Politica unita sul Caso Sarkar, anche Morsolin ribadisce: «Costituzione unico riferimento»

Politica unita sul Caso Sarkar, anche Morsolin ribadisce: «Costituzione unico riferimento»

LE REAZIONI

Politica unita sul Caso Sarkar, anche Morsolin ribadisce: «Costituzione unico riferimento»

Di Salvatore Ferrara • Pubblicato il 13 Ott 2023
Copertina per Politica unita sul Caso Sarkar, anche Morsolin ribadisce: «Costituzione unico riferimento»

Unanime la presa di posizione del mondo politico locale e nazionale. Interviene anche Tubetti, «posizione grave».

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Mentre la guerra tra Israele ed Hamas continua con nuove e sanguinose escalation che preoccupano la comunità internazionale, a Monfalcone, fanno ancora discutere le posizioni espresse attraverso la pubblicazione di alcuni video sui social dall’ex consigliere di centrodestra di Noi con l’Italia, Jahangir Sarkar, reo di essersi espresso a favore delle azioni criminali intraprese da Hamas nei confronti delle popolazioni di Isaraele, a favore di quella che ieri – attraverso il nostro giornale - ha definito “liberazione della Palestina”.

In una nota divulgata in mattinata dal sindaco Anna Maria Cisint, si apprende che: “Le vicende di questi giorni accentuano le preoccupazioni della comunità monfalconese in quanto la consistente presenza musulmana da tempo si manifesta attraverso i segni del fondamentalismo refrattario a ogni integrazione e rafforza i bisogni di sicurezza e la necessità di interventi che abbiano come fondamento il rispetto delle nostre regole e dei nostri principi da parte di chi arriva nel nostro territorio”.

“I timori – continua Cisint - trovano conferma negli atteggiamenti di affiancamento verso i palestinesi protagonisti dell’orribile massacro di questi giorni e il fatto che un consigliere comunale si collochi apertamente su questo fronte è un segno anch’esso che il rischio di islamizzazione della nostra città non è un’invenzione polemica ma una concreta possibilità. Il rifiuto di Sarkar di cogliere il senso di rispetto delle istituzioni con le sue dimissioni da consigliere può essere interpretato nel contesto di questo atteggiamento di prevaricazione che si collega a tanti agli altri comportamenti che vanno dall’utilizzo del burka integrale al mancato uso della lingua italiana e alla violazione dei diritti delle donne”.

Inoltre, secondo il primo cittadino di Monfalcone: “Il caso Sarkar è, comunque, solo un episodio di una questione di più ampia e grave portata che attiene alla necessità di contrastare questa volontà di sostituzione da parte dell’integralismo islamico dell’identità cittadina. Vanno messi in campo interventi per evitare che la contrapposizione di fatto esistente si trasformi in odio e violenza, a cominciare dal pretendere l’utilizzo dell’italiano nelle predicazioni dei centri islamici”.

Sulla questione interviene anche la senatrice di FdI Francesca Tubetti. “Fratelli d'Italia chiede con forza le dimissioni del consigliere Sarkar – scrive Tubetti in una nota - a scatenare il forte disappunto nei confronti del consigliere è un post pubblicato sul suo profilo Facebook, in cui compare un video nel quale dei giovani israeliani vengono ritratti a terra dopo essere stati attaccati da organizzazioni criminali tra cui Hamas. Il consigliere bengalese Sarkar, anche se oggi trova spazio nel Gruppo Misto, è stato eletto con i voti di coalizione del centrodestra che si smarca dalla sua posizione. Alla luce della tragedia che sta accadendo in Israele, troviamo grave la sua presa di posizione ben chiara, con la condivisione di quel post”.

“Deve sapere che nel nostro Paese non c'è posto per il fondamentalismo islamico: chiediamo dunque con forza le sue dimissioni” dichiara Denis Sartor, capogruppo di Fratelli d'Italia in Consiglio Comunale di Monfalcone. “Chiederò presto un appuntamento con i vertici di Fincantieri - aggiunge Francesca Tubetti, anche in veste di coordinatrice provinciale di Fratelli d’Italia – perché è importante che quello che è oggi il colosso della cantieristica navale italiana, monitori le ditte del subappalto che usano manovalanza bengalese di religione islamica”. “È inadeguato a stare in Italia dove non ci può e non ci deve essere posto per persone di questo genere” così Tubetti in chiusura tornando nello specifico sulle responsabilità di Sarkar.

“L’attacco di Hamas sta mettendo tutti a dura prova. Questi atteggiamenti assunti dal consigliere Sarkar sono gravi. In questo momento il riferimento cardine per tutti deve essere la Costituzione che parla di democrazia e diritti” ad affermarlo è la consigliera di minoranza Cristiana Morsolin de La Sinistra per Monfalcone. “Ora bisogna tenere unita tutta la comunità – continua Morsolin – e non continuare a parlare di islamizzazione della nostra città. Non si alimentino ulteriori fuochi sulla questione. Certo è che Sarkar deve prendersi le sue responsabilità. Lui non rappresenta tutti i cittadini bengalesi. Abbiamo il dovere, tutti, di placare degli opposti estremismi che non aiutano”.

"Risulta raccapricciante ascoltare le parole della Sindaca Cisint che fa le dirette sincrone sui social istituzionali e di propaganda: strumentalizzando i tragici fatti che stanno avvenendo in Medioriente fomenta ancora una volta lo scontro di civiltà di cui Monfalcone non ha alcun bisogno. L’invocazione della Sindaca per le dimissioni di un consigliere che vota compattamente con la maggioranza sin dall’insediamento del Cisint-bis dovrebbe far sorridere per la paradossale incongruenza, e invece fa riflettere tristemente sui fallimenti politici di questi sette anni. Se si pensa che basti personificare il nemico pubblico di turno e sventolare i mantra leghisti della sostituzione etnica e dell’islamizzazione in corso per ottenere un po’ di visibilità nazionale siamo messi proprio malissimo ai vertici dell’istituzione locale", sottolinea, invece, la consigliere dem Lucia Giurissa.

"Una Giunta responsabile dovrebbe farsi garante per tutti i cittadini del diritto allo studio, progettare dal punto di vista urbanistico la vivibilità degli spazi pubblici in modo organico, rivendicare pari dignità per tutti i lavoratori e le lavoratrici e tante altre cose concrete e urgenti che non hanno niente a che fare con la spettacolarizzazione del disagio. L’appello alle dimissioni è caduto nel vuoto nuovamente, e con esso un altro frammento della credibilità dell’Istituzione", conclude Giurissa.

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