il dibattito
Referendum, i due fronti sulla giustizia discutono a Monfalcone

A San Nicolò, le ragioni del sì e del no sui cinque punti promossi dalla Lega.
Le consultazioni elettorali – siano esse locali o generali - sono il sale della democrazia e, pertanto, vanno salutate sempre con rispetto e responsabilità. L’appuntamento nazionale, che si aggiunge alle elezioni amministrative comunali dell’ormai vicino 12 giugno, è quello del referendum sulla giustizia promosso dalla Lega. Sull’argomento le Acli provinciali di Gorizia hanno organizzato ieri un incontro pubblico nel quale sono state illustrate le ragioni del sì e del no ai cinque quesiti che verranno sottoposti al corpo elettorale.
L’evento è stato ospitato nel teatro della parrocchia di San Nicolò di Monfalcone dove a proporre le ragioni a favore c’erano Barbara Zilli, assessore alla Finanze della Regione, e l’avvocato Paolo Comolli. A spiegare le ragioni contro sono stati invece Roberto Pascolat, segretario provinciale del Pd di Udine e Mauro Capozzella, consigliere regionale del Movimento 5 stelle. È stata Silvia Paoletti, responsabile provinciale dello sviluppo associativo delle Acli provinciali, a moderare la serata.
Danilo Boscarato, presidente del locale circolo Acli Papa Giovanni XXIII, si è occupato invece dei saluti introduttivi. “Speriamo che i lavori di questa sera riescano a chiarire le idee sulle ragioni del sì e del no” ha commentato Silvio Spoladore, in qualità di presidente provinciale. Come anticipato i quesiti presentati all’uditorio, con tanto di simulazione delle schede colorate consegnate ad ognuno, sono stati spiegati tutti e cinque. Il referendum è di natura abrogativa e prevede il raggiungimento del quorum, quindi il l’attestarsi di almeno 26 milioni di voti siano essi a favore, o meno.
Il primo quesito riguarda l’incandidabilità dei politici condannati. A difendere il sì su questo punto sono stati Comolli e Zilli, i quali si sono detti a favore dell’abrogazione della legge Severino perché porta ad una retroattività delle norme, viola palesemente la presunzione di innocenza mentre è necessario difendere le persone per bene e fare altro per contrastare veramente la cosiddetta casta. Per Capozzella, invece, la rivisitazione della legge Severino porterebbe alla digressione politica in quanto il quesito porterebbe quest’ultima a selezionare la sua stessa classe dirigente. Sul no, è stato pure Pascolat che ha affermato: “La legge Severino è il minimo sindacale che si possa garantire contro i reati più gravi”.
La seconda scheda che avremo tra le mani riguarda la limitazione delle misure cautelari nel processo penale. A favore del sì Zilli e Comolli si sono espressi per la difesa della non colpevolezza nelle indagini preliminari, dove il magistrato può fortemente limitare la libertà di un individuo. Per i due legali, bisogna dunque raccogliere più dettagli prima di essere condannati e di subire una ingiusta detenzione. “Il giudice può ridurre il pericolo di reiterazione del reato. Questa è un’arma ponderata dalle mani di un magistrato inquirente” così Capozzella spiegando il no per il quale si è espresso pure Pascolat, secondo il quale bisogna ricalibrare la valutazione sui reati gravi e lavorare sulle misure contenitive per gravi indizi di colpevolezza.
Il terzo quesito interroga l’elettore sulla separazione delle funzioni di magistrati giudicanti e requirenti (la cosiddetta separazione delle carriere). Il giudice terzo, imparziale e garanzia di neutralità è la soluzione dell’avvocato Zilli che difendendo il sì ha chiesto così di non cedere alle correnti di parte che anche per Comolli finiscono pure per favorire i passaggi dalla funzione requirente a quella giudicante o viceversa. Giustificando il no, Capozzella ritiene necessario di ridimensionare il potere dei magistrati per misurare il potere inquisitorio di un giudice che spesso – pure per il legale Pascolat – risulta eccessivo mentre è “necessario difendere la cultura della giurisdizione secondo la quale il magistrato per primo è sottoposto alla legge”.
L’elezione del Consiglio superiore della magistratura è oggetto di consultazione nel quarto quesito. Difendendo il no, l’avvocato Pascolat si è detto favorevole a preferire la riforma Cartabia mentre Capozzella parla di attesa della pronuncia del parlamento su questo tema. Sul sì per questo punto, Zilli e Comolli ritengono giusto abrogare le norme sulle elezioni di membri togati del Csm, un rischio di autoreferenzialità.
L’ultimo quesito, il quinto, verterà sulla valutazione dei magistrati del Csm. L’avvocato Zilli, difendendo il sì anche per questa scheda, ha fatto riferimento alla necessità di poter valutare i magistrati e il loro operato. La legale si è detta pure favorevole a rafforzare la partecipazione ed il peso dei membri laici del Csm sul quale è risultato d’accordo il suo collega Comolli ritenendo necessaria la cancellazione della norma attraverso il sì. Per il no – per motivi di durata dell’incontro - si è infine espresso solo il consigliere 5S Capozzella, schieratori contro "le lobby di potere" nella magistratura.
A seguire il complesso e ostico dibattito, c’erano una cinquantina di persone. Tra di esse anche il sindaco uscente Annamaria Cisint, i consiglieri regionali della Lega Diego Bernardis e Antonio Calligaris ed il consigliere comunale uscente del Pd, Fabio Del Bello.
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