la cerimonia
Mattarella premia Fontana e Bergamin, esempio e ricordo a Gorizia

Il riconoscimento alla memoria del soldato deportato, le parole di Bergamin.
La Festa della Repubblica ha dato, ancora una volta, l’occasione per rendere merito a persone che si sono contraddistinte nella propria storia. Ieri pomeriggio, il prefetto di Gorizia Raffaele Ricciardi ha voluto così omaggiare due nomi che, per motivi diversi, hanno lasciato un segno sul proprio territorio e soprattutto nella propria comunità. Nella cornice del parco del Palazzo del governo, è stata consegnata la medaglia d’onore concessa dal presidente della Repubblica alla memoria di Valerio Fontana.
Scomparso qualche tempo, nel corso della Seconda guerra mondiale venne internato in un campo di prigionia militare in Germania dall’8 settembre 1943 al maggio 1945. Due anni trascorsi in prigionia e lontano da casa, rifiutandosi di combattere contro i suoi stessi fratelli. Così come tanti altri italiani dopo l’Armistizio, venne destinato al lavoro coatto per l’economia di guerra all’interno dei lager. A ricevere il riconoscimento è stata la figlia, Roberta Fontana, accompagnata dal sindaco di San Lorenzo Isontino, Ezio Clocchiati.
Visibile la sua emozione negli occhi, così come quella dell’altra persona premiata: Alberto Bergamin, presidente della Fondazione Cassa di risparmio di Gorizia, acocmpagnato dal vicesindaco di Romans Matteo Gargaloni. Proprio per il suo impegno civile, sociale e politico, è stato deciso di concedergli il diploma di Ufficiale dell’ordine al merito della repubblica italiana, contrassegnato da Mattarella e dal presidente del Consiglio, Mario Draghi. Lo stesso ha ricordato il proprio percorso, iniziato da ragazzo nelle battaglie politiche a Turriaco.
“Su 76 anni dalla nascita della repubblica - ha rilevato - io quest’anno ne faccio 70. Mi sono reso conto che rappresento la prima generazione a cui De Gasperi, Togliatti e i grandi della nostra storia hanno affidato la democrazia in questo Paese. Mi sono chiesto se ho fatto la mia parte per questo”. Da lì il ricordo agli anni della gioventù, periodo di tensioni sociali tutt’altro che semplici “ma era una sfida nella quale potevo dire qualcosa, almeno per chi conoscevo. Questa passione non è mai venuta meno e anzi è cresciuta”.
Poi è arrivata la fascia tricolore a Medea e il lavoro con gli altri primi cittadini, nonché con le forze dell’ordine: “Uomini che hanno sempre rappresentato un esempio, insieme dovevamo fare un servizio per la comunità. Non so se ci siamo riusciti, ma ho fatto quello che ritenevo giusto fare. Mi ha aiutato l’esempio dei miei genitori, la mia famiglia, mia moglie e mia figlia. Senza questo coinvolgimento, una persona non ce l’ha. Questo equilibrio sottile mi ha aiutato e vi ringrazio se tutto ciò è stato apprezzato”.
“Voglio continuare a lavorare - la chiosa - perché io e la mia generazione abbiamo avuto un’eredità positiva. Adesso abbiamo la responsabilità verso chi verrà dopo di noi, una generazione che non possiamo lasciare da soli”. All’evento, aperto dalle parole del Capo dello Stato della sua lettera indirizzata ai prefetti, era presente anche Peter Golob, anch’egli originario di Šempeter pri Gorica come l’attuale premier sloveno Robert e già console generale di Trieste.
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