il congresso
I problemi della scuola regionale, le ricette della Uil a Capriva

La sigla si è riunita nel Castello di Spessa, mancano insegnanti sloveni. Critiche a Draghi.
“In due anni di pandemia la scuola ci è sempre stata, il personale ha sempre lavorato, anche con la didattica a distanza ci si è arrangiati con i mezzi che avevano, anche il personale ausiliario. Il personale della scuola ha fa un ottimo lavoro, però spesso è bastonato, negli stipendi, con il nuovo decreto, e perché c’è un calo del personale”. Ha esordito così il segretario Uil Scuola del Friuli Venezia Giulia, Ugo Previti, in apertura del primo congresso regionale, oggi a Capriva del Friuli nella cornice del Castello di Spessa.
Tra i presenti, il segretario Uil Scuola nazionale Pino Turi, la segretaria nazionale del dirigenti scolastici Rosa Cirillo, il segretario Uil Fvg Matteo Zorn, l’assessore regionale all’Istruzione Alessia Rosolen, la direttrice dell’Ufficio scolastico regionale Daniela Beltrame e il prefetto di Gorizia Raffaele Ricciardi. Previti ha quindi ricordtao che "ci sono 4mila alunni in meno in regione, ma ciò non significa che vi debba essere del personale in meno, perché è una cifra che si spalma tra tutti gli ordini della scuola. Mantenendo lo stesso organico, si garantisce qualità alla scuola del Friuli Venezia Giulia".
Obiettivo, questo, "principale perché la nostra regione è particolare, perché ci sono territori con insegnamenti di lingua slovena che vanno tutelati”. Secondo Uil Scuola, Trieste deve investire nel settore ma non si può sostituire al governo, "l’organo che deve risolvere i problemi perché la scuola è pubblica come stabilisce la Costituzione". Dal canto suo, Rosolen ha assicurato che proprio la pandemia ha spinto verso una accelerazione verso una strategia condivisa con tutti. Ma i problemi non sono spariti, per prima la demografia, che vede “2.500 alunni in meno in entrata, nelle materne e nelle primarie, il che pone problemi sul personale, sulla presenza delle scuole e la qualità didattica".
"Noi non abbiamo il problema delle ‘classi pollaio’ - ha aggiunto -, ma abbiamo il problema delle classi con 9 bambini, delle pluri-classi, delle classi che non si riescono a creare”. Per quanto riguarda la regionalizzazione, Rosolen ha sottolineato che non si vuole sottrarre la competenza allo Stato, bensì tutelare le eccellenze e le particolarità del Friuli Venezia Giulia, che vede la presenza di tre minoranze linguistiche (slovena, friulana e tedesca). Elementi che richiedono ognuno un approccio adatto per poter garantire una scuola di livello europeo. A pesare è anche la carenza di docenti in lingua slovema, come ha evidenziato Beltrame.
Inoltre, si sta riproponendo il problema dei dirigenti scolastici, con l’aumento delle domande di mobilità per tornare nelle regioni di origine, scaduti i termini del blocco dei trasferimenti. Per evitare questo “turismo scolastico”, l’erosione dei dirigenti e degli insegnanti, ha commentato la direttrice dell’Ufficio scolastico, “non sarebbe scandaloso fare dei concorsi regionali, dove mancano i posti, e non aspettare ogni volta che tutte le regioni si trovino nella situazione di bisogno per fare un concorso nazionale. Così come è oramai evidente che una riforma scolastica nazionale non può andare bene per tutti i territori”.
Il problema va quindi affrontato a livello nazionale, ha rilevato il segretario Zorn, evidenziando come è nella scuola che si formano i cittadini, la coscienza civile e l'identità del Paese. “Ci sono 3,7 milioni di giovani disoccupati che non studiano - ha elencato - ma il tasso dell’occupazione femminile è fermo al 50%, mentre nel Nord Europa è al 75-80%. Sono punti su cui il sindacato può fare scelte e percorsi condivisi, ma condivisi se ci sono proposte concrete, altrimenti il sindacato può anche fare conflitto. Speriamo di non dover arrivare a questo punto” ha concluso il segretario, evidenziando però che il governo Draghi ha convocato i sindacati il giorno dopo aver approvato il Def.
“Gli stessi partiti politici sono stati convocati un’ora prima dei sindacati” gli ha fatto eco il segretario nazionale di Uil Scuola, Turi, criticando l’attuale premier per la poca attenzione verso le persone. Da qui, ha aggiunto, il taglio alla scuola dal 4,5% del Pil al 3,5%, la “consegna” degli istituti tecnici superiori alle imprese, l’aumento delle ore di formazione per gli insegnanti a titolo gratuito, punti che svelano come il governo sia ancora dominato da una visione neoliberista “che si rivolge alle élite e non alla gente. Il sindacato si rivolge invece alla gente, e per questo dà fastidio”.
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