IL LIBRO
Roberto Covaz racconta il suo 'Niente da dichiarare' a Gradisca, un «omaggio alla cortina di ferro» leggero e divertente
Lo scrittore e giornalista monfalconese presenterà il volume giovedì 30 ottobre alle 18 a Casa Maccari, in una nuova edizione attualizzata in occasione di Go! 2025.
Dove oggi sorge un obelisco colorato nel rinnovato piazzale della Casa Rossa, durante la Cortina di ferro sostavano file di camion accanto alle Fiat Seicento, e la tensione si tagliava con il coltello. Ad approfondire il significato del “confine” intersecato a quello delle famiglie goriziane sarà lo scrittore e giornalista Roberto Covaz, che giovedì 30 ottobre alle 18 nella Sala Conferenze di Casa Maccari a Gradisca presenterà il libro “Gorizia – Nova Gorica. Niente da dichiarare” edito per Biblioteca dell’Immagine, dal quale sono stati tratti i due spettacoli teatrali “Niente da dichiarare” e “Baci, spari e contrabbando” in collaborazione con il Collettivo Terzo Teatro. Una veste rinnovata ricca di fotografie e riflessioni sulla situazione attuale, erede del volume che vide la luce nell’anno della caduta del confine. «C’è tutta una parte nuova con tante foto – rivela a margine - un testo portato a compimento per l’inaugurazione di Go! 2025».
Il primo nucleo fondante venne pubblicato nel 2007, a ridosso dell’ingresso della Slovenia nell’area Schengen: «La parte originale del libro uscì nel dicembre del 2007 – rimarca - alla vigilia della caduta dei confini. Lì racconto le memorie familiari e non solo di cosa ha significato il confine, di quando si andava in “Jugo” a far la spesa, dei piccoli contrabbandi». Diversi gli incontri nei quali si è imbattuto l’autore monfalconese: dalla donna slovena di Šempeter fuggita attraverso i reticolati - per ricongiungersi con il proprio fidanzato e trascorrere una vita intera al suo fianco - fino alla celebre contessa Lyduška de Nordis Hornik, che grazie alle conoscenze con Sarah Churchill e Dwight Eisenhower riuscì a mantenere la nobile Villa De Nordis nel perimetro italiano. «La “Lyduska”, fece sì che la villa di Salcano rimanesse in Italia – spiega - pur se in un primo momento il confine l’aveva collocata in Jugoslavia».
A sviluppare la storia della contessa nel 2019 sarà poi Anna Cecchini, ma il primo autore a menzionarla fu proprio Covaz, che dall’oblio della storia recupera persino la figura del poliglotta Rado: «Nel libro ritroviamo tutta una serie di personaggi, fra cui lo strillone del Piccolo degli anni Cinquanta e Sessanta, chiamato Rado, all’epoca additato come spia dei titini». A trovare spazio è soprattutto la Gorizia oscura e tenebrosa del dopoguerra, scoperta anche attraverso gli occhi innocenti di Robertino in una sorta di “Sentiero dei nidi di ragno” goriziano: «Finivo con il gioco di un bambino che si reca in Jugoslavia per acquistare un lettino, e sperimenta la paura del confine». Un bimbo che diverrà adulto e a sua volta padre, il quale farà i conti con l’evolversi della storia e il venir meno del filo spinato. «Di nuovo c’è tutta una seconda parte che si conclude con la festa dell’otto febbraio per l’inizio di Go! 2025 – precisa – non senza ricordare la richiusura del confine per il Covid e quella parziale con Schengen». Nella sezione aggiuntiva non può mancare la triste pagina dedicata agli incendi sul Carso, che hanno incenerito l’altopiano roccioso rendendolo ancora più spettrale.
«Ho voluto ricordare la grande pagina epica del fuoco dell’estate del 2022 – prosegue - quando pompieri e volontari italiani hanno collaborato con i gasilci sloveni per domare le fiamme, e poi quando scoppiavano le bombe della Prima guerra, che ci hanno riportato indietro di cent’anni». Le sirene spiegate annunciavano la detonazione, mentre dalla sala della Protezione civile si monitorava passo per passo l’azione di Nova Gorica e nel Palazzo del Governo si assisteva in diretta. «E poi altre storie di quello che è successo dal 2007 a oggi – specifica - con un ampio corredo fotografico. All’epoca il libro registrò immediatamente il tutto esaurito, ma nel dicembre 2007 mi sarei aspettato che uscissero tanti libri di goriziani e memorie, cosa che non accadde. Perché nelle storie delle famiglie goriziane ancora oggi si ritrovano cose da tenere nascoste e segrete. In una stessa famiglia c’era il fascista e il titino, dunque tanti grovigli e tante ferite, solo apparentemente suturate. Essendo monfalconese non avevo alle spalle questo tipo di storie familiari – riflette – e mi recai a Gorizia con spirito libero». Un documento storico che è in primis «omaggio alla cortina di ferro» scritto con leggerezza e divertimento, per stemperare il livore di «anni terribili» e prendere atto del superamento, nonostante i controlli di oggi. «I numeri danno ragione al governo che ha sospeso Schengen – osserva - ma gli extracomunitari entrano comunque dal Carso». Via i muri e il filo spinato, a innalzare le barriere fra Stati ci ha poi pensato un virus.
«Il Covid ha rappresentato un momento di forte impatto – aggiunge - perché ha riportato le barriere fisiche fra due nazioni. Ci si parlava attraverso la rete. A Nova Gorica c’era una paninoteca, dove i goriziani andavano a prendersi il panino. Poi è stata la Slovenia a chiudere di nuovo e mettere la rete, non si è trattato di una scelta molto felice, da parte dei vicini di casa». Mentre negli ospedali si moriva in solitudine o ci si sottoponeva agli interventi senza il conforto di un familiare, a Gorizia si ordinava un panino oltreconfine e i garzoni della paninoteca lo portavano fino alla rete: «I goriziani allungavano la mano per prendere il panino e pagare. Era tutto chiuso – chiosa - in piazza Transalpina c’era di nuovo la rete, era abbastanza angosciante». Ma la cultura, che esprime la forma più alta del pensiero umano, non può che unire la molteplicità degli sguardi come accade nella mostra appena inaugurata a Casa Morassi. Così il volume si conclude con la speranza portata da un gruppo di ragazzi nati dopo il confine, alcuni dei quali presenti negli scatti della mostra: «È la generazione senza frontiere – conclude – quella dei ragazzi nati dopo il dicembre 2007, che hanno sentito parlare di “confine” da parte dei genitori e dei nonni, ma vivono una nuova prospettiva europea, hanno altri orizzonti, ed è questa l’eredità che spero resti di Go! 2025».
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