I ricordi di famiglia come cinema, storie riscritte al Dams di Gorizia

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I ricordi di famiglia come cinema, storie riscritte al Dams di Gorizia

Di Eliana Mogorovich • Pubblicato il 22 Lug 2023
Copertina per I ricordi di famiglia come cinema, storie riscritte al Dams di Gorizia

I progetti sviluppati dagli studenti del corso dell'Università di Udine, cucendo spunti di attualità, arte e storia con ricordi e suggestioni personali.

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Immaginiamo i video che, complici i nuovi mezzi di comunicazione, produciamo quotidianamente. Immaginiamoli come un patrimonio di immagini e di storie che possono assumere mille significati diversi da quelli per cui sono stati originariamente creati. Il seminario “Culture del riuso: il cinema di famiglia e amatoriale e la sua valorizzazione creativa” intende proprio dimostrare il potenziale narrativo ed espressivo, oltre all’importanza della conservazione, si tutto questo patrimonio inizialmente privato. Sono così nati diversi corti, opera degli studenti del Dams di Gorizia, proiettati questa mattina al Kinemax al Premio Amidei.

Appuntamento inserito nella sezione Racconti privati, memorie pubbliche. Si tratta dei risultati del lavoro di un corso promosso da Simone Venturini e Dario Rizzo, rispettivamente docente e ricercatore del corso dell'Università du Udine, inserito nell’ambito del progetto regionale “Memorie comuni. Valore e valorizzazione del patrimonio etnoantropologico, linguistico, audiovisivo della Regione cui collabora un gruppo di ricerca interdisciplinare dei Dipartimenti di lingue e letterature, comunicazione, formazione e società e di Studi umanistici e del patrimonio culturale. Il tutto sotto la guida di Venturini, Rizzo e della docente di Storia Laura Casella.

Gli studenti hanno potuto così visionare alcuni capolavori della storia del found footage cinema e il materiale depositato nei fondi Pagnossin, Lapaine e Rossetti attualmente depositati alla mediateca di Trieste e in quella di Pordenone studiando poi, nel corso di alcune lezioni frontali, come poter valorizzare questo materiale. Rispetto alle linee guida indicate dai docenti, gli studenti hanno sviluppato filoni di ricerca autonomi ed estremamente interessanti scegliendo e assemblando spezzoni di filmanti dei tre fondi, da cui trapela non solo un’approfondita cultura cinematografica e delle competenze tecniche specifiche ma sono anche stati in grado di sviluppare riflessioni originali.

Pensieri nel loro modo di cucire spunti di attualità, arte e storia con ricordi e suggestioni personali. Quattro i temi in cui sono stati raggruppati i video. Nella sezione “Riuso sperimentale”, “Abuse – All your memories violated” di Ivan Perissinotto suona come un monito sull’abuso delle memorie familiari, reso ancor più drammatico dall’uso di un filtro red lights: si tratta di un tema che, applicato alle immagini digitali e quindi affrontato su più ampia scala, ha indagato anche Lucas De Silva Andrade in “L’immagine nell’epoca della sua riproducibilità illimitata”.

La sezione “Atlanti: luoghi, riti, emozioni” comprende “Cities” di Antonio Dagostin, progetto di installazione museale dedicato alle rappresentazioni filmiche delle città mentre “Scene da un [M/P]atrimonio” mette in risalto simboli e ritualità delle unioni analizzate in un lavoro di gruppo che ha visto collaborare Giulia Adami, Moselle Baxiu, Davide Beraldo, Francesco Mattia De Luca, Alex Prostamo e Cora Riccio. È dedicato invece alle emozioni umane “/e.mu.vwar/, curato da Nicolas Cook, Davide Fichera, Elisa Giordano e Emma Lavarone che hanno isolato immagini legate a eventi familiari in cui cui spesso la felicità si mescola a rabbia e tristezza.

“Genere, generi, dispositivi” è tutt’ora un work in progress soprattutto per la parte dedicata a “Storia di una cineamatrice”, immaginaria protagonista degli anni Sessanta ricostruita attraverso i materiali forniti dai tre archivi di riferimento cui stanno lavorando Giuseppe Bambagioni, Sara Fabris e Dafni Thomaidou. “La scomparsa di Cara – Le immagini del caso” di Elena Girotto e Giovanni Manzan è un e-book che si muove nell’ambito del giallo conferendo verosimiglianza estrema a un cold case immaginato, mentre “Rifiuti vivi” di Vanessa D’Alessio e Agnese Picco propone un progetto di Festival in cui rientrano idealmente anche i prodotti video dei colleghi di studio.

L’ultima sezione, “Il lutto e la nostalgia”, assume aspetti di toccante intimità in “US” di Leonardo Tornesello, che è riuscito a dare voce visiva al dolore di un genitore, mentre “Nostalgia di un’estate mai vissuta” di Rachele Ferrari immagina un’estate degli anni Settanta riflettendo sulla forza e l'evanescenza dei ricordi infantili.

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