condivisione" per andare oltre la semplice convivenza.

Tre dovranno essere i punti cardine: le infrastrutture, il polo universitario congiunto e la condivisione comune dei linguaggi culturali. Igor Komel ha ricordato l'immagine delle due scrivanie dei sindaci su piazza della Transalpina separati dalle reti. "La pandemia ci ha fatto rivedere chiuso il confine - sono state le parole di Komel - non avrei mai pensato a questo. Le due città hanno invece bisogno di persone in grado di pensare e programmare il futuro economico, sociale e culturale. Di donne e uomini che promuovano veramente la convivenza. Il 2025 non è un anno di arrivo ma di partenza per crescere insieme e avere più peso in Europa".

Tra le proposte arrivate dal palco del festival di Leali, Giacomelli ha rilanciato quella della realizzazione di una ferrovia veloce che colleghi Venezia e Lubiana. Di lingue come strumenti di pensiero, ha parlato invece il giornalista Bellavite che crede la Capitale della Cultura come un' indicazione di quello che dovrebbero imparare ad essere delle comunità vive sul territorio. "Lo dico in maniera sgrammaticata - ha spiegato il giornalista - dovremmo lavorare e pensare 'alle Gorizia' per testare una condivisione piena". Poi un'altra proposta: inserire i corsi curriculari di sloveno e italiano nelle scuole dei due Paesi.

Bellavite ha poi chiesto di dare lo stop a pregiudizi di fondo, di mettere a tema la lingua e il linguaggio, di lavorare a simboli comuni come l'intitolazione delle strade di Gorizia a persone slovene e infine, di fare i conti con la storia. "Non possiamo cancellarla, basta con la visione neofascista di Gorizia" è stato l'appello finale di Bellavite. La rappresentante del Kinoatelje ha parlato di necessità di fiducia reciproca, di realizzazione e sviluppo di progetti che abbiano un ampio respiro. L'utilizzo del linguaggio audiovisivo proposto ai più giovani, ha per esempio rappresentato una nuova cultura di arricchimento.

E sulla socializzazione: "Bisogna poter farlo conversando in sloveno e italiano invece che in inglese. I nostri ragazzi hanno bisogno di recuperare spazi di entusiasmo e creatività" così Zorn. E di spazi urbani volti all'andare oltre ha fatto riferimento l'ordinario di composizione architettonica Fraziano, il quale ha spiegato di una nuova architettura che sappia cogliere la doppia anima di un'unica città. "Bisogna stare dentro una globalità - ha spiegato il professore - in modo da superare molti luoghi comuni".

L'Accademia delle Arti di Nova Gorica è stato per otto anni l'esempio virtuoso portato a conoscenza dall'artista Rusjan. Dopo i primi passi mossi a Lubiana, l'istituzione sarebbe dovuta trasferirsi a Nova Gorica, ma così non è stato. "Tutto è cambiato a Gorizia - ha affermato Rusjan - dove è stato vissuto un nuovo centro che ha permesso di comprendere nuovi intrecci culturali". Gli stimoli e le idee offerti sono stati tanti. Sarà utile che da speranze e sogni si traducano in una reale integrazione territoriale europea.

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