La regista Petra Seliškar porta Body a Gorizia, «questo è il mio cinema»

La regista Petra Seliškar porta Body a Gorizia, «questo è il mio cinema»

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La regista Petra Seliškar porta Body a Gorizia, «questo è il mio cinema»

Di Rossana D'Ambrosio • Pubblicato il 13 Mar 2024
Copertina per La regista Petra Seliškar porta Body a Gorizia, «questo è il mio cinema»

La regista sarà ospite domani sera della Rassegna dei film sloveni in Italia, appuntamento alle 20 al Palazzo del Cinema con il suo film Body.

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Petra Seliškar sarà la prossima ospite della Rassegna dei film sloveni in Italia a Gorizia. La regista, nata a Lubiana nel 1978, sarà ospite al Palazzo del Cinema domani sera, giovedì 14 marzo, alle 20 con il suo film “Body”, un documentario realizzato in oltre vent’anni di riprese e nel 2023 candidato al Sarajevo film festival. Lei inizia fin da bambina ad avvicinarsi al cinema e al teatro. Una passione che la condurrà presto a varcare il confine della Slovenia e raggiungere i Paesi Bassi, dove frequenterà la scuola di regia Nederlandse Filmacademie.

Dopo i primi studi ad Amsterdam deciderà di trasferirsi presso la Northern media school di Sheffield, concretizzando il proprio sogno con la fondazione della Petra Pan Film Production. Nel 2007 riuscirà ad aggiudicarsi il Golden Horseshoe per “Babice revolucije”, presentato all’International film festival Asterfest. L’anno seguente sarà proclamata vincitrice del Premio Bratina - nell’ambito del festival Omaggio a una visione - mentre nel 2016 riceverà la menzione speciale della giuria per “Il mio mondo è sottosopra” presso il South East European Film festival di Los Angeles.

Da quando ti occupi di cinema, e quali sono stati i tuoi esordi?
Non ricordo nemmeno quando iniziai a guardare alcuni film presso la Cineteca di Lubiana. In pratica trascorrevo tutto il tempo a occuparmi di cinema e teatro. Ho iniziato ad appassionarmi al teatro studiando presso la Scuola di teatro GILš KOdum, dove ho potuto realizzare il mio sogno. Ma ho finito di fare teatro a diciotto anni, iniziando a realizzare film. Da allora e fino ad oggi il mio primo amore è il documentario, anche se ho in mente di realizzare lungometraggi di finzione.

Dove ti sei formata? Hai iniziato con il cortometraggio?
Ho studiato cinema in Olanda e poi nel Regno Unito. Ho realizzato cortometraggi come studente. “Okno” (2002) ha visto la luce a conclusione del mio percorso di studi. È dal 2003 che ho iniziato a lavorare ai lungometraggi.

"Mother Europe" può essere considerato un film attuale?
Non saprei, sono passati dieci anni, ma ancora mi invitano ad alcune selezioni; quindi, immagino che sia apprezzato e ancora attuale.

Qual è il tuo film maggiormente riuscito?
Non so, faccio cinema da quando avevo vent’anni. Ogni film è un successo a sé, finché non realizzo quello successivo.

Il titolo del film che presenterai, “Body”, porta con sé qualche reminiscenza di “Persona” di Ingmar Bergman. C’è qualche relazione?
Non ci ho mai pensato. Non era mia intenzione riferirmi a quel film.

Hai seguito la notte degli Oscar? Avresti premiato gli stessi che hanno vinto, oppure compiuto una scelta diversa?
No, non ho seguito gli Oscar, lo ritengo un premio a sfondo politico, e la selezione generalmente non ha nulla a che vedere con la qualità del film. L’ho seguito quando alcuni miei amici avevano presentato un film in concorso – “Homeland” e “José e Pilar” – Invece ho apprezzato “20 giorni a Mariupol” di Mstyslav Chernov, anche se non sono interessata a quel genere di film che punta solo all’agenda politica.

Credo che sia tempo di restituire il cinema ai registi e alla loro creatività, perché il cinema ha perso l’autenticità e la creatività del linguaggio visivo. Fare cinema non può essere inteso come una competizione fra vincitori e vinti, e i film non sono pensati per essere competitivi come lo sport. Né abbiamo bisogno di considerarli come il prolungamento dei cinegiornali politici. In questo senso, il Premio Oscar ha perduto il suo obiettivo originale.

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