la polemica
Ritiro dal processo amianto, scoppia la polemica tra Cisint e il Pd

La discussione sulla delibera del 2015, Morsolin: «Io non l'ho votata».
La nota stampa inviata qualche giorno fa dal segretario del Pd di Monfalcone, Michela Percuzzi, sulla questione amianto, ha creato non poco scalpore all’interno della politica locale. Anche se ritirata poco dopo, si è trattato ugualmente di parole che hanno smosso anche i più dormienti tra le fila dei dem. Il segretario, in sostanza, si chiedeva “come mai il Comune di Monfalcone non si è costituito parte civile nel processo amianto?”.
Percuzzi e il Pd si blindano in un silenzio stampam mentre la campagna elettorale irrompe nella questione. Chiara l’uscita di Anna Cisint: “Lo dico come figlia e come esposta all’amianto, per me è inaccettabile che un segretario di partito che probabilmente sarà capolista Pd chieda come mai il Comune non si sia costituito come parte civile nel processo amianto. Nella vita ci sono degli obblighi ed un obbligo importante è quello della responsabilità".
"Noi sappiamo che i nostri morti sono morti per amianto e sappiamo che chi aveva la loro responsabilità sulle spalle non se ne è fatto carico. Riteniamo che luglio 2015 sia una di quelle date che Monfalcone non potrà mai dimenticare - continua Cisint - data in cui la candidata sindaco della sinistra, Morsolinm era presente in giunta e con la sua presenza e la sua astensione al voto ha consentito che quella delibera venisse approvata”.
Delibera datata 20 luglio 2015 che approvava l’accordo transattivo attraverso cui l'amministrazione “dichiara di revocare la propria costituzione di parte civile”, oltre a dichiarare di “essere stato soddisfatto di ogni pretesa risarcitoria di qualunque danno a persone o cose o immagine, comunque connesso o derivante dall’impiego di amianto, nelle attività dello stabilimento di Monfalcone”, a fronte del versamento da parte di Fincantieri di 140mila euro.
“Lo scopo della politica è di dare dignità ai cittadini – conclude Cisint - dignità che non potremo mai avere a causa della scelta fatta dall’amministrazione precedente”, composta dalle stesse persone che oggi tornano a candidarsi e che chiedono spiegazioni sull’atto da loro firmato”. Pronta la risposta di Cristiana Morsolin. “È una questione che dovrà valutare il Partito democratico, credo che anche nel programma che è stato stilato la nostra posizione è molto chiara, cioè di critica forte alla posizione che è stata presa di far la transazione”.
Sull'ultimo tema, “io non l’ho votata e sono in continuità con la posizione che è sempre stata quella della mia parte politica, ovvero vicino ai lavoratori. Ricordo che quando il Comune ha deciso di costituirsi parte civile l’assessore in questione era mia mamma che aveva la delega all’amianto. La decisione della transazione l’ho contestata fin da subito, non riuscendo comunque a bloccarla e quando è passata ho sofferto molto, anche personalmente. La mia posizione è anche quella della coalizione”.
La candidata parla di strumentalizzazione: “Io ho dato il mio voto negativo a quella decisione, non ho votato la delibera nel 2015”. E sul tenere il numero legale alla giunta, “è un falso problema che viene utilizzato per screditarmi. Va ricordato che la vicenda della transizione non ha intaccato minimamente i processi di risarcimento delle vittime, la giustizia ha fatto il suo corso e le vittime hanno avuto giustizia perché i processi sono andati avanti lo stesso. È stato un errore politico, una frattura morale per l’intera città e del mondo politico”.
“Il tema è essere vicini alle vittime, per questo quando cisint ha proposto di tornare parte civile ho votato in modo favorevole”, conclude Morsolin.
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