Quelle campane che suonano per il ricordo dei defunti

Quelle campane che suonano per il ricordo dei defunti

La tradizione

Quelle campane che suonano per il ricordo dei defunti

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 02 Nov 2020
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Una tradizione secolare e antica vuole che nella notte tra il 1 e il 2 novembre si suonino le campane, non solo per ricordare i propri defunti ma per una credenza popolare molto particolare

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Una tradizione antica, legata non solo alla religione ma anche alle credenze popolari. Si tratta della ‘Gnot dai Muarts’, o ‘ Notte dei Morti’, ovvero il passaggio tra l’1 e il 2 novembre, giornata dedicata alla commemorazione di Tutti i Fedeli Defunti. Anche ieri, in numerose località dell’Arcidiocesi di Gorizia, la tradizione si è tramandata. A Fogliano e San Pier d’Isonzo il locale gruppo di campanari ha riproposto, mezz’ora per ogni paese, un lacerto di quelle che un tempo erano suonate che duravano ore, spesso tutta la notte. Così anche a Vilesse, Ronchi dei Legionari e il Santuario mariano di Barbana che, su proposta di alcuni campanari locali, si è detto ben disposto a recuperare un’antica tradizione. A Staranzano pure, con il campanaro del paese, Fabrizio Nardi, che ha mantenuto negli anni la tradizione: quest’anno la campana piccola ha suonato ogni quarto d’ora dalle 17.30 alle 21 il 1° novembre e il 2 dalle 7.30 alle 8.30.

Le leggende che di paese in paese si tramandano sono varie, unico è però l’annuncio sonoro che viene eseguito per annunciare gli eventi che in questa notte avvengono. Le campane, infatti, cominciano a suonare verso le otto di sera.

Di solito è la grande a cominciare con i suoi rintocchi pesanti e mesti, seguita qualche minuto dopo dalle altre due sorelle. Continuano per qualche minuto tutte e tre a concerto per poi fermarsi. Il mesto suono ricomincia dopo più tardi, di nuovo con la campana maggiore seguita a ruota dalle altre due un po’ di tempo dopo.
Una volta all’esecuzione di questi segni partecipavano tutti gli uomini del paese, a turno, non solo per aiutare i ‘colleghi’ che suonavano con più regolarità ma anche per rendere onore ai propri parenti che li attendevano per un saluto in cimitero.

Ma cosa succede esattamente quando le campane rintoccano? La religiosità popolare, mista alle volte ad antiche superstizioni, rimasugli di vecchi riti pagani, ha tramandato molte interessanti versioni. Tutte concordano su un punto: il fatto che le anime dei defunti andassero in processione per le strade dei paesi allo sentire i funerei rintocchi.

Varianti narrano che l’ultimo deceduto in ordine di tempo avesse il compito di portare la croce ed aprire il corteo. Un particolare macabro riportato poi in alcuni paesi bisiachi narra di come lo stesso crocifero avesse le punte delle dita infuocate, forse per illuminare la strada ai fedeli che gli si accodavano dietro.
La popolazione (dei vivi si intende) non rimaneva sicuramente inerme a questa credenza: nel chiudere le finestre e sbarrarle con le tavole di legno era usanza porre sul davanzale un lumino (uno per ogni balcone) e un po’ di cibo: "xe pei morti", si diceva, andando a rimarcare come ci si preoccupasse per i defunti che, nel loro "risalire" la terra per l’annuale processione, avevano bisogno di nutrimento, ma non solo. Il lasciare qualche pezzo di pane o dolce per le anime che ivi passavano aveva anche un significato scaramantico.
Seguendo la tradizione religiosa secondo cui ad una vita spesa nel peccato si riceveva la punizione delle fiamme eterne ("flammis acribus addictis" recita il Dies Irae, tradotto liberamente "condannati alle fiamme acri", in riferimento ai "confutatis maledictis" cioè i cattivi smascherati dal Giudizio divino) con la consegna del cibo ai trapassati il popolo credeva di poterseli ingraziare, evitando così un giudizio negativo al momento del "die judicium", il "dies Irae".

La tradizione dei morti, negli ultimi decenni, però, è andata via via scomparendo. Ma le campane in molti paesi continuano a suonare in questa occasione: non più, ormai, per ricordare la macabra processione ma per invogliare i fedeli al ricordo dei propri cari defunti. 

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