Romans dice addio a Cuki, in tantissimi al saluto di Enzo Valentinuz

Romans dice addio a Cuki, in tantissimi al saluto di Enzo Valentinuz

La cerimonia

Romans dice addio a Cuki, in tantissimi al saluto di Enzo Valentinuz

Di Eliana Mogorovich • Pubblicato il 20 Apr 2023
Copertina per Romans dice addio a Cuki, in tantissimi al saluto di Enzo Valentinuz

La commossa cerimonia in sala Galupin poi nello studio in via Latina, «ha vissuto in modo originale il legame fra il tempo e l’eterno».

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La comunità del suo paese, dove è nato e ha sempre vissuto. La comunità degli amici, quelli con cui è cresciuto e ha condiviso le tappe più significative. Soprattutto, la comunità degli artisti: da quelli che con lui hanno condiviso il banco negli anni dell’Istituto d’Arte a quanti hanno assistito al suo ritorno alla pittura dopo una pausa forse troppo lunga. A salutare Enzo Valentinuz erano veramente in tanti: stretti attorno alla famiglia, raccolta in silenzio nei primi banchi della sala parrocchiale Galupin di Romans, con la moglie e le tre figlie, i generi, i nipoti, il fratello come tutti ancora bisognosi di tempo per metabolizzare l’accaduto.

La notizia della scomparsa di Enzo, conosciuto dai più come Cuki, si è diffusa rapidamente nelle prime ore di sabato mattina generando un senso di incredulità che ancora non riesce a sopirsi. Ciò che è certo è che negli ultimi momenti si stava dedicando alla sua passione di sempre lasciandoci, forse per un malore, forse per una banale disattenzione, durante la notte, momento della giornata che spesso dedicava ai pennelli o alle malte da incidere dopo averne pazientemente atteso l’asciugatura. L’amore che trasmetteva attraverso i suoi lavori è stato al centro dell’omelia di Don Michele, affiancato durante la celebrazione da Don Alberto De Nadai.

«Noi tutti siamo un’opera di bellezza e spesso quando guardiamo un’opera d’arte ignoriamo la fatica dell’autore, l’itinerario che ha percorso per metterci il suo cuore: agli artisti deve invece andare la nostra considerazione e chi ha conosciuto Enzo sa che i suoi lavori lasciano un’orma significativa. Ha vissuto in modo originale il legame fra il tempo e l’eterno, è passato attraverso il tormento e l’estasi durante la creazione e ha lasciato la sua firma alla comunità: lo vediamo chiaramente dai messaggi di vicinanza che sta ricevendo in questi giorni la sua famiglia».

Famiglia che ha voluto omaggiarlo come lui stesso avrebbe voluto, chiedendo delle donazioni per la comunità terapeutica La Tempesta con la quale aveva spesso collaborato assieme all’amico di sempre Luciano De Gironcoli. E nonostante l’indirizzamento alle opere di bene, non sono mancate corone e fiori, da parte degli amici e della bocciofila di Fiumicello, segno di un’altra grande passione di Cuki. Lo stupore per quanto accaduto è talmente forte che le lacrime vengono trattenute sia durante la cerimonia sia nel successivo ritrovarsi nello studio di via Latina.

Quello studio faticosamente guadagnato dopo aver dovuto abbandonare le aule all’ultimo piano delle scuole di Romans, a suo tempo concesse dal Comune, e quelli vissuti in un deposito nella zona industriale. Il ritorno alla pittura di Enzo, dopo gli anni dedicati alla famiglia e al lavoro, non è stato semplice: ricucire rapporti che si erano allentati, trovare nuovi contatti, spazi espositivi, stringere nuove conoscenze, attraversare polemiche e delusioni. Il tutto senza farsi mettere i piedi in testa ma sempre comunque in punta di piedi, chiedendo ma mai elemosinando, consapevole del proprio valore che era comunque pronto a mettere in discussione.

Per questo, dagli strappi di affresco e dalle grafiche era passato ai graffiti, spessi strati di malta su cui intessere narrazioni fantastiche ma fortemente in debito con la realtà. Poi erano arrivate le pietre del Carso e gli interrogativi sulla Storia, su ciò che aveva distrutto senza mai insegnarci nulla: pietre pazientemente raccolte, limate, colorate fino a formare mosaici che l’avevano reso uno dei massimi rappresentanti del mosaico italiano contemporaneo grazie al suo instancabile proporsi ad artisti e associazioni di tutto il territorio nazionale. Anche per questo ci si augura che le opere di Valentinuz non vengano abbandonate da quelle istituzioni che, peraltro, sono mancate alla celebrazione.

Ci auguriamo che a lui, come ai tanti autori che si sono spenti in anni più o meno recenti, possa essere dedicato uno spazio adeguato alla bellezza che hanno diffuso.

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