Ronchi, lacrime e commozione per il ricordo di don Renzo Boscarol, San Lorenzo gremita

Ronchi, lacrime e commozione per il ricordo di don Renzo Boscarol, San Lorenzo gremita

La celebrazione

Ronchi, lacrime e commozione per il ricordo di don Renzo Boscarol, San Lorenzo gremita

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 08 Apr 2021
Copertina per Ronchi, lacrime e commozione per il ricordo di don Renzo Boscarol, San Lorenzo gremita

Numerosi fedeli e amici per ricordare la figura del sacerdote scomparso il 7 marzo scorso. A celebrare don Ignazio Sudoso, «don Renzo sacerdote ma soprattutto uomo attivo e concreto».

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“Mane nobiscum, Domine, quoniam advesperascit”. Chi ha partecipato alla liturgia in occasione del trigesimo anniversario dalla scomparsa di don Renzo Boscarol, celebrata ieri sera a San Lorenzo di Ronchi dei Legionari, ha ascoltato queste parole dalla lettura del Vangelo di Luca. Ovvero “Resta con noi, Signore, perché si fa sera”, il momento in cui i due discepoli a Emmaus, parlando con uno straniero degli avvenimenti appena accaduti, non si accorgono di avere di fronte proprio Gesù Cristo.

Un passo unico e dal forte significato che ha accompagnato l’omelia di monsignor Ignazio Sudoso, già cappellano a Ronchi e attualmente cancelliere arcivescovile, che ha celebrato la Santa Messa. A concelebrare l’amministratore parrocchiale e decano, don Paolo Zuttion, e don Paolo Nutarelli, attuale Assistente unitario diocesano dell’Azione Cattolica Italiana, ovvero successore dello stesso don Renzo.

Presenti anche il vicario parrocchiale, don Mirko Franetovich, don Michele Centomo, don Nino Comar, don Franco Gismano e padre Renato Ellero. Assente, per motivi di salute, don Umberto Bottacin che ha comunicato in ogni caso di stare meglio e di avviare, a breve, un periodo di convalescenza con molta probabilità a Cormons. Presenti, oltre ai parenti e alle numerose associazioni e gruppi parrocchiali, anche il sindaco, Livio Vecchiet, e la vicesindaco Paola Conte

Celebrazione partecipata e sentita, accompagnata dal coro parrocchiale, nella quale don Ignazio stesso ha ricordato le numerose qualità di don Renzo, specificando fin da subito come fosse lo stesso sacerdote a rifuggire momenti di plauso e di fama, “preferendo sempre gli ultimi banchi”.

“È stato un invito non facile da accettare – ha ammesso don Ignazio – anche perché don Renzo sarebbe stato molto in imbarazzo in queste situazioni, lui che non amava affatto il clamore. Ci troviamo in un periodo in cui celebriamo la Pasqua, ovvero la vittoria della Vita sulla Morte, anche se la perdita di una persona cara, di un punto di riferimento, getta ugualmente tutti noi nello sconforto e nello spaesamento. C’è bisogno di tempo e anche se le nostre comunità vivono spesso momenti così, soprattutto in pandemia, non ci si può abituare”.

“Anche i discepoli ad Emmaus si ritrovano spaesati: colui che doveva salvarli non c’è più e ritornano delusi alla vita di prima”, ha proseguito don Ignazio. “Anche noi viviamo spesso emozioni così nella nostra vita quotidiana e in questo ritorno nostalgico noi come i discepoli spesso non riusciamo a guardare al domani”.

“È dura stilare un bilancio di quanto fatto da don Renzo visti i suoi numerosi interessi – ha concluso don Ignazio – ma se comparato con quanto si sta facendo, spesso, il bilancio è impietoso. Ciò che combina la storia e la vita è l’impegno concreto, come ci ha insegnato lui stesso”.

Viene da pensare che in tanti, nella comunità ronchese, si ritrovino adesso spiritualmente come i discepoli ad Emmaus, chiedendo ad una figura così radicata nella società, nella cultura e nella politica locale: “mane nobiscum”, “rimani con noi”, ben sapendo l’impossibilità di esaudire la richiesta. Ma dall’insegnamento e dalla passione profusa con l’impegno e la dedizione da don Renzo, l’esempio è ben tracciato, basta solo saperlo e volerlo leggere. Non si rimarrà soli a tavola, dunque, anche se la sera è in arrivo. 

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