Riparte la centrale idroelettrica di Salcano, «flusso garantito all'Italia»

Riparte la centrale idroelettrica di Salcano, «flusso garantito all'Italia»

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Riparte la centrale idroelettrica di Salcano, «flusso garantito all'Italia»

Di Timothy Dissegna • Pubblicato il 05 Ago 2022
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Turbine chiuse per giorni, l'azienda che gestisce gli impianti assicura: «Rilasciamo acqua».

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Il livello della siccità di quest’anno ha superato tutti i record degli ultimi decenni, diventando la crisi più accesa dal 2003. N’è testimonianza il livello dell’acqua nell’Isonzo, che da mesi è in sofferenza tanto da aver dovuto spostare tonnellate di fauna ittica a monte del tratto italiano. In quello sloveno la situazione non è migliore, come testimoniano i dati della Soške elektrarne Nova Gorica (Seng), l’azienda che gestisce la diga di Salcano (nella foto) e gli altri impianti idroelettrici tra Doblar - vicino Kanal - e Plave.

“La situazione è difficile anche da noi - spiega il direttore dell’azienda, Radovan Jereb - e negli affluenti dell’Isonzo. È stato necessario spostare molti pesci, anche a causa dell’aumento delle temperature e la mancanza di ossigeno nell’acqua”. Il livello è talmente basso che, dal 27 luglio fino ai primi giorni di agosto, si è dovuto chiudere le turbine a ridosso del confine, ma ciò non significa che non sia stato liberato il flusso verso Gorizia. “In situazione di difficoltà rilasciamo 12,5 metri cubi d’acqua al secondo”.

Il vertice dell’impresa precisa che, a conti fatti, viene garantita una quantità superiore alla portata naturale, attorno ai 15 metri cubi al secondo. “Rispettiamo gli accordi che ci sono tra Italia e Slovenia, questa è la soluzione ottimale per ora. Qualsiasi cambiamento porterebbe a maggiori problemi dall’altra parte”. Il riferimento è alle richieste arrivate nelle ultime settimane dai vertici politici e istituzionali del Friuli Venezia Giulia, con il presidente della Regione Massimiliano Fedriga che ha richiesto una convocazione del tavolo bilaterale.

“La situazione attuale è peggiore del 2003 - ancora Jereb - e le precipiazioni cadute nell’ultimo weekend hanno aiutato pochissimo. Per un aumento del flusso servirebbe una pioggia forte per almeno una settimana”. Il maltempo ha colpito in particolare Bovec, dove la portata è però salita di pochi metri cubi al secondo. La preoccupazione per lo scenario attuale si iniziava a delineare già nell’ultimo inverno, quando la neve tra novembre e dicembre è stata pochissima. Ciò significa che in primavera il ghiaccio da sciogliersi era già all’osso.

“Nei prossimi giorni ci aspettiamo una nuova chiusura della centrale - la previsione dell’azienda -, già molti impianti vengono spenti a intermittenza. Da Tolmino al confine, 5 su 22 non sono attivi attualmente”, incluse quelli collocati sugli affluenti del fiume transfrontaliero. Le tre dighe principali - ossia Doblar, Plave e Salcano - operano a livello coordinato, con un sistema di accumulazione dell’acqua tre le ultime due di circa dieci chilometri. Quando questo è però al minimo, bisogna attendere che la situazione migliori più a monte.

“Cerchiamo di bilanciare i diversi interessi, tutti hanno ragione ma la verità è che non c’è acqua”. L’ammontare dell’energia prodotta nei primi sei mesi del 2022 è paragonabile al solo mese di maggio 2021. Una bilancia che porterà inevitabilmente, se non cambierà qualcosa, a un grosso deficit economico per la Seng ma soprattutto indica la mancanza di “oro blu” nell'asta. Una secca pressoché totale si è già registrata nel Nadiža, ossia il tratto sloveno del Natisone, e le stesse immagini si possono vedere dalle Valli in giù.

Costruita nel 1984, la struttura a nord di Nova Gorica è nata per far fronte fino a 180 metri cubi di acqua al secondo. Oggi il flusso è di appena un decimo, se non di meno. Quando il livello del fiume non è sufficiente per alimentare gli impianti, dalla parte superiore viene comunque rilasciata la portata naturale a valle. “Non la tratteniamo nel bacino” assicura l’azienda.

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