Romans e i suoi 38 militari internati dai nazisti, Amelio e Rinaldo mai tornati

Romans e i suoi 38 militari internati dai nazisti, Amelio e Rinaldo mai tornati

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Romans e i suoi 38 militari internati dai nazisti, Amelio e Rinaldo mai tornati

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 21 Mag 2024
Copertina per Romans e i suoi 38 militari internati dai nazisti, Amelio e Rinaldo mai tornati

L'incontro è programmato in Casa Candussi Pasiani alle 20 di venerdì 24 maggio, il progetto di Anpi e Comune per preservare quelle storie.

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Sono 38 i nomi dei militari italiani di Romans d’Isonzo che furono rastrellati, arrestati e deportati durante la Seconda guerra mondiale. Di questi, due di loro, Amelio Freschi e Rinaldo Martellos poco più che ventenni, non fecero mai più ritorno: Freschi, nato il 23 gennaio 1924 morì il 22 ottobre 1944 mentre Martellos, nato il 21 settembre 1922, morì l’8 gennaio 1945. Gli altri 36, invece, riuscirono a tornare e a oggi nessuno di loro, purtroppo, è più vivo per raccontare la propria storia.

A farlo ci ha pensato l’Anpi di Romans d’Isonzo con un progetto digitale, dunque ampliabile e consultabile a livello potenzialmente mondiale, che ha raccolto nomi, foto e, dove possibile, storie da fonti documentarie e da testimonianze dei parenti ancora in vita. Quanto riunito dal sodalizio romanese è una raccolta di documenti, immagini ed informazioni che riguardano trentotto militari di leva originari del paese, deportati ed internati in Germania: due morirono in prigionia senza fare ritorno. L'incontro è programmato in Casa Candussi Pasiani alle 20 di venerdì 24 maggio.

Ad anticipare il lavoro lo stesso Anpi con il sostegno del comune, a partire dal sindaco, Michele Calligaris e l’assessore Alessia Tortolo, unitamente ai componenti del gruppo di lavoro, guidati dalla presidente Claudia Zonchi accompagnata da Nevio Zonch, Andrea Zorzin, Cesare Spessot, Anna Venuti e Alessandro Zanella. «La vicenda degli Internati militari italiani rientra pienamente nella ricostruzione della tragedia collettiva che caratterizzò il periodo compreso tra 1'8 settembre 1943 e la conclusione del secondo conflitto mondiale. I casi individuati a Romans, Versa e Fratta rappresentano una finestra su quella vicenda», ha raccontato ieri Zanella.

«Erano militari, per lo più giovanissimi, appartenenti a reparti dell'Esercito Italiano che al momento dell'Armistizio si trovavano in diverse zone operative sparse tra i Balcani, la Grecia e il territorio italiano. Furono deportati nelle zone più disparate del Reich e dei territori occupati: condivisero la sorte di oltre seicentomila uomini che, non avendo aderito alla Rsi o alla collaborazione con il Reich, furono privati della libertà personale per quasi due anni, sottratti alla Convenzione di Ginevra, destinati al lavoro coatto per le necessità dell'industria bellica e dell'economia della Germania Nazista», così ancora Zanella.

«Una vicenda tragica nella quale, seppure nel disorientamento delle filiere di comando, non mancarono episodi di resistenza. Prevalse tuttavia la cinica tempestività di intervento delle truppe Germaniche, spalleggiate dalla neocostituita Repubblica Sociale Italiana: si procedette con rastrellamenti e deportazioni con la precisa determinazione di evitare che l'Esercito italiano potesse costituire un ostacolo», racconta l’Anpi.

Queste persone originarie di Romans sono ormai scomparse. In vita, come spesso accadeva ai reduci da esperienze di prigionia, ne parlarono poco o preferirono non parlarne. L'Anpi ha ritenuto «fosse ormai il tempo di conoscere che cosa accadde in coincidenza dell'8 settembre. Sono stati consultati archivi, trovati documenti, rintracciati familiari e acquisiti preziosi ricordi privati. Le trentotto vicende personali, nell'intendimento degli organizzatori, ora diventano in qualche modo pubbliche, patrimonio della memoria collettiva», così il sodalizio.

La serata di venerdì 24 inizierà con un inquadramento storico a cura del professor Luciano Patat. Le schede riassuntive delle storie personali saranno presentate da Anpi Romans, anche in collaborazione con il Teatrino del Rifo che proporrà la lettura di lettere e testi.
Una manifestazione che prelude al posizionamento delle pietre d’inciampo, una per paese, che il Comune ha programmato nei prossimi mesi: «Queste sono pagine della nostra storia che vanno ricordate», così il sindaco, Michele Calligaris. «La prima parte del lavoro sarà proprio pubblicare queste testimonianze sul sito del Comune».

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