Primo Maggio a Gradisca, Gesmundo: «I lavoratori non sono una merce, serve dignità. Necessario piano industriale per il Paese»

Primo Maggio a Gradisca, Gesmundo: «I lavoratori non sono una merce, serve dignità. Necessario piano industriale per il Paese»

LA MANIFESTAZIONE

Primo Maggio a Gradisca, Gesmundo: «I lavoratori non sono una merce, serve dignità. Necessario piano industriale per il Paese»

Di Salvatore Ferrara • Pubblicato il 01 Mag 2025
Copertina per Primo Maggio a Gradisca, Gesmundo: «I lavoratori non sono una merce, serve dignità. Necessario piano industriale per il Paese»

Il segretario confederale nazionale della Cgil alla manifestazione unitaria accusa il governo di nascondere precarietà e povertà. Gli interventi e le voci.

Condividi
Tempo di lettura

È ritornato a Gradisca d’Isonzo il Primo Maggio Unitario di Cgil, Cisl e Uil. Nel parco di Piazza Unità d’Italia il segretario confederale nazionale della Cgil, Giuseppe Gesmundo ha sottolineato che «c’è bisogno di riportare nel dibattito pubblico la centralità dei lavoratori e della loro dignità» perché «i lavoratori non sono merce da utilizzare al bisogno». Dal palco che ha visto presenti vari sindaci e amministratori dell’ex provincia di Gorizia s’è parlato anche di «equilibro globali ed economie» che determineranno cambiamenti significativi nel mondo del lavoro. Considerate la transizione digitale e quella ambientale in atto, Gesmundo sostiene che «va definito un nuovo paradigma che prenda in considerazione economie che considerano le persone, non il profitto». Quel profitto che secondo il segretario confederale va contrastato unitariamente come è stato fatto con lo sdoganamento con l’economia di guerra che gira attorno ai tanti conflitti del mondo. 

Contestate poi le tesi del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni che ieri si è espressa riferendo di aumento di occupazione, salari e crescita. «Non è così – tuona dal palco Gesmundo – esistono evidenti condizioni di povertà assoluta e precarietà. Il lavoro cresce ma il 47% dei giovani va via dai nostri territori. Al presidente Meloni voglio dire che non è vero che non ci sono licenziamenti. Esistono part time “volontari” di 20 ore a settimana che non permettono di vivere e nascondono il lavoro in nero. Non si può mortificare la dignità di lavoratrici e lavoratori». Un pensiero è andato anche allo «smantellamento del sistema industriale del Paese». Gesualdo comunica che manca un programma industriale nazionale e fornisce alcuni numeri: +47% di cassa integrazione. 25 mesi consecutivi di calo della produzione, -13% di produzione nel settore della moda e tanto altro che è stato richiamato anche in altri interventi della mattinata. 

Criticate anche le grandi opere per le quali saranno destinate ingenti risorse a discapito di lavoratori sanitari,giovani generazioni e pensionati. Annunciato in chiusura d’intervento l’incontro del prossimo 8 maggio tra sigle sindacali e presidenza del Consiglio a Palazzo Chigi dove si discuterà di come utilizzare la cifra di 1,2 milioni di euro già a disposizione dell’Inail – ma, pare finora “congelati” – da mettere a disposizione per la sicurezza sul lavoro.

Gli interventi
Alla manifestazione provinciale erano presenti almeno 500 persone. Dopo l’apertura in musica a cura della Filarmonica di Turriaco, il sindaco Alessandro Pagotto ha portato il suo saluto ai presenti parlando di lavoro come «strumento di realizzazione di ognuno» e «diritto inalienabile e non negoziabile, strumento di emancipazione e costruzione sociale». «Il salario minimo non è una bandiera ideologica ma un presidio di civiltà» sono ancora le parole del primo cittadino che ha fatto pure un richiamo a parità di genere e trattamento nel mondo del lavoro.


Una fotografia critica sulla qualità dell’occupazione è stata espressa dal segretario generale della Uil, Andrea Di Giacomo il quale si è concentrato su crescita delle disuguaglianze, attivazione di nuovi rapporti di lavoro ma a tempo determinato tra gennaio e settembre 2024, di disallineamento tra domanda e offerta occupazionale e di preoccupazione sui part time femminili. Tra le questione aperte ancora la caduta demografica, l’invecchiamento della popolazione lavoratrice e il galoppante progresso tecnologico che rischia di lasciare indietro sempre più persone. La parola è andata anche a tre delegati dei sistemi produttivi: Moreno Luxic, metalmeccanico dell’Rsu Fincantieri; Marco Savi, dirigente del Settore Agroalimentare Fvg della Cisl e Cinzia Candia, funzionaria del Terzo Settore di UilTuCs. Al comizio hanno portato i loro contributo su precarietà giovanile, mancata attivazione del tavolo di trattativa per i rinnovi contrattuali dei metalmeccanici, caporalato in agricoltura, flessibilità selvaggia ed eccessivi carichi familiari che gravano sulle donne.

Le altre voci
«Vorrei chiedere al presidente Meloni: se gli stipendi sono veramente aumentati, perché i nostri giovani continuano ad emigrare? Dal Fvg sono in atto spostamenti importanti» così la monfalconese Graziella Manservigi tra i manifestanti di FPCgil secondo la quale «l’ecatombe delle morti sul lavoro è inaccettabile come lo sono i contratti precari e i salari troppo bassi, tutte questioni sociali richiamate anche dal Presidente della Repubblica Mattarella».

Tra i sindaci partecipanti, dalla Bisiacaria, quello di San Canzian d'Isonzo, Claudio Fratta ha così commentato alla nostra testata: «Il Primo Maggio ci chiede di mettere al centro la sicurezza che deve stare al primo posto. La stessa dignità deve avere la parità salariale accompagnata da un equilibrio con il mondo imprenditoriale».

Note stampa a margine della manifestazione
«Il caso Monfalcone impone una riflessione profonda sulla dignità del lavoro e sul rispetto del territorio» sostiene in una nota di stamane, l’europarlamentare leghista Anna Maria Cisint. «Ad un anno di distanza dalla grande manifestazione del Primo Maggio tenutasi a Monfalcone, che ci ha permesso di sollevare la questione del modello produttivo di Fincantieri, è ancora forte il rumore del silenzio del Segretario della CGIL, Landini, che continua a non dire nulla su questo tema e sull’organizzazione del lavoro fondata su appalti a cascata e sull’importazione di manodopera a basso costo». Convinto che ci sia ancora molto da fare per la dignità dei lavoratori è poi il consigliere regionale e comunale del Pd, Diego Moretti.


«La giornata del Primo Maggio, oltre a essere un'importante festa, deve essere anche un momento di riflessione sulle condizioni odierne di molti lavoratori, tra situazioni di sfruttamento, di impieghi sottopagati e di pericolo per la sicurezza e la vita stessa, ma anche di situazioni di difficoltà per le famiglie che devono fare i conti con salari indeboliti dall'inflazione. Il punto centrale resta la dignità del lavoro e su questo c'è ancora strada da fare» afferma il dem. «Il tema dei salari è ancora da risolvere e la proposta del salario minimo, specie in alcuni settori, avrebbe il pregio di aumentare il livello retributivo. Poi c'è il nodo della sicurezza, con il tema legato alle fibre che hanno sostituito l'amianto e il “decreto vergogna” di Giorgetti e Calderone, sul quale si è molto parlato senza risolvere nulla: va cancellato per ridare giustizia alle famiglie che in questi anni, soprattutto nel territorio isontino, hanno subito lutti e sofferenze» continua. «Va risolta la questione dei subappalti nella cantieristica, dove si annidano inevitabilmente situazioni di illegalità» conclude il dem. 

Ha collaborato Francesca Diviacchi 

Rimani sempre aggiornato sulle ultime notizie dal Territorio, iscriviti al nostro canale Telegram, seguici su Facebook o su Instagram! Per segnalazioni (anche Whatsapp e Telegram) la redazione de Il Goriziano è contattabile al +39 328 663 0311.


Articoli correlati
...
Occhiello

Notizia 1 sezione

...
Occhiello

Notizia 2 sezione

...
Occhiello

Notizia 3 sezione