La data zero dell'universo, il fisico Giudice ospite a èStoria: «Vi racconto il Big Bang»

La data zero dell'universo, il fisico Giudice ospite a èStoria: «Vi racconto il Big Bang»

a gorizia

La data zero dell'universo, il fisico Giudice ospite a èStoria: «Vi racconto il Big Bang»

Di Rossana D'Ambrosio • Pubblicato il 26 Mag 2024
Copertina per La data zero dell'universo, il fisico Giudice ospite a èStoria: «Vi racconto il Big Bang»

Ieri il «viaggio vertiginoso nel tempo e nello spazio verso il momento in cui ebbe origine il nostro universo» con il direttore del dipartimento di Fisica teorica del Cern, Gian Francesco Giudice.

Condividi
Tempo di lettura

Viviamo in un universo in seno alla marea di universi possibili. Laddove Leopardi è in grado di descrivere l’Infinito attraverso i suoi versi, l’infinito dell’universo nasconde ancora il suo insondabile mistero. Ieri pomeriggio le lancette degli orologi sono state spinte all’indietro di miliardi di anni, per proiettare il pubblico della Sala storica Ugg in quel «viaggio vertiginoso nel tempo e nello spazio verso il momento in cui ebbe origine il nostro universo». L’incontro “Prima e dopo il Big Bang” di ieri a Gorizia ha avuto per protagonisti il direttore del dipartimento di Fisica teorica del Cern, Gian Francesco Giudice, e il giornalista scientifico Fabio Pagan.

I due, attraverso un linguaggio semplice, hanno conversato di meccanica quantistica e della teoria dell’inflazione nella cornice di èStoria. Tutto ha inizio 13 miliardi e 800 milioni di anni addietro, quando «l’universo era vuoto, freddo e buio», finché da un granello minuscolo origina una gravità repulsiva. Nato a Padova e laureato in fisica, Giudice ha seguito un dottorato in fisica delle particelle presso la Sissa di Trieste e attualmente lavora a Ginevra in una delle più prestigiose strutture del mondo, al di sotto della quale corre l’anello da 100 chilometri di circonferenza in cui è stato scoperto il bosone X.

«Quando sono stato contattato per il festival ho pensato a un errore. Io sono un fisico, non uno storico», esordisce lo scienziato. Un uomo che è in grado di raccontare la storia più antica possibile, quella dell’origine dell’universo attraverso l’avvincente “Prima del Big bang – Come è nato l’universo e cosa è avvenuto prima” discusso durante l’incontro. «Oggi c’è solo una data da tenere a mente: zero», dichiara ammaliando il pubblico, per raccontare «cosa accadde in quell’istante» e come si giunse alla scoperta. Un percorso che nasce con la teoria della relatività di Einstein.

«La nostra percezione comune è che lo spazio e il tempo siano entità assolute, un rigido palcoscenico in cui avviene l’azione, dove gli attori sono la materia. Questa è anche la visione newtoniana». Sarà l’intuizione di Einstein a sconvolgere le conoscenze tradizionali, svelando come spazio e tempo siano in realtà «entità malleabili che reagiscono ai fenomeni», fondendosi in un’unica sostanza. Lo spazio-tempo diviene «attore protagonista della realtà fisica», di cui possiamo conoscere la forma grazie alle equazioni di Einstein. «Conoscere il contenuto dell’energia significa conoscere l’intera evoluzione cosmica», rivela il fisico.

Einstein compì però un errore, convinto che l’universo fosse statico ed eterno. Sulla sua scia si posero altri due scienziati: secondo Walther Nernst «negare la durata infinita del tempo» avrebbe significato «tradire i principi della scienza», mentre ad Arthur Eddington ripugna «il concetto di inizio dell’attuale ordine». «Einstein, che aveva scardinato il significato di spazio e tempo, scarta a priori la possibilità che l’universo possa evolvere». Ipotesi di immutabilità infine rinnegata da Aleksandr Friedmann e Georges Lemaître, secondo i quali «lo spazio è infinitamente contratto e la materia infinitamente densa».

Nel tentativo di screditare questa teoria, Fred Hoyle coniò il termine “Big bang”, che in realtà ne determinò il successo mediatico. I risultati di Friedmann e Lemaître furono ignorati, mentre Einstein ammise la correttezza dei calcoli, ritenendo tuttavia l’idea «abominevole». Un ulteriore balzo in avanti venne compiuto da Edwin Hubble, il quale riuscì a dimostrare come le galassie abbiano moto di recessione, allontanandosi «con una velocità che cresce proporzionalmente alla loro distanza». Dunque, lo spazio cosmico si dilata, e lo spazio-tempo «è un’entità in continua trasformazione».

La prova definitiva che il Big bang appartenga alla storia cosmica si verificò nel 1965, quando i due radioastronomi Penzias e Wilson scoprirono il “brusio di fondo”: la radiazione elettromagnetica che doveva aver popolato l’universo dopo il Big bang – oggi definita “radiazione cosmica di fondo” - «Avevano captato le tracce che rivelavano come nel passato lo spazio cosmico fosse compresso», spiega Giudice. Un segnale emesso esattamente 13 miliardi e 800 milioni di anni prima, vale a dire l’eco del Big bang.

«Il Big bang non è una fantasia di qualche fisico, ma un evento reale – ribadisce – Scoperto attraverso molti errori, ma anche brillanti intuizioni, metafora dell’imperfezione della mente umana e al contempo della sua straordinaria genialità». Una rivelazione travolgente «che tocca corde profonde» coinvolgendo «l’intera sfera intellettuale ed emotiva – dichiara – L’umanità è solo polvere sputata nello spazio da una supernova, eppure siamo riusciti a comprendere i meccanismi che hanno messo in moto l’universo. È qui che forse si nasconde il senso dell’esistenza umana».

Ma di quale materia era composto, l’universo, al tempo zero? «L’universo è stato selezionato per permettere la vita. È come se sapesse che il suo destino fosse creare la vita», ipotizza. Di qui la teoria dell’inflazione del «granello microscopico» che può diventare «molto più grande» e giustifica il Big bang, «l’istante in cui quest’energia del vuoto si è trasformata in energia termica». «Qui si sconfina nella metafisica o nella religione - osserva Pagan, riferendosi al capitolo in cui vengono prese in esame le religioni e la nascita del tutto - In principio era il vuoto. Poi arrivò il Big bang». E la teoria dell’inflazione, che ha aperto una voragine sul mistero imperscrutabile.

«L’evoluzione del sistema è in realtà caotica – specifica Giudice - Lo spazio si espande rapidamente, ma in punti casuali può trasformarsi in materia. Il Big bang avviene solo in chiazze di universo, bolle all’interno del multiverso». La meraviglia straordinaria è che nel quotidiano eventi di Big bang avvengano in continuo, in qualche angolo dell’universo. E che forse, in un altrove lontano milioni di anni luce, la vita si stia svolgendo in maniera non dissimile da quella sul nostro pianeta. «Siamo un universo tra una marea di universi possibili», immagina, spaziando oltre lo scibile. Per poi rispondere all’ultima domanda del pubblico: «L’universo ha un confine? L’espansione continuerà per sempre?»

«Non abbiamo ancora una risposta. Bisogna comprendere cosa s’intende per “spazio infinito”. Anche uno spazio finito potrebbe non avere confini. Ma anche l’infinità dello spazio dipende dal modo in cui si osserva lo spazio, dall’osservatore. È possibile sezionare lo spazio in un modo che possa sembrare finito e al contempo sezionarlo in maniera che possa sembrare infinito».

Foto Tibaldi

Rimani sempre aggiornato sulle ultime notizie dal Territorio, iscriviti al nostro canale Telegram e Whatsapp, seguici su Facebook o su Instagram! Per segnalazioni (anche Whatsapp e Telegram) la redazione de Il Goriziano è contattabile al +39 328 663 0311.

Articoli correlati
...
Occhiello

Notizia 1 sezione

...
Occhiello

Notizia 2 sezione

...
Occhiello

Notizia 3 sezione

×